VENEZIA 61 – "Les revenants" di Robin Campillo (Orizzonti)

Forse Campillo crede di essere Carpenter (Il villaggio dei dannati) o Ferrara (Ultracorpi – l'invasione continua). Ma quella di Les revenants è un tipo di fantascienza obsoleta, che non ha accensioni, che prosegue sullo stesso monotono ritmo per tutto il film e che non provoca stupore o paura

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Mentre la Mostra prosegue con coerenza a rinnovare disagi  – film che cominciano in ritardo, toilettes che si contano sulla punta delle dita – , è stato presentato nella sezione "Orizzonti" Les revenants di Robin Campillo, ex-montatore che ha anche collaborato alla sceneggiatura di A tempo pieno di Laurent Cantet. La pellicola sembra guardare un certo tipo di fantascienza statunitense nel raccontare la vicenda di un gruppo di morti che dalle tombe sono tornati ad occupare le strade della città per ricongiungersi alle loro persone amate, dal bambino di una coppia, al marito di una giovane donna fino ad un'anziana consorte che ritrova il suo coniuge. Forse Campillo crede di essere Carpenter (Il villaggio dei dannati) o Ferrara (Ultracorpi – l'invasione continua). Ma, a parte l'inizio del film con l'immagine dei defunti che girano per la città, quella di Les revenants è un tipo di fantascienza obsoleta, che non ha accensioni, che prosegue sullo stesso monotono ritmo per tutto il film e che non provoca stupore o paura. Piuttosto il film si rintana in quello sciatto sociologismo con l'immagine delle autorità che discutono quali problemi economici per il luogo possano provocare il ritorno in vita dei morti, senza invece soffermarsi sul desiderio/paura provocato dal nuovo incontro tra le persone defunte e quelle vive. Curiosamente il film viene presentato in coincidenza con l'imminente uscita di Godsend di Nick Hamm, vicenda di un bambino morto che ritorna in vita artificialmente.

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