"Nowhere in Africa", di Caroline Link

Parlare della Seconda guerra mondiale nel silenzio assoluto, esprimere un amore difficile senza registrarne neanche un gemito, rappresentare gli abissi tra nord e sud del mondo senza retorica, raccontare l'Olocausto senza nominarlo: Caroline Link ci riesce. Eliminando il superfluo.

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Due ore e poco più – due sole ore – per comunicare l'inesprimibile sensazione di trovarsi senza radici, senza terra, senza Heimat. Un tempo brevissimo, per raccontare l'esperienza realmente vissuta da una scrittrice ebrea tedesca, emigrata in Kenya assieme alla propria famiglia nei primi anni '30 quando, ancora bambina, nella Germania nazista la pressione sulle comunità ebraiche iniziava a farsi insostenibile. Due ore per dare forma compatta ad un racconto fatto di terra, di suoni, di foglie e di cieli, di paura e di nostalgie. Materiali pericolosi.
Quattro i personaggi principali: una bambina espiantata dalla propria infanzia; i suoi genitori, uniti da un amore ondivago, perplesso, bisognoso di ruoli certi e conosciuti, una fiamma incerta esposta al vento del nazismo; infine l'Africa, per una volta non sfondo oleografico su cui proiettare rimorsi occidentali di coscienza, ma sublimata in una persona di carne e di ossa, un Mentore nero con l'inesauribile compito di guidare lo scambio tra la cultura indigena e la sovrastrutturata civiltà occidentale.
Merito della Link è aver saputo costruire queste due ore con tanta cura, tanto equilibrio, tanta levità da far credere all'amore per un soggetto che non le appartiene in prima persona, ma che – altro merito – forse più della stessa Stefanie Zweig, autrice del racconto sul quale il film si basa, ha saputo tenere al riparo dai rischi della retorica arcadica, terzomondista e malinconista. La Link parla dell'Olocausto senza nominarlo, fa esplodere le bombe della Seconda Guerra Mondiale nel silenzio più assoluto, descrive le pene di un amore difficile senza registrarne neanche un gemito, rappresenta gli abissi che dividono nord e sud del mondo escludendo le derive del giornalismo d'attualità, tratta sottovoce del concetto di patria tenendolo al riparo da roboanti affermazioni di virile ardimento, trasmette l'inestinguibile vocazione dei giovani al cambiamento senza urla né tensioni: semplicemente sottraendo il superfluo.
 
Titolo originale: Nirgendwo in Afrika
Regia: Caroline Link
Interpreti: Juliane Köhler, Merab Ninidze, Matthias Habich, Sidede Onvulo, Karoline Eckertz, Lea Kurka
Distribuzione: Buena Vista International Italia
Durata: 141'
Origine: Germania, 2001

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