"La ragazza della porta accanto", di Luke Greenfield

Il puritanesimo pruriginoso e represso dell'american way of life torna ancora. L'alchimia impossibile tra la pornostar, il coetaneo secchione ed il codazzo di amici imbranati produce vapori che creano una falsa cortina brillante; una volta diradati i fumi, rimane solo un film che imbriglia qualsiasi velleità di liberare davvero la fantasia.

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Il puritanesimo pruriginoso, represso e fasullo dell'american way of life torna ancora. Passano i decenni, cambiano i presidenti (oppure no), e negli Stati Uniti ci si ritrova ancora al punto di partenza. Il ghigno anarcoide di John Belushi riaffiora vagamente nei ricordi, i suoi gameti (dopo mille riproduzioni miracolosamente ritrovati nel corpo di Jack Black) non bastano a consegnarcene la memoria; e così, venticinque anni di cinema dopo, di "animal", di istintivo, non rimane granché. Il corpo femminile rimane "oggetto", e lo sguardo maschile "soggetto", secondo la migliore traduzione psicanalitica del fenomeno cinema: figuriamoci, poi, se a gestire il gioco è una disinibita pornostar, la ragazza del titolo, che intravede nel nerd Matthew, al di là delle sue manie di grandezza (voler diventare presidente degli Stati Uniti…), una remota possibilità di "redimersi".

Film per adolescenti o per giovani adulti che sia, l'alchimia impossibile tra la ragazza col suo piccante presente, il coetaneo secchione dal futuro ingombrante ed il codazzo di amici imbranati produce – in totale assenza di ironia – vapori che creano una cortina falsamente brillante, dietro la quale si nasconde una produzione furba, attenta a tutti gli aspetti di vendibilità del prodotto finito, ad ogni atteggiamento standardizzato – di devianza o di conformità – con cui l'adolescente medio (che non esiste se non nella testa degli esperti di marketing cinematografico), possa identificarsi. Una volta diradati i fumi, rimane solo un film che imbriglia qualsiasi velleità di liberare davvero la fantasia, giacchè liceità ed illiceità sono assunti stabiliti a priori; ed il finale tranquillizzante impedisce allo spettatore-target lo stress psicologico che ogni processo di emancipazione comporterebbe.

Ad evidenziare la scorrettezza della manovra, un'onnipresente colonna sonora opportunista ed ammiccante, composta mescolando atmosfere degli anni Settanta e dei decenni successivi, fino ai giorni nostri: non si sa mai, qualcuno poteva rimanere scontento.

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Titolo originale: The girl next door
Regia: Luke Greenfield
Interpreti: Emile Hirsch, Elisha Cuthbert, Timothy Oliphant, James Remar, Chris Marquette, Paul Dano
Distribuzione: Twentieth Century Fox
Durata: 1h 50'
Origine: USA, 2004

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