"Kinsey", di Bill Condon

Sesso, un argomento da evitare. O da approfondire. Lo scienziato Kinsey non ebbe alcun dubbio e diede vita ad uno dei più controversi saggi sul comportamento umano di tutta l'era moderna. Condon ne restituisce un profilo accurato ma troppo convenzionale, dato il soggetto.

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Basta fare una breve escursione su internet per rendersi conto di quanto la figura di Alfred C. Kinsey possa essere ancora oggi, a cinquant'anni dalla morte, oggetto di dispute feroci. Lo stesso Bill Condon, regista e sceneggiatore dell'unico ritratto cinematografico finora esistente dello scienziato statunitense, ne rende un profilo controverso: equilibrato entomologo e sensibile poeta, classificatore razionale ed eccentrico precursore dei costumi, marito passionale e frenetico omosessuale. Ma in rete, al nome di Kinsey sono spesso associate ben altre definizioni, perché negli Stati Uniti del Terzo Millennio il sesso è ancora un argomento da evitare, o tutt'al più buono per scherzarci sopra.
La storia di Kinsey è risaputa: nato nel 1894 da una famiglia protestante ed intollerante, lascia la strada paterna, che lo avrebbe condotto ad una laurea in ingegneria, per studiare biologia. Divenuto scienziato di fama internazionale, inizia nel 1938 a dedicarsi a problemi di sessualità, applicando all'analisi dei comportamenti sessuali umani la stessa serietà scientifica che aveva riservato agli studi sugli insetti. All'inizio del 1948 Kinsey pubblica Sexual behavior in the human male, il libro che contiene i risultati dell'osservazione analitica di migliaia di volontari maschi, condotta tramite un questionario di circa trecento domande; cinque anni dopo vennero pubblicati i risultati della stessa analisi condotta su soggetti di sesso femminile. E' facile immaginare l'effetto devastante che le ricerche di Kinsey ebbero sull'immaginario americano degli anni Quaranta e Cinquanta; inutile anche ricordare che nello stesso periodo il senatore Joseph McCarthy accusava di "comportamento anti-americano" chiunque esprimesse una qualunque forma di dissenso verso i valori fondanti della "Land of Freedom": lo scienziato, come tanti altri, ne fece le spese.
Il Kinsey di Condon possiede le stesse luci ed ombre del Whale di Demoni e dei, l'altro biopic del regista, incentrato sull'autore del Frankenstein cinematografico degli anni Trenta: due personaggi coevi, innamorati del proprio destino, combattuti nella loro molteplicità sessuale, feriti nell'intimo (da un'infanzia priva di amore il primo, dagli orrori della Prima Guerra Mondiale il secondo), condannati ad una morte precoce a causa di malattie (il regista inglese, invalido a causa di un ictus, si tolse la vita). E, come nel racconto degli ultimi anni di James Whale, Condon si attiene scrupolosamente nella messinscena di Kinsey alle regole della ricostruzione dettagliata di un'epoca, di un contesto sociale, di un ambiente familiare e lavorativo in cui immergere il suo protagonista. Solo che l'evidente sforzo di volersi mantenere il più possibile equidistante tra sostenitori e detrattori del "fenomeno Kinsey", il voler esclusivamente esporre i fatti, trova riscontro in un risultato visivo totalmente convenzionale: un fatto che è tanto più dissonante quanto più si riflette sulla non-convenzionalità dell'opera dello scienziato americano.

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Titolo originale: id.
Regia: Bill Condon
Interpreti: Liam Neeson, Laura Linney, Chris O'Donnell, Peter Sarsgaard, Timothy Hutton, John Lithgow
Distribuzione: Twentieth Century Fox
Durata: 118'
Origine: USA, 2004


 

 

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