LIBRI DI CINEMA – "L'universo di Avatar"

l'universo di avatar lisa fitzpatrick prefazione peter jackson postfazione james cameron
Più di 200 immagini a colori per ripercorrere 'la genesi del capolavoro di James Cameron'. Dai bozzetti schizzati dal regista, ai modelli dettagliatissimi preparati dagli esperti e dagli scienziati chiamati dal cineasta per mettere a punto nella maniera più verosimile possibile la sua visione di Pandora.
Confermando anche sulla carta l'essenza tattile del film, opera profondamente erotica incentrata sul 'sentire' il prossimo, penetrare gli strati della realtà superficiale sino a vedere realmente l'Altro, instaurare un legame carnale e sentimentale tra gli uomini e la natura. Edizioni Il Castoro

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l'universo di avatar lisa fitzpatrick prefazione peter jackson postfazione james cameronL'UNIVERSO DI AVATAR. Genesi del capolavoro di James Cameron

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Lisa Fitzpatrick
Edizioni Il Castoro
Finito di stampare nel mese di novembre 2009
Pag. 110 – 16, 50 euro




"Fino a non molto tempo fa i libri come quello che avete in mano erano un'occasione meravigliosa per gli appassionati, perché mostravano ciò che il regista sperava di creare prima che subentrassero i limiti tecnici. Penso ai pupazzi di gomma, ai modellini approssimativi, al trasparente, aspetti che rendevano evidente quanto fosse incolmabile il divario tra fantasia e le possibilità concrete di realizzazione. Quell'epoca è finita: oggi tutto ciò che può essere disegnato e progettato può anche essere portato sullo schermo. Jim Cameron ha atteso paziente questo momento e ora abbiamo il raro privilegio di scoprire le figure e i paesaggi creati dalla sua immaginazione nel corso degli ultimi anni."

Il libro 'come quello che avete in mano' di cui parla Peter Jackson nella prefazione che ha regalato agli amici Jon Landau e James Cameron, è un prezioso volume illustrato, a cura di Lisa Fitzpatrick, che oculatamente il Castoro ha mandato in stampa nel periodo di uscita italiana di Avatar: più di 200 immagini a colori per ripercorrere 'la genesi del capolavoro' del regista dei primi due Terminator. Un'esperienza emozionante e totalizzante anche sfogliare queste vaste tavole in cui si passa dai bozzetti schizzati da Cameron, ai modelli dettagliatissimi preparati dagli esperti e dagli scienziati chiamati dal regista per mettere a punto nella maniera più verosimile possibile la vegetazione di Pandora, la lingua dei Na'Vi, le armi e le attrezzature delle truppe terrestri. Ovviamente il massimo dello stupore è riservato alla riproduzione su carta degli sterminati landscapes su cui si muovono i personaggi di Avatar, attraverso cui riviviamo l'essenza tutta tattile del film, opera profondamente erotica (non è d'altra parte l'industria del porno indirizzata anch'essa verso il 3d?) pienamente incentrata sul 'sentire' il prossimo, penetrare (lo schermo e gli infiniti livelli di profondità della fotografia tridimensionale di Mauro Fiore) gli strati della realtà superficiale sino a vedere realmente l'Altro, instaurare un legame carnale e sentimentale tra gli uomini e la natura, proprio imitando le infinite connessioni nascoste su cui si fonda una Terra.

"Quando avevo un'idea molto precisa, la disegnavo io stesso, come nel caso del Thanator e del Viperwolf. Ma si è trattato quasi sempre di un'evoluzione lenta, con le idee che emergevano e sopravvivevano o meno alle risoluzioni del gruppo in un meccanismo quasi darwiniano. Il principio guida adottato per tutte le l'universo di avatardecisioni si riassumeva nella domanda che ponevo sempre agli artisti: qual è la metafora? Che cosa cerchiamo di comunicare con questa creatura? Se dev'essere un cavallo, che cos'è, nella sua essenza, un cavallo? Così il cavallo che ne è venuto fuori era alto quattro metri e mezzo, aveva la corazza come un dinosauro, strisce viola, sei zampe e una lingua di un metro per succhiare il nettare, ma è innegabile che fosse comunque un cavallo, proprio come è innegabile che il Thanator sia una pantera e che il Viperwolf assomigli a un cane", scrive Cameron stesso nella postfazione al volume.
'Qual è la metafora?':
Avatar è un'opera talmente innervata nella poetica dell'autore che non è difficile nemmeno tornare con la mente allo script cameroniano di Rambo II, in cui il marine finisce disperso in territorio 'nemico' dove si innamora di una guida vietcong (
“Per questo ti hanno scelto, Rambo? Perché a te piace combattere?" "No. Perché io non esisto." “Come 'non esisti'…Come fai a dire che non esisti…”“E' come se qualcuno ti invita a una festa. Tu non ci vai, e nessuno se ne accorge.”). D'altronde, il 3d è in maniera anche sin troppo lampante un mezzo senza presente, una sorta di 'futuro passato' che ha col cinema, per dirla con Freud, "pressappoco lo stesso rapporto che certi palazzi barocchi di Roma hanno con le antiche rovine” (e come un'ossessione continua a tornare la nitidezza disumana di Land of the Lost, sballatissimo saggio senza ombre sul decennio, piccolo Silberling incompreso ma forse non meno 'definitivo'): l'effetto in 3d si avvicina sempre più in prossimità dei nostri occhi (rin)chiusi, ambendo ad una frontalità senza distrazioni laterali – forse ci sfiora lievemente così che, alla fine, possiamo aprirli.

"In Avatar invenzione e scienza si combinano perfettamente. Ogni singolo dettaglio è stato ideato e costruito con la massima cura: non solo i costumi, ma i bottoni sui costumi; non solo gli alberi di Pandora, ma le foglie sugli alberi e i minuscoli insetti che vi strisciano sopra. E' un vero e proprio ecosistema dove la vita animale e vegetale assume forme sia familiari che strabilianti, dove si trovano gas nell'atmosfera e minerali nel terreno. E' un mondo che si è evoluto nel corso del tempo e che segue precise leggi della natura e della logica. Ma nella sua essenza Avatar è una storia che esprime una verità universale sul nostro posto nel mondo, sulle cose a cui diamo valore e su quelle che decidiamo di distruggere. Ci costringe a riflettere sulla nostra identità e sui nostri desideri e a riconoscere il semplice fatto che la nostra specie ha un destino comune…" (ancora, dalla prefazione di Peter Jackson)




 


 

“A quel punto l’acido arrivò. Passai le sette ore successive immerso nel più bel trip che si possa immaginare. Ero sicuro di aver inventato una nuova forma d’arte. Questa nuova forma d’arte era l’atto stesso di pensare e creare, e non servivano libri, film o musica per comunicarla; chiunque volesse sperimentarla doveva semplicemente stendersi a terra con la faccia in giù, in qualsiasi luogo del mondo, e l’opera d’arte si sarebbe trasmessa attraverso la terra dalla mente del creatore a quella del pubblico, direttamente. Ancora oggi mi piace pensare che possa succedere, sarebbe meraviglioso. Penso a tutti i costi che abbatterebbe, anche soltanto di produzione e distribuzione." – Roger Corman, Come ho fatto cento film a Hollywood senza mai perdere un dollaro

SOMMARIO

La sospensione dell'incredulità, di Peter Jackson – pag. 7
Prefazione, di Jon Landau – pag. 8
Introduzione – pag. 12
L'universo di Avatar – pag. 16
Postfazione, di James Cameron – pag. 105

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    Un commento

    • Ragazzi miei, avatar, sapete bene che tutto cio che evete visto o vedrete nel film non è assolutamnte fantascienza ma e' la rappresentazione stilizzata di cio che possiamo creare o distruggere.<br />di cio' a cui possiamo arrivare a trasmettere per creare una civilta' plantaria illuminata, e' la rappresentaione di cio' che stiamo vivendo e cio che dsideriamo vivere , ma sappiate che abbiamo in mano tutto cio' che ci occorre per arrivare a tanto,ed oltre. sentitevi, o come dicono nel film guardateVi e capirete cio che sto dicendo.guardatevi tra di voi ed in voi, fatelo in amniera profonda e scoprirete il mondo che il regista vi ha trasmesso con le immagini con le vostre sensazioni, che non potete dire di essere fantascienza. da Avatar GG<br /><br /><br />