"Napoleon Dynamite", di Jared Hess

Il regista ventiquattrenne punta su una messa in scena scarna, filmando pochi ambienti: una casa, una scuola, una strada in mezzo alla campagna. Anche gli interpreti sembrano partecipare a questo "gioco di povertà". Sono esangui, rallentati ed invisibili.

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Se questo è il nuovo cinema indipendente, intellettuale e dissacrante statunitense (o meglio, quello che viene distribuito), abbiamo di che preoccuparci. Seriamente. Non erano sufficienti i vari Gondry, Payne e Wes Anderson, adesso ci si mette anche Jared Hess a darci lezioni di cinema snob, vanitoso e "intelligente". Non sentivamo proprio la necessità di un nuovo pseudo-autore nella già lunga lista di registi che hanno perso il senso della misura (e della decenza), credendo di essere i nuovi profeti del new cinema americano. Jared Hess debutta nel lungometraggio con questo Napoleon Dynamite – presentato l'anno passato al Sundance – tratto da un suo precedente corto, Peluca, che pare abbia raccolto molti consensi negli USA. I fratelli Dynamite , Napoleon (Jon Heder) e Kip (Aaron Ruell), entrambi poco svegli, vivono con la nonna, quando questa ha un incidente in moto, le subentra lo zio Rico (Jon Gries), venditore porta a porta da strapazzo. Napoleon nel frattempo decide di dare una mano all'amico Pedro (Efren Ramirez), candidato alla presidenza del consiglio studentesco. Gli elementi sembravano esserci tutti per trarne un buon lavoro comico, vivace e godibile, invece ne esce una storia insignificante, desolatamente piatta nella sua staticità visiva. Hess si prende troppo sul serio e pretende di girare un film impegnato, quasi di denuncia sociale (la squallida, bacchettona e bigotta provincia rurale americana) camuffandolo da commedia (il nerd sfigato che si prende una bella rivincita nei confronti dei compagni di scuola). Il bersaglio però viene grossolanamente mancato. Il film non diverte e nemmeno fa riflettere, ma riesce solamente ad annoiare ed irritare.

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Il regista ventiquattrenne  punta su una messa in scena scarna, filmando pochi ambienti: una casa, una scuola, una strada in mezzo alla campagna. Anche gli interpreti sembrano partecipare a questo "gioco di povertà". Sono esangui, rallentati ed invisibili. Fantasmi di carne che deambulano attraverso il nulla della forma (filmica). Troppe le pause ingiustificate, visivamente  imbarazzanti (su tutte, i silenzi di Napoleon) e le sequenze fini a se stesse, tranciate a metà (l'uccisione fuori campo di una mucca, la scena del pollaio, il ballo scolastico, la lezione di arti marziali). Verrebbe da dire troppo cinismo e gelido calcolo, inutile artificio. E che di artificio si tratti il regista ce lo fa capire (o almeno intravedere) quando Pedro si rasa a zero e si  mette un toupet  grossolanamente posticcio. E' il segnale chiaro (ma ce n'era bisogno?) che il cinema di Hess è pura costruzione fasulla, senza un minimo di cuore, di passione e di coraggio. Un cinema – il suo – già deceduto al momento della nascita. Da evitare con molta attenzione.

Titolo originale: id.


Regia: Jared Hess


Interpreti:  Jon Heder,  Aaron Ruell, Jon Gries,  Efren Ramirez


Distribuzione: Twentieth Century Fox


Durata: 86'


Origine: USA, 2004


 

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