"Amami se hai coraggio", di Yann Samuell

La trasversalità del melò tra i generi cinematografici è una delle caratteristiche che ne costituiscono la fortuna (o la sfortuna). Ma se il denominatore comune dei melodrammi è la passione bollente che cova sotto la cenere, in questo film a difettare è proprio la passione: quella del regista.

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Amami se hai il coraggio è un melodramma che nasce da un pretesto narrativo debole: quello per il quale due bambini, Julien e Sophie, si legano attraverso un gioco che li porta a scommettere sulla capacità dell'altro di compiere azioni beffarde, un po' anticonvenzionali ed un po' sconclusionate. Salti temporali della narrazione mostrano i due, ormai grandi, mentre cercano di condividere con difficoltà spazi e vite private, sempre uniti dalla follia di gesti insensati; e così via, verso la vita adulta.
La trasversalità del melò nell'ambito dei generi cinematografici è una delle caratteristiche che ne costituiscono la fortuna – o la sfortuna, a seconda dei gusti. In questo caso il melodramma si maschera da commedia agrodolce o, nella migliore delle ipotesi, da fumetto; ma se il denominatore comune dei melodrammi è la passione bollente che cova sotto il segreto della cenere fredda, in questo film a difettare è proprio la passione. Non tanto quella tormentata, irrisolta, con latenti accenni incestuosi, che fiammeggia qua e là tra i due protagonisti; quanto la passione di Samuell, regista e sceneggiatore, che – per inseguire la chimera di una resa visiva forte, simbolica, moderna e classica insieme, frenetica come ogni prodotto audiovisivo che parli di/ai giovani, ma anche intensa dell'intensità che (solo) gli orientali sanno imprimere ai corpi nelle loro inquadrature – perde l'evidente spinta emotiva che carica di significati ogni primo lungometraggio.
Il risultato finale crea disappunto, per la sensazione forte di artificiosità che la storia lascia dietro di sé, e per lo sfruttamento sistematico di idee leziose – e ormai banali – nel campo fotografico e in quello degli effetti speciali. Due sequenze, nel bene e nel male, rimangono in mente: una, nel male, di Sophie bambina derisa per il suo essere di nazionalità diversa; l'altra, nel bene, dell'unione "eterna" dei due amanti nel finale.

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Titolo originale: Jeux d'enfants 
Regia: Yann Samuell
Sceneggiatura: Yann Samuell
Fotografia: Antoine Roch
Montaggio: Andrea Sedlackova
Musica: Philippe Rombi
Scenografia: Jean-Michel Simonet
Costumi: Julie Muduech
Interpreti: Guillaume Canet (Julien), Marion Cotillard (Sophie), Gérard Walkins (il padre di Julien), Emmanuelle (la madre di Julien), Julia Faure (la sorella di Sophie)
Produzione: Christophe Rossignon per Nord-Ouest Production
Distribuzione: Mediafilm
Durata: 1h 33'
Origine: Francia, 2003


 

 

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