"Mucche alla riscossa", di Will Finn e John Sanford

Dov'è finita la magia made in Disney? Dovunque sia sembra in un posto molto, molto lontano: quest'ultimo parto è piatto come una tavola da surf nelle sue deboli accellerazioni action, nei suoi calembour troppo sottili e battute da cinefili che persino molti adulti non comprenderebbero, senza contare la freddezza cromatica e la spigolosità delle forme

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

Dov'è finita la magia made in Disney? Dovunque sia finita sembra sia un posto molto, molto lontano, forse irraggiungibile: l'ultimo parto della major di zio Walt è piatto come una tavola da surf nelle sue deboli accellerazioni action, nei suoi calembour troppo sottili e battute da cinefili che molti adulti non comprenderebbero (figuriamoci i bambini!), per tacere di mucche che in vena new-age parlano di "divagazioni filosofiche": in tutto ciò non c'è neanche un blando tentativo di mandar fumo negli occhi per occultare l'arrosto bruciato. Si mettono tutta la grossonalità e i "panni sporchi" in piazza, con poco ritegno. Se l'ambientazione da commedia western poteva condurre in fecondi territori inesplorati dal colosso dell'animazione, tutto rimane sulla carta dello script. Non si riesce, infatti, ad affezionarsi né a odiare nessun personaggio o ad apprezzare situazioni semplicemente compiute in sé stesse, così come esseri tondeggianti e capaci di attirare la simpatia anche della persona più burbera quali le mucche, sono disegnate aggressivamente come una chiglia appuntita di una nave da guerra che allontana grandi e piccini… e già l'occhio s'indispone. E poi la cruciale tavolozza di colori: spenta e incapace di emanare quel calore, quell'umanità dei pastelli, dei sublimi oli Disney vecchio stampo capaci di farsi potentemente materici e olfattici, facendoti venire letteralmente l'acquolina in bocca come nel caso della sublime "crema di crema alla Edgar" ne Gli aristogatti, quasi una risposta animata alla "fiction" dei magnifici spaghetti al burro divorati da Totò a "casa Cervi" in Il coraggio, ancor più potentemente erotico-culinari di quelli al sugo nella ben più nota scena di Miseria e nobiltà. Così pure le musiche del premio Oscar Alan Menken viaggiano su note che, purtroppo, non hanno niente a che spartire con passate delizie quali "In fondo al mar" e la sua idea dello yodel come melodia "da pifferaio magico" capace di ipnotizzare il bestiame e farlo danzare come gli elefanti onirici del sogno di Dumbo o l'ipnotica "danza delle ore" di struzzi, ippopotami, elefanti e coccodrilli in Fantasia mostra la corda: Menken non è Ponchielli. Gli unici sollievi li producono l'ottimo trio (per niente "bovino") di doppiatrici Massironi-Leone-Valeri. Forse un tragico e involontario invito a "guardare", limitandosi ad ascoltare?!

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

 


 


Titolo originale: Home on the range
Regia:
Will Finn, John Sanford


Interpreti: Maggie, Mrs Caloway, Grace, Slim, Buck, Jeb
Distribuzione: Buena Vista International
Durata: 75'
Origine: Usa, 2004

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array