FILM IN TV: "Il tempo dei cavalli ubriachi" di Bahman Ghobadi

Il cinema di Ghobadi appare sospeso tra realismo e forma, fedele nel restituire la sofferenza dei suoi personaggi e del popolo curdo, ma anche attento a un rigore formale, che testimonia uno sguardo al tempo distante e pudico. Venerdì 16 marzo ore 1:30, Raitre

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C'è qualcosa di bello e terribile nella natura. I sentieri e i paesaggi innevati de Il tempo dei cavalli ubriachi testimoniano la sofferenza atavica dei piccoli personaggi e del popolo curdo, ma al tempo stesso costituiscono uno scenario di un candore immobile e abbagliante. E lo stesso film sembra reggersi su questo dualismo quasi metafisico. Ghobadi, assistente del maestro Kiarostami, esordisce nel lungometraggio, scegliendo di raccontare la realtà della sua gente. Va in un villaggio curdo-iraniano di confine e prende a modello una storia vera: la faticosa esistenza di cinque fratelli orfani, uno dei quali, Madi, storpio e malato sin dalla nascita, ha bisogno di una costosa operazione solo per poter sopravvivere qualche mese in più. L'altro fratello maschio, Ayoub, ormai responsabile della famiglia, decide di caricarselo sulle spalle per condurlo in Iraq. Un cammino estenuante, tra il gelo implacabile dell'inverno, cavalli ubriachi che stramazzano al suolo, l'indifferenza dei più grandi e le continue imboscate alle carovane curde. La vita irrompe nel cinema. Eppure Ghodabi prende le distanze tanto dalle preoccupazioni metacinematografiche di Kiarostami quanto dalle convenzioni stilistiche del realismo o del cinema documentario. Le sue immagini, pur non tacendo nulla della crudezza di una disperata lotta per la sopravvivenza, mantengono un controllo e un rigore formale, che testimoniano la volontà di non oltrepassare mai le pericolose soglie della retorica e del patetismo. Quasi fosse il cinema stesso una questione di "limiti"… E i numerosi campi lunghi sono lo sguardo di un occhio immobile e distante, come la natura teatro delle vicende, ma al tempo stesso pudico, attento, rispettoso. E senza alcuno sforzo, le storie e le immagini parlano da sé, attraverso i volti e i corpi, che si fanno carico, letteralmente, delle sofferenze, ma che al tempo stesso sono sorretti da legami familiari e sentimenti indissolubili. Sentimenti che nel finale, per un attimo, sembrano capaci di annullare i limiti e i confini, sepolti tra il bianco della neve e del cielo.

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Titolo originale: Zamani barayé masti asbha


Regia: Bahman Ghobadi


Interpreti: Ayoub Ahmadi, Nezhad Ekhtiar-Dini, Amaneh Ekhtiar-Dini, Madi Ekhtiar-Dini, Jouvin Younessi, gli abitanti di Sardab e Bané


Durata: 77'


Origine: Iran, 2000


Venerdì 16 marzo ore 1:30, Raitre

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