"The Weather Man" di Gore Verbinski

Il film di Verbinski rappresenta il tentativo di stigmatizzare le infelicità di una società arrivista e nevrotica. Un attacco al "sogno americano", ma questa storia di sogni sfumati e fallimenti si porta addosso quasi il peso della sfortuna…

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Non è un film semplice da definire questo The Weather Man. Verbinski ci aveva abituato a film prettamente commerciali, come The Ring, remake del successo horror di Hideo Nakata, e La maledizione della prima luna, con un istrionico Johnny Depp. Qui tenta una svolta alta, "autoriale", tessendo la storia di un affermato conduttore di previsioni del tempo, Dave Spritz (Nicolas Cage), che a poco a poco vede il proprio mondo andare a rotoli. La moglie non lo vuole più, i figli adolescenti sono infelici e allo sbando. Il padre (Michael Caine, grande come sempre), affermato scrittore, vincitore in gioventù del Premio Pulitzer, è incurabilmente malato. Persino la gente, il pubblico, sembra deridere il povero Spritz, ormai vero e proprio clown del circo mediatico. Resta il sogno di fare il salto di qualità nella professione, entrando nello show newyorkese "Hallo America", alla corte di Bryant Gumbel. Il personaggio che emerge a poco a poco è quello di un fallito, di un uomo stanco e depresso, incapace di dare qualcosa a se stesso e agli altri. E' come se pagasse il prezzo della propria visibilità con una corrispettiva "invisibilità" affettiva. E per gli altri non va meglio. Non va meglio per la figlia, ragazzina prematuramente demotivata, né per il figlio, già costretto a frequentare consultori psicoterapeutici. E neppure il vecchio Robert, chiuso nel suo aplomb vecchio stile, sembra incapace di qualsiasi slancio emotivo e sentimentale. E' un mondo alla deriva, sembra dirci Verbinski, un mondo in cui l'affermazione professionale è l'unica cosa che conta, a scapito di rapporti umani instabili o ripetitivi, comunque inconsistenti come i cibi da fast food, con cui Spritz viene ripetutamente bersagliato. L'intenzione, fin troppo scoperta, è quella di mettere all'indice l'american way of life, quel sogno americano di successo e realizzazione, quell'ideale individualista in base al quale "se vuoi ce la fai". E così Dave ottiene il posto ad "Hallo America", ma tutti i suoi tentativi di mettere un ordine nella sua vita privata sono destinati allo scacco. E' vero, tra la nubi plumbee di Chicago e New York, sembra intravedersi a tratti qualche raggio di sole (toccante la scena del colloquio tra il vecchio padre e Dave in macchina), ma nel viso tristemente monocorde di Nicolas Cage non è data intravedere nessuna possibilità di pacificazione, tanto meno di felicità. Il punto è che su ogni fotogramma del film sembra dominare una cappa di desolazione, o meglio, di depressione. Verbinski tenta più volte di scegliere la strada dell'ironia (e in parte ci riesce), di vivacizzare con voce off e flashback rivelatori, con ragionamenti pseudo-esistenziali, ma questa storia di sogni sfumati e fallimenti si porta addosso quasi il peso della sfortuna. Come se dicesse: è inutile provarci, non c'è nulla da fare.

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Titolo originale: Id


Regia: Gore Verbinski


Interpreti: Nicolas Cage, Michael Caine, Hope Davis, Gemmenne de la Peña, Nicholas Hoult, Michael Rispoli, Gil Bellows.


Distribuzione: Eagle Pictures


Durata: 101'


Origine: USA, 2005

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