"Hostage" di Florent Emilio Siri

Quello dell'autore francese è un cinema di corpi portati sempre al limite e di superfici incandescenti pronte a deflagrare in esplosioni mirabolanti.

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Il cinema di Florent Siri è un gran pugno nello stomaco. Brutale, fisico, violento, senza compromessi. Ci aveva già fatto ben sperare in Nido di vespe e oggi il francese si riconferma come uno dei più interessanti pensatori dell'odierno action movie. Basta l'inizio. Un immenso Bruce Willis con una barba foltissima che, disteso sulla terrazza di uno stabile, negozia la liberazione di un ostaggio. Siri si attacca come un forsennato al volto di Willis, il set è lui, con i suoi occhi profondi, la sua fisicità impressionante… Poi, il volo. Oltre lo sguardo, oltre la cortina del tempo, per abbracciare la sagoma di un'ossessione che martorierà per sempre il protagonista. Poche parole, tutto si gioca e si deve giocare sull'estamporaneità di uno stile che sbriciola lo spazio, segmentandolo in frammenti vorticosi di movimento. Dopo c'è il vuoto, il tempo che incide cicatrici sempre più profonde sull'anima, e Siri inizia a filmare una nuova mutazione. Willis (davvero uno dei corpi mutanti per eccellenza del cinema contemporaneo) davanti allo specchio del bagno, incuriosito dalle grida della moglie e della figlia che litigano per lui, per averlo un po' più di tempo dentro casa…Hostage mostra queste sublimi cellule di microscopica intimità per staccare subito dopo, ondeggiando sempre tra il genere e il suo superamento, come in una carrellata di corpi alla deriva. E basta poco in fondo per capire che il film è una sorta di ripasso fisico e mentale di Nido di vespe con i suoi luoghi chiusi, le sue traiettorie infuocate e con quell'impossibilità angosciante di leggere fino in fondo lo spazio e i suoi punti di fuga. Quello dell'autore francese è allora un cinema di corpi portati sempre al limite (Willis si trova costretto a mediare per la sua famiglia e quella di un uomo che nemmeno conosce) e di superfici incandescenti pronte a deflagrare in esplosioni mirabolanti. Ma, più di ogni altra cosa, Hostage è un gran film sulla trasformazione dei corpi, da solidi a liquidi, da ordinati a labirintici. Straordinaria in questo senso la sequenza in cui Willis, minacciato dall'uomo incappucciato pronto a distruggere la sua famiglia, piange e si dispera, e ancor di più quella in cui la casa (il set aperto/chiuso per eccellenza nel cinema di Siri) si trasforma gradualmente in un crocicchio delirante di corridoi e acquari pronti a far sfociare l'opera nell'horror più spinto. Gli ultimi venti minuti del film in questo senso elettrizzano i sensi con una stupefacente prepotenza visiva: acqua e fiamme che divorano i corpi, ralenti sublimi che ridefiniscono continuamente le coordinate del nostro sguardo, nel tripudio liberatorio di un cinema sfrenato ed emozionante.

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Titolo originale: id.


Regia: Florent Emilio Siri


Interpreti: Bruce Willis, Kevin Pollack, Jonathan Tucker, Ben Foster, Jimmy Bennett, Michelle Horn


Distribuzione: Medusa


Durata: 102'


Origine: Germania/Usa, 2005


 

 

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