L’invidia del mio migliore amico, di Barry Levinson

Commedia dai toni polemici, il film di Levinson non riesce però a tenere davanti allo schermo lo spettatore per 99 minuti di fila, neanche quando Ben Stiller e Christopher Walken danno il meglio di loro.

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Barry Levinson è un regista elegante e produttivamente indipendente, vincitore di numerosi premi e autore da ottimi incassi al botteghino, da sempre incline ai toni dolcemari della commedia d’autore. Ma non basta una sicurezza come lui a dirigere il set per assicurare il successo di una pellicola che ha davvero ben poco da dire, che si affida sfacciatamente “solo” al temperamento di un Ben Stiller in stato di grazia dopo Starsky & Hutch e alla professionalità ineccepibile di Christopher Walken: sempre duttile e magnanimo in tutti i ruoli, per concentrarsi su una sceneggiatura, una storia, che non colpisce lo spettatore né lo diverte.

Nick (Jack Black) e Tim (Ben Stiller) sono due amici e colleghi di vecchia data, dirimpettai in una piccola cittadina di provincia. Lavorano pressa la locale fabbrica di carta vetrata e a colorare le loro giornate, rese incredibilmente monotone dal lavoro e dalla routine, c’è solo la loro reciproca amicizia che li porta a vivere gomito a gomito tutti i giorni. Ma un’ idea geniale sembra essere venuta a Nick: creare un innovativo spray che scioglie i “bisognini” degli animali domestici, non costringendo più i padroni a raccoglierli con guanti e paletta. Inizialmente canzonato da Tim, Nick riesce a concretizzare il suo progetto riscuotendo un successo tale da cambiare la sua vita grazie ai soldi e alla fama. Tim resta scosso da tutto ciò e lentamente inizia ad invidiare l’amico, manifestando risibilmente una finta freddezza e distacco. Ma Nick, che ormai nuota nell’oro e sembra avviato alla presidenza di una sorta di multinazionale, cede una parte di gloria e ricchezza all’amico facendolo diventare socio. Tim non si sente affatto partecipe della scoperta e prende il gesto dell’amico come un atto di sfida estrema così, tra alti e bassi e gag dilatate fino all’incredibile, l’invidia, ahinoi, continua…

Se in sala, durante la proiezione, ci sono stati gli sfegatati fan di John Belushi e Dan Aykroyd o i nostalgici degli anni ’70 in genere, non hanno stentato a sentire nella mente l’avanzare di qualcosa di più che di un semplice dejà vu, Vicini di casa (1981) di John G. Avildsen sembra aver ispirato da vicino questa commedia sui rischi del successo e le complicazioni dell’amicizia. Si salva Christopher Walken, nei panni di un esilarante straccione in cerca di fortuna, mentre si sarebbe potuto approfondire di più, in fase di sceneggiatura, lo speciale rapporto di amicizia tra un piccolo borghese rassegnato (Tim/Ben Stiller) e uno pseduo anarchico che non si rassegna alla banalità della sua vita (Nick/Jack Black)    con effetti che avrebbero modificato le sorti e l’andamento del film, ma la regia svogliata e piatta di un Levinson fuori forma amalgama il tutto non dando al film alcuna originalità. Eppure basterebbe rivedere un film come Bandits per apprezzare la bravura di un regista di innegabile talento.

Titolo originale: Envy

Regia: Barry Levinson

Sceneggiatura: Steve Adams

Fotografia: Tim Maurice – Jones

Montaggio: Stu Linder e Blair Daily

Musica: Mark Mothersbaugh

Scenografia:  Ronald R. Reiss 

Costumi: Gloria Gresham

Interpreti: Ben Stiller (Tim Dingman), Jack Black (Nick Vanderpark), Rachel Weisz (Debbie Dingman), Amy Poehler (Natalie Vanderpark), Christopher Walken (J-Man), Ariel Gade (Lula Dingman), Sam Lerner (Michael Dingman), Lily Jackson (Nellie Vanderpark), Connor Matheus  (Nathan Vanderpark), Hector Elias (Eduardo).

Produzione: Barry Levinson e Paula Weinstein

Distribuzione: Columbia Tristar Films Italia

Durata: 99′

Origine: Usa, 2004

 

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