Shanghai capitale del XXI secolo: "MI3" di J.J. Abrams

Il nuovo episodio della trilogia prodotta e interpretata da Tom Cruise cerca di cambiare, radicalmente, lo statuto di "macchina celibe" per eccellenza dell'eroe del cinema d'azione hollywoodiano e, al contempo, sembra ridisegnare le coordinate geografiche dell'immaginario visivo mondiale…

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C'è una vera e propria "Mission Impossibile" per l'agente segreto Ethan Hunt in questo terzo episodio della serie che ha rilanciato cinematograficamente le gesta del personaggio inventato da Bruce Geller: è quella di cercare di cambiare, radicalmente, lo statuto di "macchina celibe" per eccellenza dell'eroe del cinema d'azione hollywoodiano. Sembra un giochetto autobiografico messo su con abilità di vero uomo marketing dal produttore/autore del film, Tom Cruise, la cui vita privata non è certo segnata dal "celibato" (a poco più di quarant'anni è già alla terza esperienza matrimoniale…), magari per celebrare il figlio che la giovane moglie gli ha da poco regalato. Ma invece, al di là delle chiacchiere gossip, il tentativo è quasi epocale. Perché l'eroe (o antieroe) del cinema americano, per combattere con le asperità del mondo in cui vive deve necessariamente essere una monade, e il suo più grande predecessore, anche di nome, l'Ethan Edwards di John Wayne di Sentieri selvaggi, ha parenti e nipoti (come nei fumetti disneyani) ma mai una moglie e dei figli, scenario che prefigura al contrario la vita dell'uomo medio americano, che riempie gli schermi di altri generi cinematografici.

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In questo terzo capitolo, diretto da quel J.J. Abrams già regista delle serie tv Alias e Lost, Ethan Hunt è perciò felicemente sposato, con una vita lavorativa in incognito, permessa dall'esser passato dall'azione alla "formazione" del nuovo personale. Tutto il resto è "trama": una sua allieva viene rapita e torturata da un pericoloso criminale e perciò Ethan deve rientrare in azione, con tutto quel che ne consegue per la sua vita professionale e, soprattutto, familiare. E lo scontro sarà durissimo e senza esclusione di colpi.


Ma c'è un aspetto, in qualche modo, cristologico, in questa ultima avventura dell'agente Hunt, sempre sospesa tra la vita e la morte, con continui tentativi di "resurrezione". Ethan nel suo tentativo di salvare l'ex allieva non riesce ad evitare che questa venga uccisa da una piccola "esplosione" piazzata nella sua testa. Prova ad "ucciderla" prima che questa avvenga per tentare di resuscitarla con il suo intervento, ma il tutto si rivela un insuccesso. Poi capiremo perché. Quando la stessa situazione si ripeterà con la moglie, nel finale, questa resurrezione avverrà, perché Ethan saprà mettere nel suo tentativo quel "qualcosa in più" estremamente romantico e, per una volta, funzionale. Al punto che, questa volta, sarà lui a morire, mentre la moglie si trasformerà in lui in un processo che non vedevamo dai tempi di Face Off (citazione omaggio a John Woo?), sterminando i cattivissimi rivali. Fino alla nuova resurrezione di Ethan, in stile The Abyss, che fa di questa pellicola un qualcosa di terribilmente sofferente e anomalo, stretta in un tunnel con poca luce di vita e morte dove il passaggio del confine sembra sempre a un passo.

Ma forse, alla fine, l'elemento più interessante di questo film d'azione che non concede un attimo di respiro (agli spettatori come ai suoi protagonisti), sta nel suo ridisegnare le coordinate geografiche dell'immaginario visivo mondiale… MI3 parte da Berlino, dal luogo del "peccato originale" delle spy story moderne (la Guerra Fredda, il muro…) per poi volare in America (è lì che vive l'azione cinematografica), per poi ritornare in Europa nel cuore della classicità (Roma!, meglio ancora l'invalicabile – ma non per Ethan Hunt – Città del Vaticano),  fino a ritrovarsi nel vero luogo dell'immaginario del XXI secolo (così come Parigi lo era del XIX e New York del XX), ovvero Shanghai, nella sua area di Pudong, il nuovo skylight dell'immaginario metropolitano post moderno.

E' sui grattacieli della nuova metropoli che Ethan, novello Spider man, eserciterà la sua straordinaria abilità. Per poi ritrovarsi a scegliere un luogo completamente diverso, a d e passi da lì, dove immaginarsi un domani migliore (a better tomorrow..). E Xitang, l'antico villaggio di pescatori a due ore di auto da Shanghai, ci riconsegna una Hollywood che ha ormai capito che il nuovo centro visivo del mondo si è spostato ad est e che Shanghai è la città del futuro. "Shanghai è un posto futruristico, fantascientifico – spiega Abrams – "la trasformazione subita dalla città è sotto gli occhi di tutti: i vecchi quartieri vengono rasi al suolo per fare posto a giganteschi grattacieli. E' affascinante osservare questo contrasto stridente trai l passato e la modernità più sfrenata".


Se il cinema d'azione ci offre – storicamente – le coordinate visive del mondo che sta per venire, MI3 è un trattato di geografia politica del XXI secolo imprescindibile.

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