EDITORIALE – Gag Law

legge bavaglioIl Governo vuole salvaguardare la nostra privacy con limitazioni “draconiane” per alcuni, di altissima responsabilità democratica per altri. Ma dall'Italia, ultimamente, proprio come in una “gag chapliniana” e parafrasando una meravigliosa battuta di Massimo Troisi, l'italiano non può viaggiare, oggi può solo emigrare, con la valigia in mano, carica degli oggetti più cari, da cui non potrà mai separarsi. La legge bavaglio e quella valigia ricordano tanto un altro storico tragico esilio, di settanta anni fa…

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legge bavaglioIl disegno di legge Alfano ha un titolo internazionale che ripaga almeno in minimissima parte tutte le storture e le contraddizioni interne allo stesso disegno. Motivo di grande preoccupazione desta la legge bavaglio (gag law) non solo qui da noi ma anche per l'Ue e per gli editori di tutta Europa. Il 9 luglio 2010, gran parte dell'Italia dell'informazione così ha reagito: “La redazione aderisce allo sciopero indetto dalla Federazione nazionale della stampa italiana per denunciare i rischi del disegno di legge sulle intercettazioni. Anche se non pubblicare nessuna notizia per difendere la libertà d’informazione può sembrare una scelta paradossale, ci è sembrato giusto lanciare un segnale a favore del diritto dei giornalisti a informare e dei cittadini a essere informati”. Giorni cruciali per l'approvazione della legge che comunque (a detta del Governo) subirà modifiche significative: l'esecutivo sembra disposto ad ampie concessioni pur di mettere fine al muro contro muro. Si parla di innalzare la durata delle intercettazioni ammesse per i reati ordinari da 75 (fissata da ultimo dal Senato) a 120 giorni. Si parla di cambiare la durata delle proroghe previste per gli ascolti in extremis (anche questi introdotti da questo Governo), ovvero da 72 ore si potrebbe arrivare al doppio. L'acquisizione dei tabulati dovrebbe essere rivista per renderla molto più semplice di quanto la legge preveda attualmente e si chiede di ridiscutere le multe agli editori che infrangerebbero il decreto. Staremo a vedere. Il Governo vuole salvaguardare la nostra privacy con limitazioni “draconiane” per alcuni, di altissima responsabilità democratica per altri. Sulle motivazioni di questa presa di posizione ci sarebbe ovviamente tanto da dire e da speculare, ma in realtà, forse, tra le notizie di questi giorni che imbavaglierebbe ancora di più il nostro Paese, è aver perso il Festival Rototom Sunsplash di Osoppo (Udine), il più grande evento reggae d'Europa. Dal 2009 grava sulla manifestazione l'accusa di aver favorito l'uso di stupefacenti, lanciata proprio grazie a delle intercettazioni telefoniche. A fine agosto emigrerà in Spagna, in una località costiera della “comunidad valenciana”. Dieci giorni di festa, integrazione, tolleranza, armonia con l'ambiente, componenti che

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benjaminsembrano ormai affievolirsi nel nostro Paese, a detta del direttore del festival, Filippo Giunta. Dopo 16 anni non ci saranno più 150mila persone a condividere il campeggio, la cultura rastafari e antiproibizionista. Dall'Italia, ultimamente, come in una “gag chapliniana”, o parafrasando una meravigliosa battuta di Massimo Troisi, l'italiano non può viaggiare, oggi può solo emigrare, con la valigia in mano, carica degli oggetti più cari, da cui non potrà mai separarsi. La legge bavaglio, quella valigia, ricordano tanto uno storico esilio, di settanta anni fa. Nel 1940, presso la località di Port Bou in Catalogna, nel tentativo di sfuggire alla probabile cattura da parte della polizia di frontiera spagnola e alla conseguente espulsione dalla Spagna verso il territorio francese, ormai saldamente nelle mani dell'esercito nazista, Walter Benjamin decide di togliersi la vita ingerendo della morfina (attenendosi alla versione più accreditata). Aveva con sé una valigia nera che custodiva gelosamente, in cui celava il suo ultimo manoscritto. Risalendo a fatica un vecchio sentiero per contrabbandieri sui Pirenei Orientali, qualche giorno fa, un gruppo di italiani, partecipando al Benjamin's Briefcase Project, sono partiti da Port-Vendres, si sono accampati ai piedi delle montagne, hanno suonato il violoncello, sotterrato una vecchia valigia, passato la notte a raccontarsi storie. Se fossimo costretti a scappare, come fece Benjamin, cosa metteremmo in valigia?”. Tornare lassù, cercare la valigia, riaprirla, anche fra vent’anni, lasciare il proprio oggetto e raccontare una storia. Si può ricordare Benjamin e tutti quelli che come lui sono stati costretti a scappare, a cambiare vita, anche semplicemente per una gag law.

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