Il grande ritorno di Jean-Claude Van Damme. Dopo una serie di opere uscite in Italia soltanto a noleggio (ed è un peccato, almeno per The Order, sceneggiato dallo stesso Van Damme), ecco l'opera che ci riconduce come per magia all'apogeo delle opere anni '90 dell'attore, momenti formidabili di un cinema assolutamente fisico, ma al tempo stesso emozionale come pochi. Hell squaderna nel giro di pochi secondi tutta la filosofia della messa in quadro di Ringo Lam, con una serie ininterrotta di movimenti di macchina che ridefiniscono lo spazio del racconto, in un turbine da capogiro di muscolarità possente, e di matrici ritmiche che sono azione allo stato puro. Ma non è soltanto il perfetto luogo di un'esplosione fisica Hell, ma anche qualcos'altro. Anzitutto una specie di stranissimo e sublime ritorno su un set già calpestato da Van Damme (qui ingegnere petrolifero condannato per omicidio e costretto a scontare la pena in un carcere messicano) che pare riappropriarsi degli spazi claustrofobici di Colpi proibiti, ma anche dei luoghi polverosi in cui espiare (torniamo allora alla Legione Straniera intra/vista in Lionheart), come avvolti da un girotondo di corpi appartenenti ad un altro cinema, ad un'altra dimensione, ad uno sguardo infine superiore. Lam (grande amico dell'attore belga, a tutti gli effetti coautore del suo ultimo cinema) lavora sulle distanze e gli improvvisi avvicinamenti, scrutando la terra quale origine elettiva di uno sguardo che calamita forze umane e naturali (il contatto dei prigionieri con le insidie rappresentate dalle paludi che li circondano), assiderando il corpo in cortocircuiti improvvisi in cui il testo di base non ha più senso, per annullarsi nelle coazioni a ripetere di membra infuocate che non appartengono al cinema di oggi, appunto perché anacronistiche, residui nostalgici e disperati di un lavoro sull'immagine che rappresenta la quintessenza del cinema di Lam. In questo senso infatti Hell si pone quale materia vibrante in grado di realizzare una percezione piena del sangue che scorre in abbondanza e del crocicchio interiore in cui il protagonista rielabora una soglia possibile di sopravvivenza in cui bisogna solo combattere, dare forma articolata al fantasma di un movimento (spettro inquieto di un tragico rimosso in cui è intrappolato) che avviene in un dentro, appunto il carcere, che, come nel sublime Undisputed di Hill, segna il mondo magico e terribile in cui non ci sono regole, ma soltanto corpi pronti a fagocitarsi nel vortice danzante di un atto politico (il corpo a corpo) che formalizza la violenza quale origine primigenia dell'immagine-in-movimento.

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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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Titolo originale: The Savage
Regia: Ringo Lam
Sceneggiatura: Eric James Virgets
Musiche: Alexander Bubenheim
Interpreti: Jean-Claude Van Damme (Kyle Lord), Micheal Bailey Smith (Valia), Marnie Alton (Grey Lord), Milos Milicevic (Boo), Assen Blatecki (Zarik)
Produzione: 777 Films Corp.Nu Image/Millenium Films Inc.
Distribuzione: VCKappa
Durata: 96'
Origine: USA, 2003

Hell

Regia: Ringo Lam

Sceneggiatura: Eric James Virgets

Musiche: Alexander Bubenheim

Interpreti: Jean-Claude Van Damme (Kyle Lord), Micheal Bailey Smith (Valia), Marnie Alton (Grey Lord), Milos Milicevic (Boo), Assen Blatecki (Zarik)

Produzione: 777 FILMS CORP.NU IMAGE, MILLENIUM FILMS INC.

Distribuzione: VCKappa

Durata: 96'

Origine: USA, 2003

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