I FILM IN TV – Il colore viola, di Steven Spielberg

Il film rivela le nuove scelte narrative che avrebbero poi accompagnato Spielberg, che attraverso la sontuosa messa in scena rivolge lo sguardo alle vittime di qualsiasi ingiusta persecuzione.

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L’uscita di Il colore viola segnò un momento decisivo per Steven Spielberg, da quel film il suo registro narrativo subì una profonda inversione di tendenza. Regista del fantastico e dello spettacolare, con Il colore viola Spielberg trova quella vena narrativa che da lì a qualche anno, dopo a storia di Celie e Nettie alle prese con un tirannico “Mister”, gli avrebbe fatto narrare l’infanzia di James Ballard nel magnifico L’impero del sole.

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Le tracce di queste nuove scelte narrative, che lasciano intatta la forma del racconto sviluppato, come al solito, attraverso la sontuosa messa in scena, si rivelano in quella “sconosciuta” sensibilità che l’autore sembra rivelare. Un regista che sembrava ammalato della sindrome di Peter Pan e che, invece, scopriamo, da questa prova in poi, anche sensibile e commovente. Tutto ciò non è solo frutto dell’acquisita maturità e oggi che il disegno si fa più nitido, Il colore viola  appare come una delle tappe di un percorso che si è consapevolmente dispiegato in questi anni. Il colore viola che non è un film sulla condizione dei neri, quanto piuttosto un primo film sulla condizione della vittima. “Sei brutta, sei povera, sei negra, sei donna” sono le parole che “Mister” rivolge a Celie e con queste parole il senso del film diventa chiaro.

Nato dall’adattamento di un romanzo della femminista nera Alice Walker, l’opera non fu gradita alla comunità di colore, poichè non emergeva l’aspetto più propriamente politico della discriminazione e anzi proprio la dispotica figura di “Mister” poteva essere accomunata a quella di un qualsiasi prevaricatore bianco. Il film segnò l’esordio di Whoopi Goldberg e fu uno dei primi ruoli importanti per Danny Glover, qui nell’insolito ruolo di cattivo, e poi uno stuolo di altri interpreti, tra i quali molti non professionisti, popolano il film, che vide per la prima volta Spielberg lavorare senza storyboard e con un budget tutto sommato ridotto rispetto alle precedenti produzioni. Anche questi aspetti contribuiscono a fare considerare questo film come uno spartiacque nella filmografia dell’autore e una dichiarazione di intenti a favore delle vittime di qualsiasi ingiusta persecuzione che è culminata nel personalissimo impegno nei confronti della questione ebraica.

Pur nelle rimarchevoli differenze Amistad e Schindler’s List si iscrivono di diritto alla lista e The Terminal, che, pur appartenendo ad altra tradizione, costituisce un’altra tappa del percorso. Spielberg muta il romanzo epistolare in un capitolo elegiaco della sua produzione, dando forma al “privato” attraverso una naturale scenografia che trasforma il disagio in libertà, risolvendo la solitudine in una invenzione quotidiana che salva la vita attraversata dalla paura.

 

Titolo originale: The Color Purple
Regia: Steven Spielberg
Interpreti:
Whoopi Goldberg, Danny Glover, Margaret Avary, Oprah Winfrey, Willard E. Pugh
Durata: 152′
Origine: USA, 1985
Genere: drammatico

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.7

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
4.5 (2 voti)
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