"Alla ricerca di Nemo" di Andrew Stanton, Lee Unkrich

L'inusitata raffinatezza formale di "Alla ricerca di Nemo", però, è sempre messa al servizio di quello che resta il vero "cuore" del film: la capacità di suscitare emozioni e sentimenti profondi senza mai scadere nel sentimentalismo al quale troppo spesso proprio la Disney – ma mai, finora, la Pixar – ci ha abituato

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Col nuovo capolavoro digitale Alla ricerca di Nemo (Finding Nemo), il team della Pixar Animation guidato dal geniale John Lasseter spinge ancora più in là i confini di quella che, ormai al quinto film (dopo i due Toy Story, A Bug's Life e Monster Inc.), si può definire a sua volta come un'autentica "ricerca", sia dal punto di vista formale che dei contenuti.

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Alla ricerca di Nemo, infatti, è un film sorprendente, per più d'un motivo (e buona parte del merito è da ascrivere allo sceneggiatore e regista Andrew Stanton); anzitutto, per il modo in cui fa cozzare violentemente tra loro struttura e trama: da una parte, sfoggiando una perfezione formale ancora più "assoluta" rispetto ai precedenti della Pixar; dall'altra, per come ruota attorno a personaggi irrimediabilmente imperfetti, costruiti su evidenti menomazioni fisiche o psicologiche, handicap il cui superamento diventa, man mano, l'autentico "motore" dell'azione.


E proprio su questo secondo versante, l'elenco delle "assenze" potrebbe essere lungo e dettagliato, ma bastino gli esempi più pregnanti di quella che, in definitiva, va a configurarsi come vera e propria poetica: il piccolo pesce pagliaccio Nemo ha una pinna atrofizzata, suo padre Marlin vede andare in pezzi la sua famiglia in seguito all'uccisione dell'amata compagna Coral e dell'intera nidiata (tranne Nemo) e resta profondamente traumatizzato, la pesciolina Dory che accompagna Marlin nella ricerca di Nemo (dopo il suo "rapimento" da parte di un sub) soffre di gravi disturbi della memoria breve (affascinante il suo personaggio: incapace di ricordare qualunque cosa, ma anche, per esempio, di concepire il male…), gli squali nei quali la coppia s'imbatte hanno problemi con la propria identità e partecipano a inquietanti sedute di autocoscienza simili a quelle degli "alcolisti anonimi".


Rispetto alla maggior parte dei film d'animazione targati Disney – digitali o meno, prodotti direttamente o "soltanto" distribuiti come nel caso di quelli Pixar – Alla ricerca di Nemo brilla, dunque, per "eccentricità" (a partire dalla scelta dell'ambientazione tutta sottomarina e, come detto, dell'originale caratterizzazione dei personaggi) e si spinge molto più in là di dove ci aveva portato finora l'animazione disneyana; però, rielaborando proprio quegli elementi che, in dosi minori, hanno sempre fatto la fortuna della major di Burbank e che, più in generale, sono alla base della struttura stessa delle narrazioni fiabesche e avventurose: il lutto, l'assenza, il superamento dei propri handicap, la ricerca anzitutto dentro se stessi, il viaggio che diventa itinerario di crescita e cambiamento (è il caso di quello interiore compiuto da Marlin lungo l'accidentato tragitto che lo porterà a ritrovare suo figlio Nemo, ma soprattutto la sicurezza smarrita in seguito allo shock della morte della compagna).


In ogni caso, la componente formale – ma è quasi ovvio, in una produzione di John Lasseter – racchiude in sé buona parte dello straordinario fascino del film, profondamente visionario nella sua interezza e, in particolare, in alcune sequenze da antologia. Sono apprezzabili, inoltre, anche il modo nel quale vengono utilizzate le citazioni cinematografiche (da Lo squalo a, naturalmente, Pinocchio) e il deciso ridimensionamento degli intermezzi comici e delle canzoni (elementi che, soprattutto nei più recenti lavori Disney, spesso causavano inopportune cadute di ritmo). L'inusitata raffinatezza formale di Alla ricerca di Nemo, però, è sempre messa al servizio di quello che resta il vero "cuore" del film: la capacità di suscitare emozioni e sentimenti profondi senza mai scadere nel sentimentalismo al quale troppo spesso proprio la Disney – ma mai, finora, la Pixar – ci ha abituato.


Menzione conclusiva, infine, per l'irresistibile cortometraggio che accompagna il film: s'intitola Knick Knack, ha le musiche di Bobby McFerrin ed è stato realizzato dalla Pixar Animation nel 1989, cioè ben sei anni prima di Toy Story.


 


Titolo originale: Finding Nemo


Regia: Andrew Stanton, Lee Unkrich


Sceneggiatura: Andrew Stanton, Bob Peterson, David Reynolds


Fotografia: Sharon Calahan, Jeremy Lasky


Montaggio: David Ian Slater


Musica: Thomas Newman


Scenografia: Ralph Eggleston


Voci: Albert Brooks (Marlin), Ellen DeGeneres (Dory), Alexander Gould (Nemo), Willem Dafoe (Gill), Brad Garrett (Bloat), Allison Jannery (Peach), Austin Pendleton (Gurgle), Stephen Root (Bubbles), Vicki Lewis (Deb/Flo), Joe Ranft (Jacques)


Produzione: Walt Disney Pictures/Pixar Animation


Distribuzione: Buena Vista International Italia


Durata: 100'


Origine: Usa, 2003


 

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