I FILM IN TV – Film della settimana: L'ISOLA di Kim Ki-Duk

Nel film di Kim Ki-duk i corpi sono trasparenti incarnati riflessi nella liquidità dello sguardo, avvolti dal velario evanescente di un paesaggio nebbioso, sospesi nel limbo equoreo di una sfogliante fragilità, sfuggenti nel loro voler essere fuori dal mondo, lontani dalle cose del mondo, eppure infissi nelle tramate smagliature del vivere.

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La pelle delle immagini. Il quarto film di Kim Ki-duk, presentato al Festival di Venezia nel 2000, scivola sulla superficie placida dell'acqua come le piccole e solitarie abitazioni dei pescatori protagonisti della vicenda (tra di loro si è nascosto Hyun-Siik/Kim Yoo-Suk un ex poliziotto, accusato dell'assassinio della fidanzata e del suo amante). Un film in cui l'acqua e la sua superficie sono la pelle delle immagini, l'elemento rifrangente la luce in un ripercuotersi di echi come il passare del tempo o come la sublimazione del silenzio. Immagini nelle quali tutto appare cangiante e diafano. La luce si decanta in brandelli d'oro splendenti sull'acqua e nel cielo. Frammenti d'azzurro tingono l'aria. I boschi sullo sfondo sono d'un verde cupo. I diversi colori delle case galleggianti sembrano disperdersi in piccoli tocchi vaganti. L'isola è un film iscritto sulla superficie smerigliante dell'acqua: emozioni, compenetrazioni di sogno e realtà, magia evocatrice della luce, della vita dei corpi profusi nella casta e silenziosa profondità dell'esistere. I corpi di Kim Ki-duk sono trasparenti incarnati riflessi nella liquidità dello sguardo, avvolti dal velario evanescente di un paesaggio nebbioso, sospesi nel limbo equoreo di una sfogliante fragilità, sfuggenti nel loro voler essere fuori dal mondo, lontani dalle cose del mondo, eppure infissi nelle tramate smagliature del vivere, persi nel calore/colore configurante il quadro dell'esistere, un quadro nel quale toni cuprei si incrociano con suggestivi giochi di ombra e di luce. Alla levità sognante di forme, segni, colori e situazioni figurate o alluse (leggere come le sculture di carta del protagonista), si intreccia una scrittura cromaticamente esacerbata (la dolente storia d'amore tra Hyun-Siik e Hee-Jin/Jung Suh). Così Kim Ki-duk filma la presente singolarità dei corpi nella nudità del loro (im)palpabile sentire. Entra con la forza dell'incanto, dell'irrazionale in una intimità quasi tattile, ossessiva, facendo sentire le loro pulsioni nervose e distruttive (la scena in cui Hyun-Siik per evitare la cattura dei poliziotti si infila in gola gli ami da pesca). Riesce a plasmare figure e volti esprimenti la nudità dell'anima, cosicché l'intimità, il più interno e il più nascosto si fanno superficie. La loro interiorità è la superficie, incarnata, per poter assaporare con l'occhio ed il cuore il loro presente essere stati rimessi alla vita.

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L'isola (Seom) di Kim Ki-Duk
con Jung Suh, Kim Yoo-Suk, Park Sung-Hee, Cho Jae-Hyung
Sud Corea, 2000, (86')
Sabato, 12 febbraio, ore 01:00, Raitre

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