"Rischio a due", di D.J. Caruso

Nel film di Caruso viene messa a punto l'idea di una clonazione terapeutica al contrario dove ad organismi hollywoodiani afasici e "gonfiati" possano essere innestate cellule malate in grado di infestare di incertezze, dubbi ed aperture una realtà di riferimento che soffre di eccessiva e in/sana autosufficienza.

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Ci sono tanti film statunitensi che non si limitano a rappresentare solo sé stessi ma sempre più il contesto socio-economico che li ha fatti nascere. E sotto traccia danno modo ai personaggi di dar vita alle latenze più scontate ma non dette del capitalismo tout court. In questo senso ci aiuta molto il titolo originale del film diretto da Caruso: Two for the Money. E' vero che si scommette con la propria vita e lo script rafforza tale parallelismo fino al climax finale ma gratta gratta è il denaro ciò che fa muovere tutto e tutti. Ci restituisce l'eco di un'esistenza, anche se solo lo sfioriamo in una scommessa sul football persa all'ultimo secondo. Ed infatti i due protagonisti sembrano due facce della stessa medaglia. L'uno interpretato da Matthew McConaughey – il Brandon Lang, poi John Anthony, che da quarterback caduto in "disgrazia" sportiva a seguito di un incidente passa al mondo delle scommesse sportive dove con raro dono "luccicante" riesce ad indovinare una serie impressionante di risultati – sembra il prototipo del self-made man che con entusiasmo e vitalità fa di tutto per raggiungere i vertici della società e restarci (ed è indicativa l'insistenza con cui continua ad allenarsi in palestra anche da scommettitore) ma tagliando le proprie radici. L'altro, il Walter Abrahms incarnato da Al Pacino (gigionesco, eccessivo, fantastico, insostituibile e sempre più calibrato nelle sue scelte "degradanti" a livello commerciale… come S1mone che curiosamente tocca ancora temi vibranti della contemporaneità globale), è un magnate delle scommesse, anzi dei broker delle "scommesse", che fiuta il talento, si fa padre putativo e si inventa un nuovo fenomeno mediatico che possa risollevarne le sorti finanziarie. Gioca a nervi scoperti, il suo personaggio luciferino apertamente viola ogni barriera morale delle convenzioni sociali, conscio che sia l'unico modo per andare avanti, spingendo sempre più su questo tasto, in un simile mondo. E sono questi gli elementi che terremotano la linearità della scrittura, con questi fermenti che covano pronti ad esplodere ma in fondo visti come quotidiani e necessari pur in un'ambiguità di fondo. Giunti al terzo lungometraggio e dopo le esperienze televisive dei serial The Shield e del cameroniano Dark Angel, sembra quindi fondarsi su queste ambivalenze il mondo di D.J. Caruso. Se con Salton Sea la patina d'irrealtà deviata favoriva rimandi ad incastro nell'immaginario di genere e con Identità violate la maschera del serial killer necessitava di una mimesi totale e per questo più nascosta con le vittime, con Rischio a due si mette a punto l'idea di una clonazione terapeutica al contrario dove ad organismi hollywoodiani afasici e "gonfiati" possano essere innestate cellule malate, che possano infestare di incertezze, dubbi ed aperture una realtà icastica di riferimento che soffre di eccessiva e in/sana autosufficienza.

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Titolo Originale: Two for the Money


Regia: D.J. Caruso


Interpreti: Al Pacino, Matthew McConaughey, Rene Russo, Armand Assante, Jeremy Piven


Distribuzione: UIP


Durata: 122'


Origine: USA, 2006

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