"La petite Lili" di Claude Miller

Se nella prima parte del film, Miller rimette in crisi i conflitti familiare con uno sguardo appastanza apatico, progressivamente si apre con insolita schiettezza, mette in evidenza le dinamiche costruttive, le prospettive dei suoi movimenti, con un'adesione sincera.

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Con La petite Lili, Claude Miller da una parte si è liberamente ispirato a Il gabbiano di Cechov e dall'altra ha sperimentato nuove tecnologia utilizzando il formato HD e la camera a spalla. Un formato quindi anti-classico per un cineasta invece spesso così legato a forme narrative classiche anche nei suoi film migliori (dal polar Guardato a vista allo sguardo adolescenziale in L'effrontée), che rimette sullo schermo i meccanismi di costruzione di messinscena del proprio cinema, attraverso un conflitto generazionale e familiare. Mado (Nicole Garcia), una celebre attrice, trascorre le sue vacanze estive nella sua tenuta di campagna in compagnia di suo fratello Simon (Jean-Pierre Marielle), del figlio Julien (Robinson Stevenin) e di Brice (Bernard Girardeau), il suo uomo e il regista dei suoi ultimi film. A mettere in crisi un equilibrio familiare già precario interviene Lili (Ludivine Sagnier), ragazza di cui Julien è follemente innamorato e che a sua volta s'invaghisce di Brice. Se nella prima parte del film, Miller rimette in crisi i conflitti familiare con uno sguardo appastanza apatico, soprattutto nel togliere aria a quell'ambientazione en-plein-air in Bretagna in cui il set viene trattato in maniera simile a Una domenica in campagna di Tavernier. Forse La petite Lili risente di quella rarefazione, quel calligrafismo cha ha caratterizzato la carriera del cineasta transalpino soprattutto negli anni Novanta, da L'accompagnatrice in poi, in cui la stessa messa in gioco di sé (il regista Miller che attraverso il filtro, guarda e racconta il proprio cinema) appare come distante a causa di una accuratezza formale che però toglie un respiro personale comunque presente, comunque esistente. È però nella ricostruzione cinematografica di questa vicenda privata avvenuta cinque anni più tardi, con la regia di Julien, che Miller si apre con insolita schiettezza, mette in evidenza le dinamiche costruttive, le prospettive dei suoi movimenti, con un'adesione sincera. Attraverso i set di La petite Lili sembrano ri/emergere i propri set, i propri luoghi della memoria, compreso il rapporto con Truffaut evidente con la presenza del manifesto di La camera verde. Cechov è un pretesto per realizzare invece il suo film più autobiografico. Mai totalmente libero, ma nei momenti di abbandono, nelle pulsioni di morte emerge un altro Miller. Oltre la forma.

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Titolo originale: La petite Lili


Regia: Claude Miller


Sceneggiatura: Claude Miller, Julien Boivent da "Il gabbiano" di Cechov


Fotografia: Gérars De Battista


Montaggio: Veronique Lange


Scenografia: Jean-Pierre Kohut Svelko


Costumi: Christel Birot, Jacqueline Bouchard


Interpreti: Ludivine Sagnier (Lili), Robinson Stevenin (Julien), Nicole Garcia (Mado), Bernard Girardeau (Brice), Jean-Pierre Marielle (Simon), Julie Depardieu (Jeanne-Marie), Yves Jacques Serge), Michel Piccoli (attore che interpreta Simon)


Produzione: Annie Miller perLes Films de la Boissiere/Productions lili/Les Films Alain Sarde


Distribuzione : Esse & Bi


Durata : 104'


Origine: Francia, 2003


 

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