"American Trip – Il primo viaggio non si scorda mai", di Danny Leiner

Il film è il rimando compiaciuto alla volgare società del possesso e del godimento, che costringe i personaggi ad un presente senza fine. Un cinema che continua a non appartenerci e a dissolversi alla presenza di uno sguardo che vuole rivedere la propria intimità altrove.

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Tutto in una notte. Harold è un bancario maltrattato sul lavoro, Kumar è uno studente che continua a rinviare i colloqui di ammissione all'Università per non seguire la carriera di medico, voluta per lui dal padre. Una sera, dopo aver fumato della marijuana, i due escono per raggiungere un ristorante della catena "White Castel" e mangiare un hamburger, ma la loro ricerca si trasforma in una serie di rocambolesche avventure notturne. American Trip – Il primo viaggio non si scorda mai diretto da Danny Leiner, tra i registi della serie televisiva Felicity, è l'ennesima commedia demenziale "made in USA", costruita attorno alle (dis)avventure delle nuove generazioni americane, ma è anche l'espressione di un cinema (comico) sempre più ritessuto da una serie di piccole ed isolabili gags, talvolta ai limiti del surreale. American Trip non è un film riuscito, anzi è un film mediocre. Un film, in cui il senso è frantumato nella forma insignificante ed esteriore di un immaginario filmico che costringe il desiderio a rimanere chiuso all'interno della sfera delle proprie soddisfazioni. Un cinema non lontano dal riflesso (denigratorio?) di una società e dal suo contesto: filmare l'impossibilità di essere al di fuori di un conformismo (quello di certo cinema americano), plaudente ad una consuetudine sterile, come unica possibilità di ricercare gli istanti della propria vita. American Trip è il rimando compiaciuto alla volgare società del possesso e del godimento, di un egoistico bisogno, che costringe i personaggi ad un presente senza fine, ancora una volta, già visto (le avventure di Harold e Kumar si svolgono in una sola interminabile notte). Vivere in un evanescente presente felice, dai tratti egoistici, infatti, l'unico scopo dei due amici è quello di mangiare un hamburger, tutto il resto è rimandabile ad un futuro la cui visibilità è marginale all'immancabile lieto fine. Un cinema senza spessore, ma pur sempre la costola, l'humus, di una creatività (in)autentica per il legame insostituibile con il contesto in cui è stato prodotto. Propositi non del tutto mediocri, affidati al nonsenso di una scrittura contraddittoria, la nostra, limitata a riflettere su un cinema che continua a non appartenerci e a dissolversi alla presenza di uno sguardo, il nostro sguardo, che vuole rivedere la propria intimità altrove, lontana da una mascherata che si limita a guardarsi vivere dall'esterno.

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Titolo originale: Harold and Kumar Go to White Castle
Regia: Danny Leiner
Interpreti: John Cho, Kal Penn, Paula Garces, Neil Patrick Harris, David Krumholtz, Eddie Kaye Thomas, Christopher Meloni
Distribuzione: CDI
Durata: 90'
Origine: USA/Canada, 2004


 

 

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