Ewan McGregor su "The Ghost Writer"

Ewan McGregor parla del nuovo film di Roman Polanski, L'uomo nell'ombra (The Ghost Writer)
L'attore Ewan McGregor racconta lo studio per il suo personaggio e la sua esperienza con Roman Polanski sul set di The Ghost Writer, Orso d'Argento alla 60° Berlinale

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Ewan McGregor parla del nuovo film di Roman Polanski, L'uomo nell'ombra (The Ghost Writer)

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L'attore Ewan McGregor racconta lo studio per il suo personaggio e la sua esperienza con Roman Polanski sul set di The Ghost Writer, Orso d'Argento alla 60° Berlinale, in uscita nelle sale italiane con il titolo L'uomo nell'ombra a partire dal 9 aprile, per 01 Distribution.

Ewan McGregor, ex faccia d'angelo/teppista dinoccolato di Trainspotting, film che nel '96 lanciò l'attore scozzese, ha interpretato lungo la sua carriera una serie di personaggi estremamente diversi tra di loro: è stato l'icona Obi-Wan Kenobi per lo Star Wars della nuova generazione,è passato dalla star del glam simil-Bowie di Velvet Goldmine al razionale psichiatra di Stay, dal romantico aspirante poeta di Moulin Rouge al clone di The Island, dal carcerato per cui Jim Carrey perde la testa nella commedia I Love you Phillip Morris, al cardinale di Angeli e Demoni. Presto sarà di nuovo diretto da David MacKenzie (che gli regalò nel 2003 un ruolo intenso in Young Adam, tratto dal bel romanzo di Alexander Trocchi) in una disperata love story con pandemia, The Last Word, e esplorerà il mondo di Edgar Allan Poe (The Raven di McTeigue).

Ewan McGregor in The Ghost Writer di Roman PolanskiOggi, alla soglia dei 40 anni, è stato chiamato da Roman Polanski a interpretare lo “scrittore fantasma” assoldato per scrivere le memorie di un ex Primo Ministro britannico, in quello che più che un thriller politico, come vedremo dalle dichiarazioni di tutti i membri del cast, dallo scrittore e cosceneggiatore Robert Harris agli attori, è un ritorno al genere, con l'essenza del noir, come segnala anche Simone Emiliani nella recensione da Berlino, da parte del 76enne regista polacco.In una recente intervista McGregor ha raccontato la sua esperienza con Polanski (che fino alla fine di settembre, al momento del suo arresto, ha potuto regolarmente lavorare al film:

 Ho parlato con Roman esclusivamente al telefono, prima di cominciare le riprese. Stavo facendo la prova dei costumi e degli accessori, quando è entrato, e per un attore è sempre difficile incontrare un regista che è un'icona leggendaria. Credo che Polanski abbia almeno due personalità sul set. Nei momenti di pausa dalle riprese è simpatico, ospitale, poi quando si inizia a lavorare, sul testo o durante le riprese, è più diretto e determinato. Ha un rapporto quasi brusco col proprio modo di girare. Ma non è una coincidenza che venga considerato un grande regista: lo è davvero. Devo dire che mi sono reso conto ben presto che il suo modo di fare era uguale con tutti. Ha lo stesso modo di dirigere un attore, o un ragazzo tuttofare. In realtà, tutte le nostre troupe era polacca, e spesso si sentivano raccontare barzellette in lingua polacca. Erano amici, persone con cui aveva un rapporto familiare, e con loro era quasi ancora più duro. È un aspetto peculiare del modo in cui dirige.

Interrogato sul meta-livello che molta critica ha individuato nel film, l'idea che il personaggio sia parte di una storia che conosce e che sta interpretando, e interrogato sul suo studio sul persoanggio, McGregor ha evidenziato la natura autenticamente “spettrale” del mestiere di ghost writer come una componente significativa per la creazione di una storia cinematografica:

 Quando ho parlato con Robert Harris a Berlino poco tempo fa, riflettevamo proprio sull'idea che ci sia un errore di fondo nel mestiere di “scrittore fantasma”, nel dover scrivere qualcosa senza firmarlo. […] Ho letto ovviamente laEwan McGregor in The Ghost Writer di Roman Polanski sceneggiatura, ma non c'è una grande quantità di informazioni sulla sua personalità, per essere onesti. Credo sia stata una scelta voluta di Harris e Polanski. In fondo viene chiamato fantasma e c'è una qualità spettrale in qualcuno che deve essere qualcun altro, di cui non sappiamo nulla. Sappiamo che è un bravo scrittore, che ha già scritto per alcune celebrità, un mago, una pop star, cose del genere. Sappiamo dal libro che è stato a Cambridge, dove anche Lang, il primo ministro, ha frequentato l'università. Mi piaceva questa contrapposizione, che il ghost writer dovesse affrontare le memorie di un ex primo ministro britannico, lui, abituato ad avere a che fare con maghi e cantanti di bassa lega. C'è un critico che compare in tv, scrive credo per il Guardian, non ricordo il suo nome. È una sorta di intellettuale elitario, che si vede sulla BBC 2 a tarda notte, quando nessuno è davanti allo schermo (una specie di fuori orario? anche ghezzi in un certo senso è un fantasma…ndt). Con lui ci sono tre ragazzi, uno di loro mi fa pensare un po' al ghost writer. Ha un accento londinese piuttosto forte, che ho preso in prestito da lui.

Sull'elemento politico del film come possibile ostacolo al raggiungimento del grande pubblico, Mc Gregor specifica che il film non contiene un “messaggio” politico e che in ogni modo non crede che il tema sia tra quelli che rendono una pellicola ostica per gli spettatori.

Non leggo recensioni, ma non ho mai sentito parlare dell'elemento politico come di un ostacolo per il pubblico. È una storia fittizia, ma molto vicina agli eventi reali dell'attuale Gran Bretagna, con il nostro ex-primo ministro britannico, Tony Blair, e certamente Harris pensava a lui scrivendo il romanzo e la sceneggiatura. Ma mi sembra evidente che lo scopo del film non è commentare il suo operato. Sono piuttosto gli eventi attuali ad avere della affinità con la trama del film.

Ewan McGregor con Pierce Brosnan in The Ghost Writer di Roman PolanskiMcGregor parla infine del rapporto con Brosnan, della relazione con il personaggio da lui interpretato e della conclusione del film.

Pierce è un attore che ho sempre ammirato. C'è sempre una manciata di attori con cui speri di lavorare un giorno, e Pierce è uno di quelli. La mia esperienza in The Ghost Writer è stata totalizzante: ero sempre sul set. Sono diventato quasi come uno dei membri della crew. Con l'arrivo di Pierce, ci siamo trovati a Peenemunde, a nord della Polonia: avevamo bisogno di maltempo e invece c'era un tempo splendido, così abbiamo iniziato a girare in interno. Finalmente con l'arrivo del cattivo tempo, abbiamo girato la scena nel jet privato, una scena importante, di sette pagine, la fine della vicenda di Pierce, e lo scontro tra il ghost writer e l'ex primo ministro britannico. […] Credo che il mio personaggio non possa fare a meno di rivelare la verità, come per sfida, istintivamente. Ma l'aspetto interessante è che questo momento non c'era né nello script, nè nel romanzo. Alla fine della sceneggiatura, il ghost writer scompare tra la folla, lei corre fuori, ma non riesce a vederlo. Effettivamente come un fantasma, scompare nella folla londinese, e noi non sapremo mai se ha intenzione di rivelare quanto ha scoperto. Ma, Polanski un giorno, sul set, annunciò che aveva un'idea per la fine, e ho pensato che fosse soprendente.

Le dichiarazioni di Ewan McGregor sono tratte da un'intervista rilasciata a moviesonline

 

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