"The Interpreter", di Sidney Pollack

Quello di Pollack è uno dei thriller più coinvolgenti e innovativi degli ultimi anni. Non è la forma autoriale che domina il percorso strutturale del comando, non c'è immagine che uccide l'immagine. Non c'è la cattiva che scaccia la buona.

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"Questa ragazza è di tutti": è uno dei thriller più coinvolgenti e innovativi degli ultimi anni (Three Days of the Condor, Absence of Malice, The Firm), in cui suspense e intrigo s'intrecciano all'essere umanamente braccati.
Nel fittizio Paese Africano dove si parla una lingua che non esiste, tra lo Swahili e lo Shona, all'interno (è la prima per il cinema) del palazzo ONU, tra le strade di New York, ciò che il cinema trova è l'ordine e l'idealismo, il caos e la vivacità: il fantastico dove girare. L'interprete (Nicole Kidman) per caso (o per necessità) ascolta il bisbiglio di un complotto contro un capo di stato africano, tra i banchi della diplomazia internazionale, in un raro idioma che pochissime persone al mondo parlano e capiscono. La vita, ad un tratto, è sconvolta (ma lo era già da prima…) aprendo inquietanti scenari, cornici del thriller della comunicazione globale, del terrorismo (ormai non più rosso), dei pericoli del fraintendimento e l'urgente necessità di verità. In Pollack, che ha scavato nel torbido mondo della CIA, nell'amore la vendetta e il potere, nel lato selvaggio e oscuro della legalità mai affine alla giustizia, ci trovi l'immediatezza, la complessità e l'autenticità emotiva di un moderno intreccio politico. Cinema focalizzato sulla storia che valorizza le incredibili fattezze di un luogo, di una strada realmente palpabile. Rozzo e crudo, morbido e sommesso. L'ONU è UNO: corridoi attraversati troppo spesso nel senso opposto alle guerre, ai disastri e alle crisi mondiali, in cui ogni singola parola ha il suo peso, (co)spirata nella cabina insonorizzata di chi ascolta e traduce. C'è un altro film di questa settimana che indaga la sete di potere in una "cabina buia": Manderlay di Lars Von Trier. Siamo all'antitesi: in Pollack non è la forma autoriale che domina il percorso strutturale del comando, non c'è immagine che uccide l'immagine. Non c'è quella cattiva che scaccia la buona. L'orco ottico vaglia il troppo-pieno dell'ambiente "larsiano" con l'agilità non curiosa che tradisce il divenire-segno delle nostre immagini. Non più vedere ma controllare che tutto proceda bene, come previsto. Così come il "tutto è cinema" allude a un mondo in cui il cinema non è più granché, il tutto-in-vista segna, allo stesso tempo, il declino e il trionfo dello sguardo. Le belle immagini sembra che moltiplichino i mal-vedenti. Trasformare il mondo in immagini di sintesi, in fin dei conti, non significa forse fargli/farci scoppiare gli occhi? Pollack trasforma la strategia del potere da dimostrativa in mostrativa: la retorica non sprofonda nella scenografia. Cinema che traduce simultaneamente il contenuto organizzato e canalizzato che non allinea ma espande le minoranze del visivo. "Questa ragazza è di tutti", e non come la ragazza di Manderlay, fabbrica di inganni, vittima di un'allucinazione-limite che confonde vedere e sapere, il lampo e l'illuminazione.   

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Regia: Sidney Pollack


Interpreti: Nicole Kidman, Sean Penn, Catherine Keener, Yvan Attal, Earl Cameron


Distribuzione: Eagle Pictures


Durata: 128'


Origine: USA, 2005

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