13 capolavori di Edward Hopper diventano un film

Presentato al Trieste film festival il lungometraggio intitolato Shirley, vision of reality diviene occasione d’incontro tra la terza e la settima arte, in un unico quadro visivo che racconta la malinconia e l’inquietudine dell’America degli anni ’50.

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«Se potessi esprimerlo con le parole, non ci sarebbe nessuna ragione per dipingerlo». Accogliendo il monito dell’artista Edward Hopper, il regista Gustav Deutsch propone una trasposizione di immagini per immagini in movimento di ben 13 dipinti dell’artista americano. Presentato al Trieste film festival il lungometraggio intitolato Shirley, vision of reality diviene occasione d’incontro tra la terza e la settima arte, in un unico quadro visivo che racconta la malinconia e l’inquietudine dell’America degli anni ’50. I colori valicano la tela e raggiungono lo schermo mostrando la storia di una donna emancipata e politicamente attiva, Shirley, che riflette sulle trasformazioni sociali dagli anni ’30 agli anni ‘60, esprimendo disagi e riflessioni sulla guerra, la Depressione e sui conflitti razziali. Introspezione e creazione racchiuse in un’unica cornice che trova le parole trova nuova vita.

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