FILM IN TV: "Detour" di Edgar G. Ulmer

Noir on the road, Detour si libera ben presto dei confini del genere, per trasformarsi in un'agghiacciante parabola sull'assurdità del caso e l'incapacità degli uomini di dominare gli eventi. Un capolavoro che ha l'inesorabilità e l'evidenza della dimostrazione matematica. Venerdì 14/10 ore 5:00 Raitre.

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Che storia avvincente quella di Detour. Film a basso costo, prodotto dalla Prc, girato in pochi giorni da un semioscuro regista di origine austriaca con attori tutt'altro che celebri, ha dovuto attendere alcuni anni perché venisse sdoganato dai mai domi giovani turchi dei "Cahiers". Ora si parla del "B movie più famoso della storia del cinema", di capolavoro, ma l'impressione, almeno per la mia (breve) esperienza personale, è che la fondamentale importanza di Detour sia ancora sconosciuta al di fuori della ristretta cerchia dei cinefili. Il fatto che sia rilegato ancora nei palinsesti notturni la dice lunga. Rimane ancora quell'etichetta B-movie a condannare l'opera di Ulmer ad essere qualcosa di meno di un film (sorte che tocca a tante perle del cinema). In realtà Detour è qualcosa di più di un semplice film: un noir on the road che ha la glaciale inesorabilità della dimostrazione matematica, l'evidenza della parabola. Partendo dalla puntuale sceneggiatura di Martin Goldsmith, Ulmer sceglie una struttura a flashback, su cui innesta il tema archetipico del nòstos, il viaggio di un moderno Ulisse che parte alla ricerca della sua Itaca, ma dissemina qua e là dei veri e propri shock narrativi. Siamo messi in guardia sin dall'inizio: il volto sconsolato di Al Roberts/Tom Neal che, seduto al bancone di un bar, ricorda le sue (dis)avventure ci avverte che non stiamo per assistere all'epopea di un eroe, alla realizzazione di mirabolanti imprese. C'è in quella scena già tutto lo spettro del fallimento. Lo stesso status dei protagonisti è chiaro: Al Roberts è uno squattrinato musicista da piano bar, la sua donna Sue, una cantante che cerca la fortuna in California, ma si accontenta di fare la cameriera. Non c'è traccia dei personaggi tipici del noir, non ci troviamo di fronte a detective, a poliziotti o a killer, ma a persone assolutamente mediocri: il genere è spogliato di ogni alone romantico. Ciò che rimane è l'ambientazione per lo più notturna, la claustrofobia degli spazi chiusi, un senso di fatalità che pesa sull'intera vicenda, una sorta di dark lady di quart'ordine (Vera/Ann Savage).

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A contatto con le atmosfere del genere, il viaggio di Al Roberts diventa un'infernale serie di slittamenti progressivi, deviazioni dal tracciato, détournements appunto, resi da Ulmer con uno stile di una maturità impressionante, controllati movimenti di macchina, millimetrici piani sequenza, sapienti giochi chiaroscurali. Ne viene fuori un'agghiacciante parabola metafisica sull'assurdità del caso e sull'incapacità dell'uomo di dominare gli eventi. Si badi, caso e non destino: in tutta la vicenda non può riscontrarsi un disegno superiore, che dirige gli uomini verso una meta imperscrutabile, ma ogni avvenimento è puro accidente/incidente, un colpo di dadi che automaticamente modifica lo spettro delle scelte dei protagonisti, cambia l'orizzonte delle possibilità. E così ogni scelta successiva pone la premessa di altri avvenimenti devianti. Il destino di Al Roberts, in definitiva, viene ad essere il concentrato di scelte (sbagliate) e casualità. Se perciò è vero che il protagonista è incapace di avere un controllo razionale sulla propria vita, d'altro canto non è del tutto incolpevole di fronte alle proprie sventure. Bisogna stare attenti quando si parla di Kafka, di capolavoro dell'assurdo: l'assurdità di Detour è del tutto immanente al reale, l'incubo fa parte della verità delle cose. Il fatto stesso che Ulmer scelga di spogliare la vicenda e i personaggi di qualsiasi aura romantica, la sua totale aderenza alla realtà, è il segno che egli vuol parlarci razionalmente della nostra vita e dei nostri limiti. "Una filosofia dolorosa, ma vera" di fronte alla quale non possiamo che sentirci spiazzati, frustrati.

DETOUR (Detour) di Edgar G. Ulmer


con Tom Neal, Ann Savage, Claudia Drake, Edmund MacDonald, Tim Ryan


USA 1946, 65'


Venerdì 14 ottobre, Raitre, ore 5

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