"Oceano di fuoco – Hidalgo", di Joe Johnston
Un film d''avventura in cui quello che manca è proprio lo specifico interesse per l'evoluzione dell'intreccio, il pathos determinato da ritmi travolgenti e battute fulminanti, dove invece qui si finisce involontariamente per soffermarsi su un candore rappresentativo dei personaggi
Un uomo e il suo cavallo, persi in una terra ostile, selvaggia, straniera. L'uomo in questione è perdipiù americano, anzi un mezzosangue pellerossa, mentre il suo hidalgo è un mustang di origine spagnola, bizzoso e testardo. Dopo aver domato il selvaggio west il nostro deve affrontare la durezza selvaggia, da novello crociato di un meltin pot ancora da appiccicare sul nudo corpo dei nativi, delle terre d'oriente, fotografate nel loro immortale decor da mille e una notte. Una corsa dunque di un eroe solitario contro tanti affamati, di soldi, ed incolori sudditi di uno sceicco interpretato dall'immobile Omar Sharif.
I tremila chilometri di viaggio assumono nei momenti più riusciti, dunque impropriamente, campi lunghi da National Geographic, con sterminate e candide montagne di sabbia, improvvise tempeste di sabbia intente a travolgere ed inabissare ogni cosa osi porglisi di fronte, perfino una rapida incursione di beduini del deserto nell'accampamento dei gareggianti, opera del nipote dello sceicco per rapirne l'unica figlia femmina e ricattarlo per ottenere il prezioso libro in cui si spiegano le procedure per allevare una pregiata ed infallibile, nella corsa del deserto razza di cavalli. Lentamente infatti lo scontro si tramuta da quello tra l'uno Viggo Mortensen, ed i molti servi sciocchi di Allah, tutti uguali cioè stupidi, omofobici, traditori, doppiogiochisti, in un duello tra destrieri, lento e astuto Hidalgo, impulsivo quindi poco intelligente quello dello sceicco.
Oltre ad un divertimento infantile per l'impatto visivo delle panoramiche, è da rimarcare la quasi ridicola infantilità dei dialoghi, con veri e propri momenti di delirio con il bel Mortensen complimentarsi con la figlia dello sceicco con un serafico: "sei bellissima, anche il mio cavallo se ne è accorto ". La stereotipizzazione dei caratteri li schiaccia ad una altezza che rasenta verosimilmente lo zero: la nobile avventuriera inglese in cerca di fortuna, l'arabo zelante che vuole morire per non subire l'onta della sconfitta, e così via sprofondando in derive comiche decisamente improprie agli esiti sperati.
Un film d''avventura in cui quello che manca, per i motivi succitati, è proprio lo specifico interesse per l'evoluzione dell'intreccio, il pathos determinato da ritmi travolgenti e battute fulminanti, dove invece qui si finisce involontariamente per soffermarsi su un candore rappresentativo dei personaggi e del sostrato culturale del tutto privo di abilità nel mettere in luce riflessi ed ombre ma agendo grossolonamente, in termini ottocenteschi, mettendo da una parte i caritatevoli, tenaci, sportivi e vincenti da una parte e gli arretrati, perdenti e integralisti dall'altra. In quali delle due categorie far rientrare gli americani?
Titolo originale: Hidalgo
Regia: Joe Johnston
Sceneggiatura: John Fusco
Fotografia: Shelly Johnson
Montaggio: Robert Dalva
Musiche: James Newton Howard
Scenografie: Barry Robison
Costumi: Jeffrey Kurland
Interpreti: Viggo Mortensen (Frank T. Hopkins), Zuleikha Robinson (Jazira), Omar Sharif (sceicco Riyadh), Louise Lombard (Lady Ann Davenport), Adam Alexi- Malle (Aziz), Said Taghmaoui (principe Bin Al Reeh), Silas Carson (Katib), Harsh Nayyar (Yusef)
Produzione: Casey Silver e Don Zepfel per Touchstone Pictures
Distribuzione: Buena Vista International Italia
Durata: 135'
Origine: Usa, 2003