"L'alba del giorno dopo", di Roland Emmerich
Come il Terzo Mondo può diventare il Nuovo Mondo: ecco l'epifania che Emmerich visualizza nell'armageddon ecologista dell'anno. Effetti speciali strabilianti dell'ILM di Lucas, la classica dialettica grande-piccolo e qualche spruzzata di gustosa ironia stemperante, la sua ricetta per un popcorn-movie tutto da sgranocchiare rimanendo in superficie
L'ultimo, eccitante giocattolone del teutonico-hollywoodiano d'adozione Roland Emmerich sembra chiudere una sua personalissima ed anti-alleniana trilogia su New York nella quale, dopo essersi "scaldato" distruggendo l'Empire State Building in Independence day e aver fatto deporre uova a Manhattan dal pachidermico Godzilla appone la parola "the end" (forse) devastandola con uragani, maremoti e seppellendola sotto un gigantesco, materico manto nevoso, lontano anni luce dal generazionale e metaforico grande freddo kasdaniano. Guidati nella scoperta teorica ed empirica di questa nuova Era Glaciale cinematografica dal paleo-climatologo Jack Hall (Dennis Quaid), Bernacca iper-tecnologico come i Giuliacci odierni con schermi al plasma alla spalle, che, come da copione, rimane inascoltato dai potenti e da buon padre assente in cerca di riscatto si concentra, allora, sul salvataggio del figlio Sam (il 23enne Jake Gyllenhaal, The Good Girl e Moonlight Mile di Silberling), rifugiatosi con l'amata e altri disgraziati nella biblioteca pubblica della Grande Mela, assistiamo così, in un facile parallelismo, alla riconciliazione tra due coppie: quella "minor" Jack-Sam e quella "maior" Uomo-Terra. Come il Terzo Mondo può diventare il Nuovo Mondo: ecco l'epifania che Emmerich visualizza nell'armageddon ecologista dell'anno. Effetti speciali strabilianti dell'ILM di Lucas, la classica dialettica grande-piccolo e qualche spruzzata di gustosa ironia stemperante, la sua ricetta per un popcorn-movie tutto da sgranocchiare rimanendo in superficie. Frullando vorticosamente tutti i filoni catastrofici e sminuzzandoci dentro mille cliché, Emmerich dà sfogo ancora una volta alla sua furia iconoclasta, calando il sipario, con apprezzabile senso della misura, prima che il freddo della noia serpeggi tra gli spettatori anche grazie ad una scaltra capacità di inserire il sorriso che allenta la tensione nei momenti opportuni e rende digeribile la favolistica solidarietà umana in campo che vorrebbero spezzare la legge dell' "homo homini lupus". Generato da un nonno che profuma di classico e ineguagliato capostipite del filone, L'inferno di cristallo, L'alba del giorno dopo se ne distacca per l'abissale gap tecnologico, perché non ci si deve dividere su quali siano gli occhi più belli, quelli di Newman o McQueen, visto che qui li ha solo Quaid e per l'assenza di un cast all-stars, risparmiato dalla magra figura di vedersi rubare la scena da effetti speciali che, con prepotenza apocalittica, si prendono tutta l'inquadratura. E in questo trionfo dell'inverosimile che appare verosimile (e lo potrebbe essere in un futuro più o meno vicino con effetto-serra, inquinamento e stagioni ormai sempre più indeteminate che avanzano) il fantascientifico fa veramente capolino nel sarcastico finale, quando il vice-presidente Usa ammette i propri errori: deve ancora nascere (e lo stiamo aspettando invano da secoli) il politico che proclama un sincero "mea culpa". Che sia sufficiente un'apocalisse per vedere il sogno realizzato?
Titolo originale: The Day After Tomorrow
Regia: Roland Emmerich
Soggetto: Art Bell, Whitley Strieber
Sceneggiatura: Roland Emmerich, Jeffrey Nachmanoff
Fotografia: Ueli Steiger
Montaggio: David Brenner
Musiche: Harald Kloser
Scenografia: Barry Chusid
Costumi: Renée April
Interpreti: Dennis Quaid (prof. Jack Hall), Jake Gyllenhaal (Sam Hall), Ian Holm (prof. Terry Rapson), Emmy Rossum (Laura Chapman), Sela Ward (dr. Lucy Hall), Kenneth Welsh (vice-presidente Becker), Dash Mihok (Jason Evans), Austin Nichols (J.D.), Arjay Smith (Brian Parks), Tamlyn Tomita (Janet Tokada), Sasha Roiz (Parker)
Produzione: Mark Gordon, Roland Emmerich, Thomas M. Hammel per Centropolis Entertainment, Mark Gordon Productions, Lions Gate
Distribuzione: 20th Century Fox Italia
Durata: 124'
Origine: Usa, 2004