FILM IN TV – "Lunghi addii" di Kira Muratova

Diretto nel 1971, il film è osteggiato dal regime sovietico e viene distribuito solo nel 1987. Il motivo sta nella sua storia intima, che manca di quell’esemplarità sociale e politica pretesa da chi detta le regole. Eppure, la Muratova racconta in ogni istante una rivoluzione del cuore, animata da una continua, ininterrotta love stream. Sabato 8 marzo, ore 3:45 Raitre

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Lunghi addiiDiretto nel 1971, Dolgie provody (Lunghi addii) rappresenta il massimo punto di tensione tra la Muratova e il regime comunista. La regista, dopo una collaborazione con il marito Alexandr Muratov, aveva esordito quattro anni prima con Brevi incontri, incontrando già le prime resistenze. Lunghi addii viene visto come un riprovevole esempio di disimpegno, per di più girato in una forma troppo libera, e ne viene impedita la distribuzione e la circolazione fino all’avvento di Gorbačëv e della sua politica del glasnost. Una destino forse inevitabile per questa storia. Abbandonata dal marito archeologo, Yevgeniya (Zinaida Sharko) vive con il figlio adolescente Sasha Ustinov (Oleg Vladimirsky). La donna, che lavora come traduttrice, ha voglia di rifarsi una vita e accetta le avances di un uomo. Il ragazzo, dal canto suo, affronta le inquietudini dell’adolescenza: primi tormenti amorosi, vuote giornate d’insoddisfazione e solitudine. Sasha avverte il bisogno di un cambiamento e la possibilità di una svolta gli è offerta dal padre, che gli propone di raggiungerlo per aiutarlo nelle sue ricerche. La separazione è nell’aria, ma Yevgeniya non ci sta ad essere abbandonata per la seconda volta. La Muratova racconta di una storia minima e universale, una storia come tante, che però manca di quell’esemplarità sociale e politica pretesa dal realismo sovietico. Partenze, perdite e cambiamenti, passaggi di linee e passaggi di tempo. La vita. Un piccolo, abissale terremoto sentimentale, una rivoluzione del cuore, che contrasta con la pretesa della storia ufficiale che la rivoluzione sia un fatto ideologico. Come se i più grandi sconvolgimenti non nascano prima nell’intimo delle persone, per poi tradursi nell’atteggiamento col quale si sta al mondo. A chi pretende di dettare la via maestra, incanalando l’azione in regole altrettanto ferree e asfissianti di quelle che si vogliono abbattere, la Muratova risponde d’istinto che la ribellione è innanzitutto una questione di libertà d’ispirazione e, poi, di conseguenza, di libertà delle forme. Eterna nouvelle vague. Sarà forse la sua origine aliena (la Muratova nasce a Soroca, in territorio allora rumeno e oggi moldavo), sarà forse il suo essere donna, il cinema della Muratova trasuda e racconta in ogni istante amore. Lunghi addii è come animato da quell’ininterrotta love stream di Cassavetes (Zinaida Sharko non sembra forse una Gena Rowlands russa, una Mabel Longhetti folle d’amore?), che scardina le convenzioni emotive. E quella scia nascosta porta sino a Skolimowski, che racconta la fragilità dei suoi ragazzi con la fragilità sfuggente, strutturale, del cinema.    

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Titolo originale: Dolgie provody

Regia: Kira Muratova

Interpreti: Zinaida Sharko, Oleg Vladimirsky, Tatyana Mychko, Yuri Kayurov, Svetlana Kabanova

Durata: 91’

Origine: URSS, 1971

Sabato 8 marzo ore 3:45 Raitre

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