Psyco, di Alfred Hitchcock

Perfezionista ad ogni strato della storia e meticoloso in ogni punto dell’inquadratura, uno dei suoi più soffocanti incubi/rompicapi di Hitchcock.

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È il film di Hitchcock per eccellenza, sicuramente uno dei più conosciuti e amati dal pubblico – e sfiora la perfezione, questa è l’unica risposta per chi lo guarda un’altra volta e si chiede perché. Inossidabile come sempre, Psyco resiste al tempo e non ci sono strategie visive di horror né thriller che tengano: perfezionista ad ogni strato della storia e meticoloso in ogni punto dell’inquadratura, la trasposizione del romanzo di Robert Bloch (ispirato a sua volta ad una vicenda reale) trasformata in un soffocante incubo/rompicapo. È così che chi vede Psyco per la prima volta difficilmente farà a meno di chiedersi in continuazione: “E adesso che succede?”; è così che questo film riesce a risvegliare l’inquietudine, il sospetto, la paura ben oltre la scena finale – il ritratto compiuto e angosciante della follia fatto cinema sul volto di Norman Bates (Anthony Perkins) così come lo vede il maestro. E non c’è solo la pluricitata scena della doccia – capolavoro di sangue freddo e di montaggio – non è solo il tempo che Marion Crane (Janet Leigh) impiega a realizzare di stare morendo, a tentare di salvarsi, a morire infine.

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Non è solo omicidio e morte restituiti sullo schermo con un realismo che è difficile immaginare più compiuto. Non è solo la vita che scompare nel buio con l’acqua e il sangue, la vita scomparsa dallo sguardo della protagonista. È un viaggio lucido e composto nei luoghi e nelle possibilità della follia: fin dove può spingersi, e quanto può nascondersi, mimetizzarsi, ingannare. Chiunque. È questo che terrorizza, l’ignoto, il non-prevedibile: e se questi erano già elementi del racconto, Hitchcock li ha resi tangibili, respirabili in Psyco – dalla colonna sonora, dalle mani ed espressioni di Marion – puro nervosismo riflesso del suo essere allo stesso tempo nel bene e nel male – al modo di camminare di Bates, ad ogni luce ed ombra disegnata sul volto dei protagonisti, fino a sequenze magistrali come quella dell’investigatore privato (Martin Balsam) che entra in una delle – tante, successive – case degli orrori sperdute nella pianura americana. Difficile trovare tanta nausea, panico e vertigine in una scena di scale salite – ma se così non fosse, oggi Hitchcock non ci spaventerebbe (a lungo, con pensieri inclusi, a film finito) ancora, più del sangue, delle torture, di creature del buio e carnivore…

 

Titolo originale: Psycho
Regia: Alfred Hitchcock
Interprei: Janet Leigh, Anthony Perkins, Vera Miles, Martin Balsam, John Gavin, John McIntire
Distribuzione: Il Cinema Ritrovato
Durata: 109′

Origine: USA, 1960

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
5
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Il voto dei lettori
5 (1 voto)
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