"Mysterious Skin", di Gregg Araki

Tratto dal romanzo tendenzialmente autobiografico di Scott Heim, Araki lavora sulla sensibilità interrotta dei suoi due giovani protagonisti dando ancora spazio alla poesia indelicata e clamorosa propria del suo ideale estetico

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Dannati per sempre nel cerchio magico, nichilista, sentimentale e disperato di Gregg Araki, i teenager americani della X Generation ritornano più fragili e determinati che mai in Mysterious Skin, nuova prova del regista californiano presentato nella sezione "Orizzonti" della scorsa Mostra di Venezia, proprio il luogo che ormai quasi dieci anni fa ne aveva consacrato il mito con Doom Generation, a tutt'oggi suo film migliore. Fatalmente portato a sconvolgere le platee con i suoi film sugli adolescenti americani presi tra droga e sesso (etero ma soprattutto gay), Gregg Araki si porta questa volta nel territorio minato della pedofilia. Mysterious Skin è un dramma schizofrenico scritto sul doppio corpo di due ragazzi del Kansas segnati da un destino comune che ne ha diversamente forgiato l'identità. I due si tengono dentro l'atroce esperienza delle attenzioni del loro allenatore di baseball, subite quando erano appena bambini. Un ricordo che li accomuna, ma che l'uno – Brian – ha rimosso nei meandri della propria coscienza turbata e interrotta, mentre l'altro – Neil – ha metabolizzato, facendolo diventare parte integrante di sé e spingendolo sulla strada di un'omosessualità vissuta con disperata consapevolezza sui viali dei marchettari. Tra scene forti ma mai troppo esplicite e momenti di tensione drammatica, che si disperdono nello stile spesso surreale e dichiaratamente sopra le righe che caratterizza da sempre il cinema di Araki, Mysterious Skin illumina la duplice ombra di una storia che s'intreccia coraggiosamente al rischio di apparire moralista, soprattutto nel confronto finale tra i due ragazzi che ricordano l'atroce esperienza vissuta in comune ritornando nella casa che aveva accolto il loro destino. Tratto dal romanzo tendenzialmente autobiografico di Scott Heim, pubblicato nel '95 da HarperCollins e divenuto ben presto un caso letterario, Mysterious Skyn rimette in circolo le formule tipiche dell'immaginario del regista losangelino, ancorandole a una precisione che nelle prove precedenti si era via via diluita e smarrita. Araki lavora sulla sensibilità interrotta dei suoi due giovani protagonisti, cercando di lasciar risuonare alla stessa maniera il sogno maledetto di Neil e l'incubo spaventato di Brian. Insomma, c'è ancora spazio per la poesia indelicata e clamorosa propria dell'ideale estetico di Araki, ma anche per una maturità che probabilmente deve appartenere all'ormai 45enne regista di Totally F****d Up.

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Titolo originale: id.


Regia: Gregg Araki


Interpreti: Joseph Gordon-Levitt, Brady Corbet, Elisabeth Shue, Michelle Trachtenberg, Jeffrey Licon, Bill Sage


Distribuzione: Metacinema


Durata: 99'


Origine: Usa, 2004

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