TELEFILM – Si fa presto a dire Lost

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Lo hanno salutato come (l'ennesimo) erede di “Lost”, ma “The Event” ha davvero poco a spartire con i nostri amati naufraghi… Mistero e azione non mancano, ma siamo sicuri che Sophia e la sua gente abbiano le carte in regola per tenerci incollati allo schermo? Un estratto dal numero di Novembre di TelefilmMagazine

 

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di Chiara Gera

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Event_logoUn aereo. Ancora una volta l'episodio pilota di una serie inizia con un aereo che precipita. Dopo Lost lo avevamo visto anche in Fringe e adesso a raccogliere la provocazione ci pensa The Event, che presenta fin dalla prima scena un bel dirottamento, condito da tanti punti interrogativi. In una nuova stagione americana ben povera di thriller, mistery e serie con trama principalmente orizzontale, The Event sembra essere l'unica vera scommessa per tutti gli amanti del genere che sono rimasti orfani di Lost. Il rischio più grande, dopo la scottatura dello scorso anno, era di ritrovarci con un nuovo FlashForward che, alimentato dalle più elevate aspettative confermate anche dallo spettacolare pilot, le ha poi impietosamente deluse del tutto nel corso della sua breve vita. Così ci avviciniamo a questa nuova serie quasi con cautela, consapevoli del fatto che, se di Lost ce n'è uno solo, magari possiamo sperare di poter fare il bis anche solo di enigmi e adrenalina…

 

C'era una volta…

Niente trame troppo originali, non servono. Da che mondo è mondo una fanciulla in pericolo basta e avanza per far smuovere al principe azzurro mari e monti, mentre la minaccia di una bella invasione aliena (resa ancora più inquietante da un “sono tra a noi” di “visitoriana” memoria…) rende il tutto più complicato. Quello che differenzia The Event è però la cura con cui viene costruito l'intreccio della storia: proprio come Lost, vuole fare della tecnica narrativa uno dei suoi marchi distintivi. Ecco così l'uso quasi smodato dei flashback, che ci aiutano a raccapezzarci quando ci sembra di non aver capito nulla, e la scelta di imbastire vorticosi salti temporali che ci portano a vedere la stessa scena anche più di una volta, quasi fossimo all'interno di un videoclip. Questa tecnica, abusata nel corso delle prime puntate con risultati non troppo felici, nel corso degli episodi viene “corretta” e resa decisamente più efficace. La narrazione non lineare ci obbliga a non abbassare mai la guardia e molte delle domande che ci saltano in mente trovano prontamente una risposta nel giro di qualche scena. Da questo punto di vista siamo lontani anni luce da Lost, che ci aveva insegnato ad aspettare pazientemente le risposte (a volte anche invano…) alle domande che si Eventaccumulavano episodio dopo episodio. In The Event il ritmo è decisamente più veloce:  scopriamo le misteriose origini di Sophia e della sua gente già nella seconda puntata e festeggiamo il ricongiungimento di Sean e Leila nella quinta (Sun e Jin ci hanno fatto penare decisamente di più!). Non solo: la trama è ricca di tanti colpi di scena, piccoli e grandi, e molte puntate si concludono con cliffhanger degni di una season finale, primo fra tutti quello che ci mostra i cadaveri dei passeggeri del volo 514 “resuscitare” contemporaneamente davanti ad un terrorizzato marine, nemmeno fossimo in The Walking Dead!

 

Obama al quadrato!

Non solo di colore, addirittura di origini sudamericane: il Presidente Martinez è uno dei personaggi cardine della serie e la sua costruzione non può non catturare l'attenzione. In The Event tutti i personaggi sembrano essere ben costruiti, a differenza di quanto fu fatto invece per FlashForward, dove l'empatia era spesso ridotta ai minimi termini e le motivazioni dei vari Dimitri o Olivia risultavano spesso incomprensibili. La difficoltà di Elias di scegliere la decisione giusta, il dolore di Sophia per le sorti della sua gente o la determinazione di Sean sono tutte sensazioni più che condivisibili e, complice una buona prova d'attore degli interpreti (quasi tutti già di riconosciuto talento), l'interesse intorno alla serie cresce man mano che aggiungiamo un tassello al quadro generale. A differenza di Lost per fortuna, qui i tasselli non ci vengono forniti con il contagocce e noi siamo così meno frustrati e più grati nel vedere che Sean, al contrario di Jack, è in grado di fare le domande giuste al momento giusto e di agire in modo più efficace (almeno per quel che abbiamo visto finora!). Certo, sparatorie ed evasioni al limite dell'inverosimile si sprecano, così come improbabili fughe e scenografici inseguimenti, ma la sospensione dell'incredulità che The Event ci chiede è un prezzo che paghiamo volentieri per avere una serie interessante e dal ritmo decisamente serrato. Alcune volte poi, quelle che ci sembravano banali espedienti dagli effetti facilmente prevedibili (come ad esempio il vetro della bottiglia che permette la fuga di Leila) riescono a depistarci più che abilmente e personaggi che pensavamo essere piuttosto piatti mostrano nuove sfaccettature in grado di renderli decisamente più interessanti. La “cattivissima” Vicky ad esempio si rivela ben più complicata di quello che credevamo e di conseguenza, come già era accaduto per la Gretchen di Prison Break, ben più imprevedibile ai nostri occhi. Dopo “Chi ha ucciso Laura Palmer?” e “Che cos'è l'Isola?” forse abbiamo finalmente trovato la nuova domanda pronta a toglierci il sonno…

 

A cura di www.telefilmmagazine.com

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