"Hitch – Lui sì che capisce le donne", di Andy Tennant

Se il "micione" Smith e la "gatta" Mendes strappano qualche sorriso è l'ingombrante spalla Kevin James, comico xxxl importato dalla tv, che ruba la scena con una micro-mimica notevole e un corpo di esplosiva carica sovversiva, regalando i migliori momenti di divertimento con la sua spropositata irruenza passivo-aggressiva di sgraziata bellezza

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Chissà cosa avrebbe pensato Casanova mentre scriveva le sue memorie di un film come questo? Il freddo (auto)distruttivismo amatoriale di Don Giovanni l'avrebbe certamente disprezzato perché Alex Hitchens (e già tiriamo un piccolo sospiro di sollievo perché il povero Hitchcock non c'entra nulla…) è un "date doctor", un procacciatore d'appuntamenti, quindi doppiamente colpevole: pensa prima di tutto, sotto lauta retribuzione visto il suo stile di vita, a far circolare l'amore tra i suoi simili e ha perfino un'alta considerazione della sua purezza: veramente imperdonabile. Smith, sempre più palestrato, continua a sfoderare i gradevoli ammiccamenti e i buoni tempi comici che conoscevamo dai tempi della sit-com (prodotta da Quincy Jones) Willy, il principe di Bel Air, mentre la Mendes smorfieggia quel giusto che richiede una commedia romantico-brillante ed esibisce meno sfacciatamente il pregevole décolleté sfoggiato in 2 fast 2 furious e se non c'è sapienza nella messa in scena neanche si può parlare di totale insipienza. Certo è che se il "micione" Smith e la "gatta" Mendes strappano qualche sorriso è l'ingombrante (in tutti i sensi…) spalla Kevin James, comico xxxl importato dalla tv, che ruba la scena ad ogni sua apparizione per merito di una micro-mimica notevole e di un corpo di esplosiva carica sovversiva, regalando i migliori momenti di divertimento con la sua spropositata irruenza passivo-aggressiva di sgraziata bellezza. Il punto di contatto con Alfie più che l'inguainatura glamour, molto più esibita nel remake di Shyer, e il "casanovismo" (altruistico) è l'utilizzo dell'interpellazione diretta allo spettatore con sguardo e parole in macchina che veicola anche la dritta più inquietante (e oggi, nell'era della presunta "comunicazione globale", sempre più tristemente vera) che ci snocciola questo "Barnard dei rapporti sentimentali": il 90 per cento di ciò che comunichiamo agli altri non sgorga dalla nostra bocca. Assioma che, a volerlo svincolare dal semplicistico ragionamento sul linguaggio del corpo, assume di questi tempi lo statuto di un campanello d'allarme sull'incomunicabilità sempre più dilagante. Insomma Hitch potrebbe anche essere non così male se solo non venisse alla mente che le ultime due pellicole in cui ricordiamo la Mendes sono lo straordinario Fratelli per la pelle dei fratelli Farrelly e il convincente Out of time e per Smith lo splendido Io, robot di Proyas. E a quel punto è inevitabile che affiori un po' di "riso amaro".

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Titolo originale: Hitch
Regia: Andy Tennant
Interpreti: Will Smith, Eva Mendes, Kevin James, Amber Valletta, Julie Ann Emery, Adam Arkin
Distribuzione: Columbia Tristar Films Italia
Durata: 115'
Origine: Usa, 2005

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