"The pusher", di Matthew Vaughn

Vaughn "spaccia" con mestiere la propria mercanzia: un uso assai calibrato di dissolvenze incrociate di materica efficacia e un'altrettanto balistico utilizzo dello zoom, con qualche controcampo negato come nei vecchi, solidi gangster-movie di una volta, senza dimenticare un cast azzeccato. Peccato solo per il finale citazionista…

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Certo si potrà obiettare che la storia di The Pusher, che niente ha a che vedere con la "malinconica dolcezza" de Lo spacciatore di Schrader, è piuttosto rimasticata nella storia del cinema: come per la dimostrazione dell'impraticabilità del delitto perfetto, così l'irrealizzabilità dell'uscita di scena (sempre da quel palco che si chiama "crimine") perfetta attraverso il già tristemente noto "ultimo colpo" è stata (e lo sarà in futuro) al centro di innumerevoli pellicole. Ma in questo modo si finisce per fare un complimento al film d'esordio di Vaughn (a maggio 2006 il suo X-men 3) che dimostra di saper passare con professionalità e piglio invidiabile dalla produzione alla direzione e di aver fatto tesoro della descrizione antropologica colorita e avvincente di ambienti e faune noir condotta con piglio videoclippistico e sobbalzi sarcastici in sue produzioni quali Lock & stock – Pazzi scatenati e Snatch – Lo strappo di Guy Ritchie, personalizzate con uno stile più controllato e freddo che ben si sposa col freddo clima londinese e col tono del romanzo Layer cake (torta a strati) di J.J. Connolly da cui è tratto. Vaughn "spaccia" infatti con mestiere la propria mercanzia: un uso assai calibrato di dissolvenze incrociate di materica efficacia e un'altrettanto balistico utilizzo dello zoom, con qualche controcampo negato come nei vecchi, solidi gangster-movie di una volta, senza dimenticare un cast azzeccato. A cominciare dal protagonista Daniel Craig che, dopo Era mio padre e un attuale quanto insistente toto-Bond a suo favore, mette al servizio delle fredde geometrie mentali del suo personaggio di "dritto" (che nulla possono sull'irrazionalità del Male più radicato) consone spigolosità facciali e recitative, spalleggiato da un cast azzeccato anche nelle figure di contorno, sul quale spicca (al solito) la strabordante presenza di Colm Meaney, uno di quegli attori che, come l'acqua di sorgente alpina, rinfresca sempre le pupille riversandovisi addosso. Peccato solo per il finale citazionista (di posticcia imprevedibilità) con una morte "alla Carlito's way" che si sarebbe potuta (e dovuta) evitare, come ogni imbarazzante riciclo di ciò che è già intoccabile, ambrato "sacro filmico".

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Titolo originale: Layer Cake
Regia: Matthew Vaughn
Interpreti: Daniel Craig, Tom Hardy, Jamie Foreman, George Harris, Colm Meaney, Michael Gambon
Distribuzione: Sony Pictures Italia
Durata: 104'
Origine: GB, 2004


 

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