"Due vite per caso", di Alessandro Aronadio

Due vite per caso Alessandro Aronadio
Non due possibilità, ma due prospettive sulla medesima realtà, in un racconto a bivi che inizia come un gioco sui percorsi probabili della vita e diventa paradigma di un presente che gioca a contrapporre gli uguali, nel modo più tragico possibile. Presentato alla 60esima Berlinale, sezione Panorama

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Due vite per caso Alessandro AronadioDue vite, il caso e in mezzo quello che chiameremmo un bivio, secondo una formula che, da spettatori, abbiamo già imparato a conoscere: ognuno scelga pure i modelli che vuole, dall’americano Sliding Doors al Kieslowski de La doppia vita di Veronica, fino al Tom Tykwer di Lola Rennt. Non è comunque importante cogliere la matrice del racconto, piuttosto è bene andare al cuore della storia per capirne gli scopi.

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In tutti e due i casi nel film di Aronadio il protagonista è Matteo, trentenne in crisi che rappresenta quella generazione insoddisfatta a causa di una vita che offre poche occasioni e costringe in percorsi prestabiliti. I percorsi stavolta diventano due, a seconda che avvenga o meno l’incidente con un’auto in cui sono fermi due poliziotti dalle maniere brutali. Nel primo caso l’esperienza spingerà il ragazzo a rigettare l’idea di autorità e a rifiutare l’arruolamento nei Carabinieri. Nel secondo, ovviamente, accadrà il contrario. In mezzo amori più o meno fugaci, un rapporto con la famiglia più o meno distante, anche se la matrice è sempre la medesima, al punto che i piani del racconto scivolano lentamente dalla giustapposizione al mescolamento.

Lentamente ci rendiamo conto che Aronadio sta passando con intelligenza dal semplice gioco delle differenze e delle possibilità a un racconto più complesso che illustra i due lati di una vita che è paradigma di una generazione. Non due possibilità, quindi, ma due prospettive sulla medesima realtà: inevitabilmente i destini saranno quindi destinati a incontrarsi e a confliggere, secondo una logica della dicotomia, della “scelta di campo” che è quella dell’Italia dai Guelfi e Ghibellini in su (o in giù se preferite). In questo modo Due vite per caso diventa un noir dell’anima, dove i personaggi sono guidati a rispecchiarsi nei loro possibili futuri e a cogliere, nel modo più tragico possibile, la deriva inarrestabile di un presente che, attraverso il caso/caos, gioca a contrapporre gli uguali.

La dinamica del rispecchiamento diventa chiaramente tanto più ambiziosa quanto poi esce dal racconto per aggrapparsi ai riferimenti offerti dal reale, che in questo caso sono facilmente rintracciabili nella vicenda Carlo Giuliani/Mario Placanica. Forse troppo per far confluire il tono intimista del racconto, ma comunque un tentativo interessante di utilizzare un linguaggio codificato per cercare di uscire dalle maglie del semplice prodotto di genere e guardare (seppure parzialmente) in faccia la realtà.

 

Due vite per caso
Regia: Alessandro Aronadio
Interpreti: Lorenzo Balducci, Ivan Franek, Isabella Ragonese, Sarah Felberbaum
Distribuzione: Lucky Red
Durata: 88’
Origine: Italia, 2010
 
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