"Dick & Jane: operazione furto", di Dean Parisot

Doveva essere eversivo e anarchico, quasi una celebrazione della distruzione del sogno americano questo remake di "Non rubare…se non è strettamente necessario", invece il film sceglie la strada del cinema grottesco dove la consueta energia di Carrey stavolta gira a vuoto malgrado riprenda squarci e situazioni di alcuni dei suoi film precedenti

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A volte certi film prendono troppa velocità e sbandano violentemente. E' il caso di quest'ultima pellicola di Jim Carrey, forse vera anima di questo Dick & Jane: operazione furto essendo sia protagonista sia produttore che, in qualche modo, ricicla quella 'scenografia falsa' di The Truman Show, quella dimensione quasi onirica di Se mi lasci ti cancello, quella quotidianità progressivamente disgregata di Bugiardo bugiardo, oltre a quell'inesauribile energia fisica di Ace ventura. E forse la parte iniziale può apparire quella più cinica. I coniugi Dick (Carrey) e Jane (Leoni) Harper sono una coppia dal tenore di vita molto alto. L'uomo viene poi promosso vicepresidente dell'azienda presso cui lavora. La compagnia però viene subito dopo cooinvolta in un tracollo finanziario e in breve tempo gli Harper perdono quasi tutto quello che hanno. Per non sfigurare davanti agli occhi del vicinato, intraprendono un'altra redditizia attività. Forse dentro Dick & Jane: operazione furto, remake di Non rubare…se non è strettamente necessario (1977) di Ted Kotcheff con George Segal e Jane Fonda, c'è la distruzione del "sogno americano". Proprio dopo che Dick ha perso il lavoro, c'è forse il momento visivamente più interessante della pellicola, quella del set che progressivamente si spoglia dei suoi dettagli: il prato del giardino, la televisione, l'auto. Il film di Parisot (che aveva diretto nel 1999 l'interessante film di fantascienza Galaxy Quest) però non mantiene quella cattiveria annunciata e soprattutto la presunta anarchia dei movimenti impazziti di Carrey girano a vuoto. Dick & Jane: operazione furto sembra scegliere invece quella linea presuntuosamente grottesca di L'invidia del mio migliore amico di Levinson in cui il tracollo finanziario di Carrey ricorda quello di Ben Stiller, e la nuova situazione di disagio economico contrasta con quella del benessere del vicinato. Non è un caso che il film comincia con forti accelerazioni visive, presenza di didascalie che presentano i personaggi e poi a un certo punto mostra di avere il fiato corto soprattutto nella sequenza della banca. L'inesauribile carica di Carrey inoltre appare dissonante rispetto la recitazione sempre troppo controllata di Téa Leoni, capace di vivere davvero le ansie del suo personaggio solo nello straordinario Spanglish di Brooks. Certamente non mancano i momenti divertenti, da quello in cui Dick entra in un drugstore per rapinarlo e poi fugge a gambe levate per non aver pagato una granatina, oppure il finale dove emerge anche il volto di Richard Jenkins, uno degli attori secondari più presenti e poco presi in considerazione del cinema hollywoodiano. La carica eversiva si disperde forse anche perché ci sono troppi stili diversi nella scrittura; la sceneggiatura infatti è stata scritta da Nicholas Stoller, Judd Apatow (40 anni vergine, Prima o poi me lo sposo) e Peter Tollan (sceneggiatore di alcuni film di Ramis come Terapia e pallottole, Un boss sotto stress e Indiavolato).

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Titolo originale: Fun With Dick and Jane


Regia: Dean Parisot


Interpreti: Jim Carrey, Téa Leoni, Alec Baldwin, Richard Jenkins, Angie Harmon, Michelle Arthur, Richard Burgi, Jacob Davich


Distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia


Durata: 95'


Origine: Usa, 2005

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