FILM IN TV – "Gente comune" di Robert Redford

All'interno di un quadro minimale, in un classico ambiente familiare si ramifica la forte conflittualità di “Gente comune”. Il film è esemplare, nel tirare le rette di interrotte geometrie familiari, rivelando da subito le capacità autoriali di Redford, qui all'esordio alla regia. Venerdì 14/4 ore 23:45 Rete 4.

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Per Gus Van Sant è uno dei suoi film culto ed ebbe a dire: "…mi sentivo molto coinvolto dall'ambientazione del film, essendo cresciuto in un ambiente simile ultraconservatore".

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Con Gente comune (Ordinary people) nel 1980 Redford esordisce alla regia e firma un dramma familiare vigoroso e incisivo. Nato da un testo letterario rimaneggiato e rimesso a nuovo dal geniale Alvin Sargent (Spider man 3, Spider man 2, L'amore infedele, Calda emozione, Giulia), Gente comune è la storia del difficile percorso di Conrad, Timothy Hutton alle sue prime esperienze, stretto tra i sensi di colpa per la morte del fratello maggiore, il difficile reinserimento nella quotidianità dopo un soggiorno in clinica e la madre che ne alimenta il disagio. L'insospettabile soluzione arriverà dopo la morte di Karen che Conrad aveva conosciuto in clinica. All'interno di questo quadro di minimale quotidianità si ramifica una forte conflittualità familiare in cui appare centrale il personaggio di Beth, la madre, arida e priva di qualsiasi slancio nei confronti del fragile Conrad e che incarna proprio quel modello di donna estranea a qualsivoglia sollecitazione culturale, incapace di intrattenere rapporti umani che vadano al di là di un formalismo quasi esclusivamente narcisistico. Nella dimostrazione e rappresentazione di questo stato di cose e quindi nel tirare le rette di queste interrotte geometrie familiari Gente comune è esemplare, rivelando da subito le capacità autoriali di Redford pur davanti alle incertezze, circa le proprie capacità nell'affrontare la regia, che egli stesso ha denunciato in un'intervista rilasciata contemporaneamente all'uscita del film. Un film di sentimenti frastagliati e pungenti, pur composti all'interno di un quadro di enunciata normalità, in cui l'effetto della loro esternazione fa quasi sempre più male che bene, in cui le parole, i gesti, i comportamenti isolano i personaggi in un solipsismo che fin quando rimane tale è senza soluzione. Un forte accento negativo su certa famiglia upper class di solido stampo borghese, in cui lo sterile moralismo diventa lo spirito guida degli atteggiamenti familiari, è la traccia principale su cui si muove il film di Redford. In questo senso non appare estraneo, ma che anzi coglie nel segno, il richiamo, sottolineato dallo stesso autore, a Il giovane Holden al quale Conrad è accomunato dallo spaesamento nevrotico e dal caos dei sentimenti. Così ci appaiono vere le parole di Van Sant in quanto confermano il primario effetto del film per cui le regole familiari di appartenenza hanno preminenza assoluta sui sentimenti e il loro emergere non significa sempre ricomposizione, anche qui, al di là di ogni apparenza. 


 


Gente comune di Robert Redford (USA 1980);
con T. Hutton, D. Sutherland, M. Tyler Moore, J. Hirsch;
venerdì 14 aprile, ore 23:45 Rete 4


 


 

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