EDITORIALE – La crisi irreversibile di Blockbuster e dell'home-video

Block Buster VideoMolte sedi del colosso stanno scomparendo sempre più rapidamente, segno di una crisi che da tempo sta investendo tutto il mercato rental. Ma puntare il dito contro lo streaming e la condivisione di file on-line è troppo semplice e riduttivo. Per Paul Uniacke, responsabile delle catene Video Ezy e Blockbuster, non è tanto la pirateria a danneggiare l'industria dell'home-video ma la risposta carente data dalle majors alla rivoluzione su internet. Quali soluzioni all'orizzonte?

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Blockbuster VideoLa notizia è già vecchia come il cucco. Il mercato del noleggio home-video è in crisi profonda e il colosso Blockbuster sta scomparendo sempre di più. Dopo circa 25 anni (è stato infatti fondato in Texas nel 1985), i suoi negozi stanno chiudendo uno ad uno. Ciò è visibile ad occhio nudo più nelle grandi città (a Roma sono già sparite circa 10 sedi), ma sembra che Blockbuster abbia già dovuto lasciare la Spagna e il Portogallo e anche negli Stati Uniti è sull'orlo del fallimento. Per cercare di salvare il salvabile, l'industria si è appellata al Chapter 11, normativa che offre alle imprese un appiglio per la ristrutturazione aziendale in seguito a gravi problemi aziendali. Ci si arriva dopo che è stato certificata la cifra di circa un miliardo di dollari di debiti.
Sono finiti quindi i gloriosi anni '90 quando questi negozi erano scintillanti, illuminati anche di notte, pieni di titoli in prima visione dove, di quelli maggiormente di richiamo, ne esistevano anche 20 copie per permettere a tutti di noleggiarli. Ora oltre ai film ci sono i giochi della Playstation, libri in bella mostra (l'occhio mi è caduto su Ho voglia di te di Moccia), e pacconi di 4 salti in padella e gelati pronti per la cena e il dopo-cena. Quando l'home-video (tramite vhs) ha iniziato a prendere piede a metà degli anni '80, aveva davvero rivoluzionato anche il modo di passare le serate (“Questa sera a casa di amici con pizza e cassetta di 9 settimane e ½”) oltre a diventare sempre più un attrattiva per i collezionisti. E neanche l'arrivo di Tele+, ad inizio di giugno del 1991, sembrava intaccare questo sistema visto che venivano rispettati i tempi tra l'uscita in home-video e quelli del primo passaggio sulla pay-tv.
È ovvio che la causa maggiore di questa crisi si può rintracciare nello streaming e nella condivisione dei file on-line. E questa è simile a quella delle agenzie di viaggio dopo che l'utente può organizzarsi direttamente il proprio viaggio su internet. Ma è troppo ovvio, troppo facile. Sarebbe riduttivo liquidare la questione così. Se andate a vedere le videoteche più piccole, quelle che magari con enormi sacrifici, competenza, passione e un archivio con titoli anche ricercati (una delle migliori e più fornite in Italia è Videoelite in via Nomentana a Roma), riescono a mantenere un proprio pubblico, la situazione assume contorni diversi. Certo, la fascia teenager è quasi sparita. Eppure magari gli over 35 appassionati hanno ancora voglia di andare a noleggiare un film e parlare col gestore. Inoltre forse le prime avvisaglie sono iniziate nel momento in cui c'è stato il sorpasso del dvd sul vhs. Un amico di Ponticino, nei pressi di Arezzo (lo stesso paese di Pupo), gestiva con discreto successo una videoteca e quando il dvd si è affermato pienamente ha intuito che qualcosa non tornava. Mi diceva: “Come faccio a mettere a noleggio dei film novità che dopo 3 mesi si possono acquistare originale con le custodi a prezzi di offerta speciale, che varia dai 7.90 ai 9.90?” Ha venduto l'attività ancora fiorente e ha preso un bar (che gli continua ad andare davvero bene). A questo c'è da aggiungerci una voce autorevole del settore, quella di Paul Uniacke, responsabile delle catene Video Ezy e Blockbuster che sostiene che non è tanto la pirateria a danneggiare l'industria dell'home-video ma la risposta carente data dalle majors alla rivoluzione su internet. “È l'avidità degli studios – ha sottolineato in un articolo apparso su Torrent Freak – a frenare il video on demand. Gli studios cinematografici sono arroganti come lo erano i mogul della musica prima che i download digitali e la pirateria non li distruggessero. L'unica cosa che protegge gli studios cinematografici da un download illegale ancora più diffuso sono le dimensioni dei file”. Come si vede la soluzione è aperta e dibattuta. A questo punto quali sono le soluzioni? Bsui forum in rete ci sono diverse teorie, alcune più interessanti, altre meno. C'è chi suggerisce di far uscire il film in home-video 10 giorni dopo che è passato in sala, chi di abbassare i prezzi, chi di mettere più pubblicità di titoli nei trailer. Cosa accadrà?

 

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