FILM IN TV – So Come Back, I Am Waiting: "In nome di Dio" di John Ford

In nome di DioL’immagine di Ford è per sé e per il nostro sguardo, è piaga aperta nella favilla dell’occhio che gode della sua epifania, sentendola propria come esperienza vissuta, come continuo taglio e rimarginazione, ferita e rifioritura. Ecco perché questo cinema esige un découpage intimo, retto dalle ragioni del cuore … You Can’t Go Home Again, il ritornello lo abbiamo mandato a memoria, eppure in questo esile esilio potremmo ancora dire: So Come Back, I Am WaitingMartedì 18 marzo ore 14 La 7

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In nome di DioIl vento che solleva la polvere, increspa gli specchi d’acqua delle oasi, modella la sabbia del deserto; la luce che intaglia le ombre, scolpisce i volti (quanti primi piani nel cinema di John Ford … quanti paesaggi dell’anima …); quante volte John Weyne alias Robert Hightower, nel film, alza la mano a coprire la luce abbagliante del sole per farsi o fare ombra sul viso. Un gesto semplice, un gesto esplicito eppure indimenticabile, sono mani le sue che fanno sera sul viso, sono mani che hanno quel sapore di terra e di vento con cui Ford plasma i suoi corpi. Argilla e soffio vitale. E Ford non esita a filmare entrambi: il corpo come carne e come spirito; e a tenerli insieme in una sola commovente sequenza. E il nostro sguardo è ancora una volta catturato da quella distanza che desidera abitare e che qui abita miracolosamente come alterità. L’immagine di Ford è per sé e per il nostro sguardo, è piaga aperta nella favilla dell’occhio che gode della sua epifania, sentendola propria come esperienza vissuta, come continuo taglio e rimarginazione, ferita e rifioritura (non è un caso che qui Ford rilegga con meravigliosa originalità la favola della natività). Perché altro la vicenda di Robert, William e Pedro è un esilio venato dalla malinconia e dal disperato desiderio di un ritorno a casa? Perché il corpo possa essere testimonianza, prova di memoria del suo aver vissuto, del suo essere stato negli occhi e per gli occhi di chi (ancora …) ne attende il ritorno. Qui in come Viaggio senza fine (The Long Voyage Home, 1940), altro capolavoro assoluto del cinema di Ford, il viaggio diventa semplicemente il segno del nostro essere al mondo, al coperto o senza tetto, pur sempre in un meraviglioso intreccio di vicino e lontano. Ecco perché questo cinema, che è un altro viaggio tra le immagini dell’intimità: la casa natale e la casa onirica, il ventre, la grotta … (Bachelard ovviamente), esige un découpage intimo, retto dalle ragioni del cuore. You Can’t Go Home Again, non si può tornare a casa, il ritornello lo abbiamo mandato a memoria, eppure in questo esile esilio potremmo ancora dire, dovremmo dire: So Come Back, I Am Waiting, proprio così io sono in attesa, perché qualcuno o qualcosa ritornerà … e in ciò la chiusura del film di Ford è più intensa di qualsiasi parola.

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Titolo originale: Three Godfathers
Regia: John Ford
Interpreti: John Weyne, Pedro Armendariz, Harry Carey jr, Ward Bond
Origine: Usa 1948
Durata: 102'
Martedì 18 marzo ore 14 La 7

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