VENEZIA 62 – "The Exorcism of Emily Rose" di Scott Derrickson (Fuori concorso)

"The Exorcism of Emily Rose" è un film che mescola sapientemente vari generi cinematografici sincopando sullo schermo brividi e strategie legali, atti processuali e sequenze che, e non poteva essere diversamente, fanno il verso agli esorcismi di Friedkin e Boorman.

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Si tingono immediatamente di nero le serate veneziane con l'horror giudiziario L'esorcismo di Emily Rose diretto dal regista e sceneggiatore statunitense Scott Derrickson ed interpretato da Campbell Scott, Jennifer Carpenter e la "mitica" Laura Linney. Sprofondato in una desolata fattoria della provincia americana, intravista solo in flashback, ed attorcigliato lungo gli atti e le deposizioni di un processo per omicidio, l'opera terza in cabina di regia di Derrickson (precedentemente ha firmato Hellraiser V: Inferno e Ghostling) racconta la vicenda di una giovane studentessa americana in bilico fra comuni attacchi di epilessia ed incredibili possessioni demoniache. Tratto da una storia vera – quello di Emily Rose è uno dei rarissimi casi di possessione diabolica riconosciuto e certificato dalla Chiesa cattolica – il film si snoda velocemente fra gli episodi chiave della "malattia" di Emily, il terrificante rito dell'esorcismo con la conseguente morte della protagonista, ed il processo al prete esorcista accusato dell'omicidio della ragazza. Fino a giungere alla salomonica soluzione finale dove gli uomini di legge non riescono a decidere una questione che sembra essere al di là del bene e del male…

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Ben scritto dallo stesso Derrickson in collaborazione con Paul Harris Boardman, The Exorcism of Emily Rose è un'opera gotica e moderna al tempo stesso che mescola sapientemente vari generi cinematografici (l'horror, il legal thriller, ma anche il docu-dramma e il reportage giornalistico…) sincopando sullo schermo brividi e strategie legali, atti processuali e sequenze che, e non poteva essere diversamente, fanno il verso agli esorcismi di Friedkin e Boorman. E se molti frammenti di questo patchwork risultano già visti – basti pensare ai molti flashback horror ispirati a tecniche e trucchi del recente cinema asiatico… -, l'insieme di questo film sbilenco ed atipico risulta appassionante ed accattivante. Probabilmente anche grazie ad un uso puntuale ed intelligente degli effetti sonori ed a quel senso di verità che aleggia per tutta la messa in scena autenticando e "certificando" il lato oscuro di ogni inquadratura.

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