12 Soldiers, di Nicolai Fuglsig

I valori americani traboccano ma ci sono riflessioni interessanti: l’immagine del cavallo rimanda alle origini del cinema americano e alla storia di un Paese che si è fatta anche sul grande schermo

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12 uomini. 50.000 nemici. Una storia vera. Recita queste parole il sottotitolo italiano di 12 Soldiers, del regista e fotoreporter danese Nicolai Fuglsig. La storia vera in questione è quella dell’unità speciale Alpha 595 guidata dal Capitano Mitch Nelson (Chris Hemsworth) e formata da 12 uomini che dopo l’attacco alle Torri Gemelle, partirono volontari per combattere i carri armati dei talebani in Afghanistan. Negli anni che seguirono l’attentato al World Trade Center la storia del capitano Nelson e dei suoi uomini è rimasta per lo più sconosciuta, la missione era e doveva rimanere segreta così come i suoi eroi, destinati all’anonimato. Non troppo tempo dopo al capitano Nelson viene dedicata una statua che lo rappresenta in groppa a un cavallo e che si erge proprio lì nella distesa del Ground Zero.

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Il cavallo è sicuramente un simbolo fondamentale della cinematografia americana e della sua origine, impossibile non pensare infatti al genere western che da subito ha raccontato gli Stati Uniti dotandoli di una loro epica unica e specifica. Il momento in cui il capitano Nelson si lancia all’attacco cavalcando un destriero diventa immediatamente l’immagine cardine (l’unica) di 12 Soldiers, perché se non altro ha la capacità di andare oltre alla superficie di ciò che mostra. Certo qui non siamo apertamente in un western, il “cowboy” Hemsworth non vuole conquistare terre (anche se vuole salvarle dai “cattivi”) e grazie all’amicizia con il generale Abdul Rashid Dostum (Navid Negahban) scoprirà quanto è importante rispettare e conoscere la cultura degli altri. Proprio per questi messaggi così evidenti, per questa morale che scalpita e brama a tutti i costi di essere insegnata, 12 Soldiers è un film che ha davvero poco da dire. Infatti tutto ciò che c’è da mostrare è mostrato, traboccano i sentimenti e i genuini valori americani. Il risultato è evidente: proprio nel mostrare così palesemente 12 Soldiers fa sentire solo ciò che gli manca.

Cercare di liberare questa cinematografia dalla vena di patriottismo e dalla questione dell’onore (facciata meno poetica della vendetta) non è un risultato facile da ottenere, ammesso poi che lo si voglia ottenere davvero. Probabilmente queste immagini vanno lasciate essere quelle che sono, effetti immediati e facili messaggi da comunicare, combattere sempre con il cuore etc etc. Certo è che Chris Hemsworth a cavallo proprio non ce lo aspettavamo e il suo volto è perfetto per evocare un ritorno alle origini degli USA, un passo indietro verso la terra desolata e inesplorata forgiata da più etnie (un film “perfettamente americano” questo, con un protagonista australiano e un regista danese).
Sicuramente la storia del combattere col cuore è un po’ troppo per i nostri animi di spettatori ma il film di Fuglsig apre a riflessioni interessanti. Proprio da quel sottotitolo, da quel true story che tante volte abbiamo letto, capiamo quanto, ancora una volta, una parte della storia americana e delle gesta di chi l’ha creata si fa e si continua a fare sul grande schermo. Grazie a degli attori e ad un ciak, il mondo viene a conoscere fatti sconosciuti, come le gesta di questi 12 soldati che sfidarono i cattivi, combattendo e portando a casa una missione che sembrava davvero impossibile.

 

 

Titolo originale: id.
Regia: Nicolai Fuglsig
Interpreti: Chris Hemsworth, Michael Shannon, Michael Peña, Navid Negahban
Origine: USA, 2018
Distribuzione: Leone Film Group & 01 Distribution
Durata: 129′

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