"Team America" di Trey Parker

Il mondo di Team America non richiede analisi, commento, distanza critica: bisogna affogarci dentro, rimestare nel travaglio schizofrenico di un'immagine sezionata in più parti e sprofondare in un vero e proprio delirio cosmico.

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Team America si apre con un delizioso squarcio di realtà fittizia: un burattino agitato dalle mani del suo creatore (una marionetta) va a disegnare il contorno di una fintissima Parigi all'ombra della Torre Eiffel. La scena si allarga progressivamente poi e va a cogliere fondali di cartapesta, corpi finti, atmosfera che rimanda all'incipit dell'Arianna di Wilder. Ma non è semplice citazione o rimando, ma qualcosa di molto più complesso e attraente: la consapevolezza immediata di trovarsi in un universo completamente sballato, privo di ogni riferimento, un vero non luogo dell'immaginario odierno. Basta poco ai due autori (responsabili del famoso/famigerato South Park) per fare a pezzi parole e cose, suoni e dialoghi, in un carosello strabiliante e sublime di devastazioni ininterrotte. Si incomincia con l'esplosione della Torre Eiffel (gran momento questo con una Parigi devastata dalle fiamme e ridotta sotto gli occhi stupiti dei passanti di turno ad un terribile teatro di guerra), si continua con la distruzione delle stesse marionette protagoniste, catturate da un vortice inarrestabile di sangue, stupidità e brandelli di carne gettati all'aria. In mezzo a tutto questo, un cinema che cresce con il passare dei minuti, uno sguardo strabiliante che azzera la realtà, rifondandola all'insegna del nonsense più spinto. Si passa dal graffiante e seducente mèlo con i minuti contati dell'inizio (il membro della Team America che porge alla donna che ama un anello in segno di eterno amore, per poi essere ucciso subito dopo a tradimento da un terrorista arabo), allo squarcio parodico del seguito con il protagonista reclutato direttamente da un teatro di Broadway per combattere il terrorismo.

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Ma sarebbe un errore marchiano pensare ad un cinema citazionista o peggio ancora derivativo. Team America infatti sembra scaturire dalle costole incrinate di uno sguardo improvvisamente impazzito, capace di sprofondare in un delirio cosmico e poi riaffiorare per complicare ancora di più le cose. Il racconto non esiste più, la logica appartiene ad un altro pianeta, ma d'altronde i due registi, a dispetto di ogni apparenza, non scherzano, anzi, fanno maledettamente sul serio. Il loro mondo, qui mutato rispetto alla flagranza tutta cartoon di SouthPark, non richiede analisi, commento, distanza critica: bisogna affogarci dentro, rimestare nel travaglio schizofrenico di un'immagine sezionata in più parti e capire che in fondo l'unica possibile cultura alternativa di oggi (almeno al cinema, e abbiamo detto tutto) è quella depositata nello sguardo dissidente e bambino di "colui che non capisce". I corpi di Team America sono non a caso profondamente stupidi, icone slabbrate di un'anima persa da qualche parte nel tempo, in qualche punto dello spazio. Tutto allora si gioca sull'estremismo più radicale che venga in mente (il vomito ininterrotto e nauseante del protagonista dopo essersi ubriacato al bar, un turpiloquio continuo che getta nel panico ogni sistemazione verbale di comodo) e dunque sulla corrosione della stessa immagine e del grande cinema annidato nei momenti più impensati (il protagonista sulla moto che osserva da lontano il quartiere generale della Team America distrutto). Cinema di marionette dunque? Sì, certo, ma non solo. Cinema precario, instabile, traballante che scombussola il corpo della guerra e quello del pacifismo ad oltranza (indimenticabile il trattamento che i due registi riservano ai liberal di Hollywood, da Alec Baldwin a Susan Sarandon), scoprendoli come misere facce della stessa medaglia. Cinema assolutamente e squisitamente politico infine, nel nascondere dietro la cortina parodia del racconto una riflessione goliardica e tragica su corpi senza più vita, marionette disarticolate e malinconiche perse tra i detriti di un mondo in frantumi.

Titolo originale: Team America: World Police


Regia: Trey Parker


Distribuzione: UIP


Durata: 98'


Origine: Usa, 2005

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