TORINO 21 – "Palabras" di Corso Salani (fuori concorso)

Ci sono dettagli, in Palabras in cui è raccolto tutto il senso del film. Settimo lungometraggio di Corso Salani interamente girato in Cile, tra Santiago e le regioni del sud di quel paese, tra la città, inattesa nella sua rappresentazione vellutata e notturna, e il paesaggio aspro delle montagne, ma, soprattutto, come sempre, tra presente e passato

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Corso Salani

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In una filmografia ricca di opere rivolte alla rappresentazione impalpabile di eventi vissuti, alla loro ricostruzione non tanto attraverso le parole e il racconto, ma con la densità evocativa dello sguardo (si pensi a Gli occhi stanti o a Cono Sur), sorprende, in un primo tempo, il fluire delle parole, il gioco ripetitivo di ciò che si vede e ciò che si dice, livelli paralleli di una stessa realtà da scoprire che, però, si reinventa ad ogni istante. Proprio qui è nascosto il segreto che svela il film, nella ricerca di un percorso che sta a metà tra i due percorsi e che attinge sensazioni dall'uno e dall'altro, nella sovrimpressione del tempo/dei tempi che pare riportarci sempre allo stesso punto. La forma rotonda di Palabras ricorda il doppio giro attorno ad un piazza di Roma con cui iniziava Gli Occhi stanchi, era, anche quella, una falsa ripetizione perché in quel gesto stava lo stratagemma per iniziare la deviazione, il detour che mandava in cortocircuito la narrazione del film nel film e rendeva possibile l'ambiguità. Lo schema (in realtà tutt'altro che meccanico) lo ritroviamo, moltiplicato anche qui, scivola nel discorsi delle tre amiche e innesca l'attesa del "dopo", realizza, soprattutto, la sorpresa di immagini che sembrano rallentate, anzi, trattenute, come a voler tenere il tempo che, invece, si spinge in avanti. A questo serve soprattutto il lavoro accurato del suono dove si mescolano i dialoghi, i pensieri detti ad alta voce, le canzoni che ritornano per ribadire appunto l'idea della rotondità. Tutti dettagli su cui si costruisce un film che sa essere lieve e denso allo stesso tempo, aperto e libero eppure avvolto dolcemente su alcune scene, quelle in cui emerge la forza dello sguardo/cinema di Salani, attimi che concentrano una ricerca progressiva e sempre rivoluzionaria, capace di chiudersi attorno ad una scena di ballo, ad uno sguardo dove non servono più parole per dire.

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