I sentimenti, di Noémie Lvovsky

Gioco e sentimento sono i soli protagonisti di questa sorta di teatro da camera in cui la cinepresa registra i movimenti di quattro burattini intenti a tessere un gioco delle coppie

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Effimero in maniera dichiarata, il lungometraggio di Noémie Lvovsky si inserisce in maniera strana nel Concorso e desta qualche sorpresa. Gioco e sentimento sono i soli protagonisti di questa sorta di teatro da camera in cui la cinepresa registra i movimenti di quattro burattini intenti a tessere un gioco delle coppie. La scena – due case di campagna poste l'una di fronte all'altra, con giardini che comunicano, finestre che si specchiano e coniugi adulteri che ruotano attorno al desiderio e alla rinuncia – ricorda molto da vicino quella de La signora della porta accanto. Di nuovo Truffaut, o più ancora la sua fonte d'ispirazione letteraria Henri Pierre Roché, nell'inciampare con spontaneita' in un mondo di adulti dove si cerca la felicità liberamente, ingenuamente e tutti i modi senza preoccuparsi d'altro, perché tutto il resto c'è già: soldi, salute, lusso, bellezza. Cosi' le due coppie al centro del film ballano tra déjeuneurs sur l'herbe, cene in giardino e bicchieri di porto, sempre splendidamente abbigliate, sempre immerse in ambienti raffinati dove non un solo oggetto sembra esere stato riposto per distrazione. La perfezione dei vestiti e delle scene e' tanto carica quanto spudorata. Irritante per alcuni, che hanno trovato il film in quanto troppo patinato, pertinente per chi ha vissuto I sentimenti come nulla di piu' che un gioco. Gioco-giocattolo in cui il colore e' dominante e sempre posto al centro di tutto, incarnandosi nella protagonista Edith, biondissima e raggiante piccola musa dell'amoralita' allo stato puro (in ogni senso), e materializzandosi nella casa ricca e baroccheggiante di Jacques e Carole, dove il rosso domina e non un solo angolo rimane vuoto. Quando, piu' o meno prevedibilmente (non e' la credibilita' dei fatti a preoccupare, questo e' evidente, la regista del film), Jaques e Edith si incontreranno, il solare equilibrio di affinita' elettive del quartetto accelerera' verso la perfezione per poi infrangersi. Qui, forse, il film fa acqua, scivolando nel melodrammatico e nel pessimismo, nonché in quel determinismo realista a proposito della coppia e dell'impossibilita' di "reinventare le regole" (per tornare a Truffault-Roché) di cui gia' il cinema italiano tende a inondarci. La parte piu' forte e piacevole dle film rimane quindi quella piu' ottimistica, amorale e irrelae, in cui la ricerca dell'appagamento e' una sorta di caccia al tesoro in cui le regole si creano mentre il giocatore e' ancora in tempo ad assaporare il gioco.

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Titolo: Les sentiments


Regia: Noémie Lvovsky


Sceneggiatura: Noémie Lvovsky, Florence Seyvos


Fotografia: Jean-Marc Fabre


Montaggio: François Gedigier


Musiche: Jeff Cohen, Philippe Roueche


Scenografia: Françoise Dupertuis


Costumi: Sophie Breton, Jackie Budin


Interpreti: Jean-Pierre Bacri (Jacques), Nathalie Baye (Edith), Melvil Poupaud (François), Isabella Carré (Carol), Virgile Grunberg (Leo), Agathe Bonitzer (Sonia), Valeria Bruni Tedeschi (giovane madre), Guy-Auguste Bolleat (garagista)


Produzione: Renn Productions


Distribuzione : Lucky Red


Durata: 94'


Origine: Francia, 2003

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