LIBRI DI CINEMA – Le novità di Maggio

Il cervello di Alberto Sordi, Il cinema del terzo millennio, Christopher Nolan. Il tempo, la maschera, il labirinto, Orson Welles, Quarto potere, The Texas Chainsaw Massacre

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CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

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Il cervello di Alberto Sordi – Rodolfo Sonego e il suo cinema
Tatti Sanguineti
Questo è un libro sul cinema come abitualmente non se ne leggono, per la semplice ragione che non ne vengono scritti. Parte da lunghe conversazioni fra Tatti Sanguineti e uno dei personaggi forse meno noti, ma più singolari e influenti del cinema italiano nel periodo d’oro: Rodolfo Sonego, sceneggiatore di tutti i film maggiori di Alberto Sordi, dal Vedovo a Una vita difficile allo Scopone scientifico. Ricostruisce, attraverso la rievocazione di volta in volta malinconica, sorridente, abrasiva, feroce di Sonego, molte delle vicende accadute in quell’immane circo le cui attrazioni erano la Mangano, la Lollo o Laura Antonelli, i cui domatori potevano chiamarsi Carlo Ponti o Federico Fellini, e il cui impresario occulto, ben nascosto dietro le quinte, era il suo primo censore: Giulio Andreotti. Lascia intendere come, di qualsiasi viaggio in Italia, una lunga sosta nel cervello di Alberto Sordi continui a essere una tappa estremamente formativa. Ma soprattutto, una battuta dopo l’altra, ci racconta un cinema molto diverso, e molto più sontuoso, di quello che vediamo in sala: una colossale fantasmagoria di aneddoti, chiacchiere a notte fonda in stadi decrescenti di lucidità, fantasticherie su film da fare, sceneggiature per film mai fatti, rulli perduti e fortunosamente ritrovati, scene tagliate e poi, miracolosamente, ricomparse. In altre parole, una meravigliosa riserva di storie, di cui solo quel cacciatore solitario e ossessionato che è Tatti Sanguineti sembra conoscere tutti i segreti.
[Adelphi Edizioni – pp. 588 € 26,00]

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Il cinema del terzo millennio
Franco Marineo

MarineoIn un momento storico che sorprende il cinema nel mezzo di una trasformazione in pieno svolgimento, sarebbe impossibile pretendere di scrivere la storia del presente cinematografico. Si può provare, invece, a tracciare una mappa provvisoria e mutante degli scenari che circondano e influenzano il senso, il ruolo, il destino del cinema all’alba del nuovo millennio. Esplorando l’impatto prodotto dalle nuove tecniche a disposizione, i nuovi modelli narrativi, la nascita di una «Nuova Hollywood» nonché il rapporto sempre piú fitto con i media visuali (internet e serie Tv), questo volume descrive temi, protagonisti e contesti sociopolitici del cinema contemporaneo e propone una prima selezione dei film piú rappresentativi dal 2000 a oggi. Piú che una storia del cinema contemporaneo, dunque, le forme e i margini di un’istantanea capace di fotografare l’attualità e di restituire le possibili linee di fuga di un medium mai stato cosí instabile.
[Giulio Einaudi Editore – pp. 304 € 26,00]

 

?Christopher Nolan. Il tempo, la maschera, il labirinto
Massimo Zanichelli
La sua ultima fatica, Interstellar, ha fatto gridare allo scandalo i critici e al capolavoro il pubblico, scatenando un acceso dibattito sui social network di tutto il mondo. Ma il film con protagonista il premio Oscar Matthew McConaughey è solo l’ultimo di una serie di titoli, non lunga, che rende tuttavia Christopher Nolan il regista simbolo del XXI secolo: autore di un remake (Insomnia), da sempre interessato al Tempo come valore psicologico, fisico e cosmologico (Memento, Inception), attento alle dinamiche scatenate dalla mancanza e dalla perdita (la trilogia del Cavaliere Oscuro) e agli inganni della mente (The Prestige). Grazie al libro di Zanichelli oggi è possibile conoscere il cineasta inglese in tutte le sue sfaccettature, di forma e contenuto, per storicizzarlo, comprenderlo e, magari, amarlo.
[Edizioni Bietti – pp. 290 € 22,00]

 

Orson-Welles-Quarto-Potere-bOrson Welles, Quarto potere
Nuccio Lodato, Francesca Brignoli

Nel primo centenario della nascita di Orson Welles (Kenosha, Wisconsin, 6 maggio 1915), l’attenzione generale torna inevitabilmente a essere puntata sul suo capolavoro d’esordio, quel Citizen Kane (1941) che è forse il film più discusso e studiato di tutta la storia del cinema (oltre che, a giudizio di molti, uno dei migliori mai realizzati). Liberamente ispirato alla vita di William Randolph Hearst, magnate americano dell’editoria e archetipo del capitalista moderno, Quarto potere – analizzato qui alla luce di materiali nuovi e delle critiche più recenti – «intuisce l’invasività della nuova forma immaginaria del capitale, il suo incontenibile diffondersi e moltiplicarsi in infiniti rivoli e specchi, e la trasformazione epocale del denaro e dell’impresa in qualcosa di fluido e fittizio».
[Lindau Editore – pp. 176 € 16,50]

 

NonThe Texas Chainsaw Massacre – La famiglia, il falso documentarismo e i rimandi intertestuali
Soraia Di Fazio
The Texas Chainsaw Massacre (Non aprite quella porta, 1974) di Tobe Hooper dopo reiterate visioni ci è sembrato negli anni una collezione di psichedelia, di composizioni macabro-surrealiste, di disfacimento sociale nell’America nixoniana, di follia endemica, di fiaba nera, e di falso documentarismo. Quando Leatherface elimina i gitanti a martellate, anche le nostre ossa si frantumano, come “i comunissimi ingranaggi eterni che regolano l’universo” come scrive Leonard Cohen in “Beautiful Losers”. La mattanza della cultura hippie sgorga in sequenze di sperimentale e mai gratuito senso apocalittico. Il regista ci turba per come empatizza con la sua famiglia di freaks, indeciso se compatirla o mitizzarla.
Soraia Di Fazio in questa sua analisi testuale tenta di oltrepassare i suddetti confini, esplicitando mediante il suo sguardo critico la tesi che il secondo lungometraggio di Hooper possiede ontologicamente uno statuto di opera d’arte e non soltanto per essere stato incluso nella collezione permanente del MOMA newyorchese.
[Il Foglio Letterario Editore – pp. 100 € 12,00]

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    LIBRI DI CINEMA – Le novità di Maggio

    leos caraXLeos Carax – Lo schermo e il doppio, Il nuovo cinema di Hong Kong, Visioni proibite. I film vietati dalla censura italiana (1947-1968), Dennis Hopper – Easy Rider, L’arte di formarsi come attori e di costruire personaggi

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    Leos Carax – Lo schermo e il doppio

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    Paolo Campana

     

    Solo cinque film in trent’anni, qualche corto e un mediometraggio, Leos Carax ritorna sempre in tempo per lasciare un segno profondo nel presente prima che ci si dimentichi di lui. Il suo è uno dei casi più emblematici di certo cinema d’autore propulsore di modernità e di poesia che fluttua costantemente tra la memoria stessa del cinema e la contemporaneità, tra la struggente malinconia e un senso inaspettatamente ludico, tra l’emozione per la velocità e una partecipata contemplazione dell’esistenza nei suoi aspetti più inediti e segreti.

    Il suo universo fatto d’incontri irrealizzabili e di “doppi” di se stesso in cui la dimensione delle rêverie e dell’invisibile domina sul reale è sempre più intricato di connessioni con le arti visive, la letteratura, il surrealismo, e non finisce mai di essere intrigante. Da Rosso Sangue a Gli Amanti del Pont-Neuf fino all'ultimo Holy Motors (senza dimenticare Boy meets girl e Pola X), la sua traiettoria mostra quanto di più necessario possa essere farsi veicolare dal cinema in un percorso iniziatico e trasformativo. La sua idea, oltre che prassi, di visione espansa si porta dietro un profondo senso di inevitabilità, come dice egli stesso: «Bisogna gettare tutto ciò che è costruito per terra. Partire dal caos dentro di sé e dintorni, e cercare nel buio un bagliore nuovo, camminare passo dopo passo verso questo bagliore non essendo mai sicuri che non si tratti di un miraggio».

    [Il Foglio Letterario – pp. 290 € 16,00]



    Il nuovo cinema di Hong Kong

    Stefano Locati, Emanuele Sacchi

     

    Il cinema di Hong Kong del nuovo millennio, a partire dal ritorno alla Cina nel 1997 per arrivare ai giorni nostri: dopo i fasti dell’epoca di Bruce Lee e le onde lunghe di John Woo e Wong Kar-wai, la settima arte hongkonghese si rinnova, svecchiando il “parente” cinese e guidandolo nella sua sfida a Hollywood. Gli autori, avvalendosi di interventi inediti dei più importanti registi e attori del cinema cantonese e dei critici più illustri, realizzano per la prima volta in Italia un volume completo su uno tra i fenomeni cinematografici più importanti del XXI secolo.

    [Bietti Editore – pp. 470 € 22,00]



    Visioni proibite. I film vietati dalla censura italiana (1947-1968)

    Roberto Curti, Alessio Di Rocco

    Grazie ai documenti originali e ad altre fonti d’epoca, spesso inedite, Visioni proibite ricostruisce per la prima volta in modo sistematico le vicissitudini di centinaia di pellicole cui fu negato il nulla osta della censura. Sono stati vittime di questa normativa (per altro mai abrogata) film di Steno e Monicelli, Ophüls, Buñuel, Ferreri, Chabrol, Waters e Fassbinder, ma anche pellicole sovietiche di propaganda, documentari esotici, commedie licenziose, horror di serie B, bassa pornografia.

    Spaziando dagli anni in cui Giulio Andreotti fu a capo della censura al ’68, dal diluvio di pornografia della fine degli anni ’70 a casi celebri quali Querelle e Totò che visse due volte, i due volumi che compongono l’opera presentano uno spaccato storico, politico e sociale di un Paese in cui i mutamenti epocali del costume erano accolti con malcelato fastidio e dove a occasionali slanci progressisti facevano seguito ricadute oscurantiste. Questo primo volume, che arriva fino allo «spartiacque» del ’68, è diviso in due sezioni, una di taglio storiografico, l’altra invece costituita dalle schede dettagliate di tutte le pellicole bocciate (con l’indicazione puntuale dei tagli effettuati e delle altre manipolazioni imposte dai censori).

    [Edizioni Lindau – pp. 584 € 34,00]



    Dennis Hopper – Easy Rider

    Giampiero Frasca

     

    Un film culto che si è trasformato in leggenda per un’intera generazione. Dennis Hopper racconta con pochi mezzi una semplice storia popolata da gente che ha difficoltà a collocarsi in un’America colma di contraddizioni e squilibri, nella quale la libertà a cui i giovani protagonisti della Controcultura velleitariamente aspirano viene proposta come un’utopia che molti altri personaggi cercheranno di raggiungere nel corso degli anni. Easy Rider fonde magistralmente i temi cari alla gioventù della fine degli anni ’70 – l’affrancamento dai vincoli sociali, la droga come liberazione, la musica rock – con il motivo del viaggio, da sempre presente nella cultura americana. Il risultato è un percorso scandito da incontri esemplari che forniscono un singolare e critico ritratto della società americana, ma anche un tragitto che, seppur destinato al fallimento, è continuato nell’immaginario collettivo per più di trent’anni.

    [Edizioni Lindau – pp. 144 € 14,00]



    L’arte di formarsi come attori e di costruire personaggi

    Susan Batson

    L’industria nel suo assetto attuale ha pochissimo tempo da dedicare al lavoratore, in particolare l’industria cinematografica. Non c’e? tempo per le prove, non c’e? tempo per una preparazione vera e propria con il regista, cosi? gli attori piu? responsabili chiedono aiuto a un coach», dice Susan Batson. Per questo con il suo libro – sulle orme di Lee Strasberg e di Uta Hagen, dei quali e? stata allieva – si propone di indicare agli attori come prepararsi e quali chiavi utilizzare per creare la vita di un personaggio, pienamente umana, di straordinaria grandezza espressiva e all’insegna della parola d’ordine “verita?”. Batson, “scienziata dello spirito”, conduce infatti ad aprirsi alle proprie “forze” interiori, a impossessarsene e farne arte. La propria intimita? – e tutto cio? che essa contiene: desiderio, urgenza, passione, sogno, lacerazione, perdita e quant’altro – e? connessa con l’universalita? della natura umana. E per questo, secondo il metodo della coach americana, l’intimita?, incarnandosi nelle tre dimensioni di “Persona pubblica”, “Bisogno” ed “Errore tragico” (Public Persona, Need e Tragic Flaw), viene resa lo strumento attivo che innesca il processo con cui ogni attore puo? trasformarsi in un personaggio magnifico. Nessuno piu? della Batson riesce a descrivere l’importanza del lavorare sulla propria intimita? per dare universalita? ai personaggi creati. Una metodologia utile non solo agli attori, ma anche a narratori o drammaturghi.

    Nicole Kidman (che ha scritto la prefazione del libro), Tom Cruise e Juliette Binoche sono alcuni degli attori che ha aiutato nella loro carriera.

    [Audino Editore – pp. 176 € 18,00]

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      LIBRI DI CINEMA – Le novità di Maggio

      Hayao Miyazaki – Sguardi oltre la nebbia, Il passato nel cinema contemporaneo, Il cinema di Kim Jee-Woon, Lanterna magica – Ingmar Bergman, Commedia degli anni trenta, L' immagine-Cristo, La grande invenzione. Un'autobiografia – Pupi Avati

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      Hayao Miyazaki – Sguardi oltre la nebbia

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      Maria Teresa Trisciuzzi

       

      Cinema d’animazione, fumetto e letteratura per l’infanzia si intrecciano in modo sorprendente nella trama del volume attraverso l’analisi delle più importanti metafore d’infanzia. Oggetto dello studio è il grande maestro giapponese di anime Hayao Miyazaki – fumettista, sceneggiatore, animatore, regista e produttore –, ormai consacrato tra i principali narratori mondiali dell’animazione, le cui opere aprono una porta su un mondo di storie dedicato interamente all’infanzia e all’adolescenza. La qualità e le potenzialità pedagogiche di questo autore sono tutte giocate sull’attenzione che pone alle varie fasi della vita e all’importanza che ogni momento di crescita e di apprendimento rappresenta nel percorso di tutti i suoi personaggi. Rivoluzionando le categorie tradizionali dell’animazione, spinto dal desiderio di esplorare e scoprire ciò che c’è “oltre la nebbia” della contemporaneità, Miyazaki propone realtà alternative e originali modelli d’infanzia e di comunicazione. Eroine ed eroi non restano avvolti nella nebbia, ma varcano con leggerezza, spesso in volo, le soglie di mondi incantati ad altri preclusi.

      [Carocci Editore – pp. 160 € 17,00]



      Il passato nel cinema contemporaneo

      Giulia Fanara (a cura di)

       

      Perché tornare a ragionare sul passato oggi? Se il cinema ha intrattenuto da sempre un rapporto privilegiato con il tempo, come viene declinato questo legame nella contemporaneità alla luce delle profonde mutazioni in atto? Dall'orizzonte dei nuovi media alla fruizione fluida delle immagini; dalla traccia referenziale del supporto analogico (pellicola) alla smaterializzazione dell'informazione digitale (pixel); dalla rielaborazione degli stilemi del muto alle nuove ibridazioni di genere; dal set come spazio residuale alla riscrittura topografica del paesaggio; dagli sconfinamenti fisici all'eterno ritorno dell'in-visibile. Questo testo intende riflettere attraverso diversi approcci, metodologie, punti di vista sulle presenze di passato nel cinema contemporaneo. Con analisi di film come: The Turin Horse, The Artist, Road to Nowhere, Avatar, Che ora è laggiù, Il cigno nero, Il Caimano, Babel, 10 Canoe, ecc.

      [Bulzoni Editore – pp. 224 € 16,00]



      Il cinema di Kim Jee-Woon

      Fabio Zanello (a cura di)

       

      Dove sono andati a finire i generi cinematografici nel cinema coreano? Nella vasta area parzialmente esplorata dai festival e dalla cinefilia ansiosa di novità l'audiovisivo della Corea in fiamme, tanto per parafrasare un classico di Samuel Fuller, cambia, splora,osserva,innova,possiede spirito d'avanguardia e rifiuta ogni logica tradizionale. Il suo orizzonte creativo costeggia i generi, più spesso li manipola, talvolta li sublima. L'investimento estetico è molto forte in controtendenza con la stasi temporanea delle ambizioni del cinema di Hong Kong e di quello giapponese.Di questo cinema Kim Jee-woon, beatificato nel nostro paese dal Far East Film di Udine, è uno dei registi più significativi anche durante la sua trasferta hollywoodiana. "The Quiet Family","The Foul King", "Two Sisters", "Bittersweet Life", "Il buono,il matto,il cattivo", "I Saw the Devil" e "The Last Stand" stanno lì a dimostrarlo. Un dialogo aperto con il cinema narrativo, che guarda a fronte alta anche un genere classico come il western e man mano che si slitta verso l'horror e il thriller, tende ad affacciarsi sulla sperimentazione più astratta.

      [Il Foglio Letterario Editore – pp. 100 € 12,00]

       

       

      Lanterna magica

      Ingmar Bergman

       

      L'autobiografia del grande regista si snoda come un film, nel quale i personaggi sono i fantasmi della memoria, i morti "costretti a tormentare i vivi", "il mondo perduto di luci, profumi, suoni" congelato nell'infanzia che a volte si scioglie liberando sentimenti dolci e struggenti. Un percorso che annoda presente e passato svelando quanto della propria esperienza vissuta traspaia nell'opera teatrale e cinematografica. Non ci sono reticenze né falsi pudori nel raccontare le prime esperienze erotiche dell'adolescenza o i grandi amori della maturità, come quello per Liv Ullmann, o l'entusiasmo giovanile per il nazismo, né alcun narcisismo nel ricordare gli incontri con von Karajan o Greta Garbo. Il cerchio della memoria si chiude con una pagina tratta dal diario della madre, in cui si racconta la nascita di Ingmar e l'eventualità che il piccolo non sopravviva, data la sua debole costituzione.

      [Garzanti Editore – pp. 259 €13,00]



      Commedia degli anni trenta

      David Bruni

       

      Negli anni Trenta il genere della commedia riflette esemplarmente il processo di modernizzazione in atto nel nostro paese. Visti con gli occhi di oggi, i film “comico-sentimentali” – così sono definiti dalla stampa d’epoca – rivelano i sogni e i desideri sociali degli spettatori, proponendosi come un efficace strumento di mediazione in grado di attutire gli effetti traumatici dovuti al rapido mutamento degli stili di vita. Il volume individua alcune “figure della modernità”: oggetti, comportamenti, abitudini, luoghi e miti che, nella loro ricorrenza, acquisiscono un forte carattere sintomatico e simbolico. La seconda parte del libro è dedicata all’analisi di otto commedie selezionate in base alla loro esemplarità, con una specifica attenzione riservata ai modi di produzione e alle scelte stilistiche. Uno sguardo particolare viene rivolto, infine, alle dinamiche intertestuali, alla circolazione dei modelli culturali stranieri e alle relazioni intermediali, così frequenti in un periodo ben più ricco e complesso di quanto non si sia ritenuto fino a pochi decenni fa.

      [Il Castoro Editore – pp. 168 €15,50]



      L' immagine-Cristo. La rappresentazione cinematografica di Gesù di Nazareth in Pasolini, Jewison, Scorsese e Gibson

      Giammario Di Risio

       

      Che cosa hanno in comune un giovane sindonico dai tratti mediterranei, un hippy dagli occhi azzurri e i capelli lunghi biondi, un affascinante nevrotico in continuo stato estatico e un uomo bello e muscoloso? Il fatto di rappresentare/essere il Cristo al cinema. A partire dalla sua nascita, la settima arte ha da sempre affermato la propria fascinazione nei confronti dell’immagine cristologica. Sostanzialmente la vita di questo falegname della Galilea, confluita all’interno della cornice filmica, è servita, inizialmente, al cinema delle origini per creare nello spettatore un’immediata affezione nei confronti di una nuova forma d’arte, per divenire poi, nel corso del Novecento, terreno d’indagine, a volte sfociante nella pura ossessione, della macchina da presa di affermati cineasti. Tra questi Pier Paolo Pasolini, con Il Vangelo secondo Matteo, Norman Jewison, con Jesus Christ Superstar, Martin Scorsese, con L’ultima tentazione di Cristo e Mel Gibson, con The Passion. Obiettivo di questo studio iconologico circoscritto è quello di far emergere, mediante l’utilizzo delle metodologie di analisi filmica applicate a quattro diverse pellicole, differenti variazioni sul tema, individuando nell’immagine cristologica una vera e propria testualità capace di significare le interazioni del cinema con la religione, la filosofia e la teologia. Le analisi di alcune sequenze, fotogramma per fotogramma, oscilleranno continuamente tra volontà autoriale, esigenze produttive, ricerca storica, Sacre Scritture ed Ebraismo.

      [Le Mani Editore – pp. 200 € 16,00]



      La grande invenzione. Un'autobiografia

      Pupi Avati

       

      Un passato fastoso, un presente difficile, e una inesauribile riserva di sogni: è l'eredità che riceve alla nascita Pupi Avati, figlio di due mondi, la ricca borghesia urbana bolognese e l'arcaica tradizione contadina di Sasso Marconi. La galleria degli antenati è unica: la bisnonna Olimpia, asolaia emigrata in Brasile in cerca di fortuna con i tre figli piccoli, il nonno Carlo che trovò moglie grazie a venticinque bignè, gli zii materni che ogni anno portavano ai Savoia le ciliegie di Sasso Marconi, il nonno Giuseppe che chiese alla Madonnina del Paradiso una grazia "fatale", i genitori protagonisti di una incredibile storia d'amore… Con questi presupposti, come stupirsi se la tua vita diventa un'unica grande avventura, dalla via Emilia a Cinecittà? Nella Bologna del dopoguerra si svolge l'educazione sentimentale di Pupi, un ragazzo timido ma un po' mascalzone, un perdigiorno con una bruciante passione per il jazz, un rapporto complesso con le donne, un amore irreversibile per il cinema. Poi l'addio alla carriera da musicista, la parentesi come rappresentante di surgelati, i difficili esordi cinematografici, la Roma degli artisti, l'insolito lavoro con Pasolini, i pedinamenti per conoscere il maestro Fellini, i successi di pubblico e critica. "La grande invenzione" racconta tutto questo e molto altro ancora.

      [Rizzoli Editore – pp. 289 € 18,00]

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        LIBRI DI CINEMA – Le novità di Maggio

        Il cinema secondo Springsteen, DOCDOC – Dieci anni di cinema e altre storie, Teoria e analisi del film americano contemporaneo, Commedia nell’Italia contemporanea, Il western italiano, L'arte del doppiaggio, La seduzione dello spettro. Storia e cultura del colore nel cinema, Capitani, odissee, leviatani. La navigazione nel racconto cinematografico

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        Il cinema secondo Springsteen

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        Diego Del Pozzo, Vincenzo Esposito (a cura di)

        Il rapporto tra Bruce Springsteen e il cinema è affascinante e complesso. E non può essere ridotto alla presenza del rocker del New Jersey nei film, in veste di attore o autore di brani da colonna sonora, come accade per Elvis, Beatles, Rolling Stones, Dylan o Bowie. Il caso di Springsteen è diverso, persino unico, per la profonda influenza che il patrimonio culturale del cinema americano ha esercitato sulla sua scrittura estremamente “visiva”; ma anche per come egli stesso ha ispirato tanti film e cineasti con “pezzi di immaginario” derivanti dalla sua produzione. Si è di fronte, dunque, a una relazione fortemente empatica e assolutamente paritaria, fatta di un “prendere” dal cinema ma anche di un generoso “dare” all’immaginario popolare americano. 

        [Quaderni di CinemaSud – pp. 240 € 12,00]

         

        DOCDOC. Dieci anni di cinema e altre storie

        Gianfranco Pannone

        Dieci anni di cinema e di televisione raccontati da Gianfranco Pannone per la rivista online il documentario.it. Riflessioni, note critiche, recensioni…senza mai dimenticare che il “cinema del reale” si nutre anche di cultura, storia, politica, oltre che della vita di tutti i giorni. La lente d’ingrandimento dell’autore si muove lungo un decennio difficile ma comunque appassionante, quello dei primi anni del 2000. Temi ricorrenti di Pannone: la cultura non per pochi, il complesso rapporto tra cinema e realtà, una rinnovata politica degli autori, ma soprattutto il desiderio di vivere in un Paese migliore.

        [Quaderni di CinemaSud – pp. 184 € 12,00]

         

        Teoria e analisi del film americano contemporaneo

        Thoma Elsaesser, Warren Buckland

        Questa monumentale opera di analisi e di confronto pone sul tavolo anatomico dell'entomologo cinematografico, più che del critico, una serie di film differenti per natura, target e finalità che, magicamente, si dispiegano davanti agli occhi del lettore trovando una loro verità, si presume indipendente dalle volontà originarie dei loro autori, e diventando altro, ovvero il riflesso artistico e industriale, in una parola mediatico, di un'intera società e di un intero mondo, il nostro, così pieno di immagini ma così vuoto di significati.

        [Edizioni Bietti – pp. 360 € 34,00]

         

        Commedia nell’Italia contemporanea

        Ilaria A. De Pascalis

        Nell’ambito del cinema italiano, la commedia è ancora il genere “nazional-popolare” per eccellenza. Il grande successo di pubblico è legato alla capacità del genere di rappresentare in modo efficace gli stili di vita e le forme dell’immaginario dell’Italia contemporanea. Attraverso un metodo che fonde l’analisi del film con più prospettive teoriche, questo libro individua i tratti maggiormente significativi delle commedie degli ultimi venti anni, con un’attenzione particolare alla questione dell’identità. La seconda parte del volume è dedicata all’analisi di otto film particolarmente rappresentativi, affrontati ciascuno in relazione a uno specifico punto di vista: Mediterraneo e l’orientalismo; Figli di Annibale e l’identità molteplice; Tano da morire e il camp/kitsch; Chiedimi se sono felice e l’intermedialità; Notte prima degli esami e i processi di formazione dell’identità; Tutta la vita davanti e il postmoderno; Basilicata Coast to Coast e l’estetica del “pittoresco”; Manuale d’amore 1, 2, 3 e le dinamiche di genere.

        [Il Castoro – pp. 184 € 15,50]

         

        Il western italiano

        Alberto Pezzotta

        Il western italiano nasce in un momento di crisi del nostro Paese, quando lo slancio del miracolo economico si è esaurito. Per questo Per un pugno di dollari di Leone e i film di Corbucci e Tessari vengono subito letti come lo specchio di una società arrivista, cinica e consumista. Ma il western italiano ha in sé anche una vocazione ribelle e terzomondista, come mostra il filone dedicato alla rivoluzione messicana inaugurato da Quién sabe? di Damiani. E al tempo stesso ammette una declinazione ironica e comica, che esplode nel 1970 con Lo chiamavano Trinità… caratterizzando la sua fase conclusiva. Partendo dal dibattito dell’epoca (Soldati, Moravia, Spinazzola, Kezich…), questo libro ricostruisce la ricezione di un genere complesso e dalle molte sfaccettature, evitando i pregiudizi e smontando tanti luoghi comuni. Servendosi di fonti spesso dimenticate e di riletture aggiornate, intende fare luce sul contesto culturale, il rapporto con il western americano, i modi produttivi, le innovazioni stilistiche, la diffusione al di fuori dell’Italia.

        [Il Castoro – pp. 184 € 15,50]

         

         

        L'arte del doppiaggio. Doppiatori e direttori di doppiaggio

        Andrea Lattanzio

        L’arte del doppiaggio: grandissimi attori che con la loro straordinaria bravura ci regalano emozioni. Ma tutto ciò che comporta il doppiaggio di un film, lavoro lungo e complesso, è dato da altre importantissime figure ed hanno anch’esse la loro parte di merito. Tra queste, i direttori di doppiaggio. In questo libro oltre ai doppiatori del passato e del presente non inseriti nel mio precedente lavoro Il chi è del doppiaggio. Le voci del cinema di ieri e di oggi, si vuole rendere un giusto riconoscimento ai grandi direttori di doppiaggio di ieri e di oggi, importantissimi per la riuscita di un film.

        [Felice Editore – pp. 268 € 20,00]

         

        La seduzione dello spettro. Storia e cultura del colore nel cinema

        Federico Pierotti

        Di fronte a una fotografia o a un film, a tutti è capitato almeno una volta di esprimere le proprie preferenze cromatiche. Meglio a colori o in bianco e nero? Quale mi restituisce un’immagine preferibile della natura? Quale rende più fotogenico un ritratto? Molte delle domande che da oltre un secolo non abbiamo smesso di porci sul colore sono il riflesso condizionato di idee, convinzioni, luoghi comuni che ci vengono trasmessi dal contesto culturale in cui viviamo. Queste stesse idee hanno attraversato le menti e le vite degli uomini di cinema, che se ne sono spesso appropriati per riutilizzarle, rinnovarle, contestarle, sovvertirle, a volte ridicolizzarle. Già i primi creatori di immagini in movimento, alla fine dell’Ottocento, si sono posti il problema di utilizzare il colore per rendere le proiezioni più seducenti agli occhi del pubblico. Da allora, le soluzioni più diverse e ingegnose sono state pensate per restituire al cinema la visione dei colori, che l’immagine in bianco e nero sembrava negare: la colorazione dei fotogrammi con pennelli, pantografi, bagni di tintura o viraggio, una serie innumerevole di tentativi per catturare e conservare sulla pellicola tutti i colori dello spettro. Questa monografia tenta di ordinare in un quadro storico alcune delle riflessioni, delle domande e dei problemi che hanno accompagnato gli sviluppi del colore cinematografico dalle origini fino alla sua affermazione come forma abituale della visione filmica e mediale, nel corso degli anni sessanta.

        [Le Mani Editore – pp. 296 € 18,00]

         

        Capitani, odissee, leviatani. La navigazione nel racconto cinematografico

        Maurizio Ambrosini, Camilla Bartolini

        Il racconto di navigazione si colloca alle origini della tradizione letteraria e narrativa del mondo occidentale. E il cinema, attraverso il filtro di questa tradizione, si è ampiamente appropriato, rielaborandoli, di miti, trame, figure concernenti l'esperienza del navigare. Attraversando una vasta filmografia – dal cinema dei pionieri a quello contemporaneo, dal cinema d'autore a quello dei generi popolari – il libro tenta di approfondire i diversi volti di questo grande tema: la navigazione come avventura ed esplorazione, nostos ed esodo, diporto e mestiere dell'uomo, pirateria e guerra, discesa agli inferi e incontro col Leviatano. Questo libro è destinato agli appassionati di cinema e di mare.

        [Felice Editore – pp. 150 € 13,50]

         

         

         

        Sentieri Selvaggi incontra MARCO BELLOCCHIO

        Due mesi di lavoro sulla critica cinematografica e sull'opera di MARCO BELLOCCHIO con i ragazzi del Centro Diurno "Pasquariello" di Roma. E un'intervista al regista in occasione della seconda edizione del Filmfestival della Salute Mentale "Lo Spiraglio", che gli assegna un Premio alla Carriera. Un dialogo intrecciato tra i due discorsi, un racconto in parallelo che affianca le parole del cineasta alle riflessioni dei ragazzi del "Pasquariello"

         

         

         

        Due mesi di lavoro sulla critica cinematografica e sull'opera di MARCO BELLOCCHIO con i ragazzi del Centro Diurno "Pasquariello" di Roma. E un'intervista al regista in occasione della seconda edizione del Filmfestival della Salute Mentale "Lo Spiraglio", che gli assegna un Premio alla Carriera.
        Un dialogo intrecciato tra i due discorsi, un racconto in parallelo che affianca le parole del cineasta alle riflessioni dei ragazzi del "Pasquariello", in ordine di apparizione: Alessandro Biancospino, Emanuele Cini, Vito Santoni, Paola Giacomini, Antonella Di Giorgio, Lorenzo Salvatori, Daniel Cruz, Andrea Bacchi, Massimiliano Gruber.

        Di seguito, il proseguio dell'intervista, a cura di Simone Emiliani e Sergio Sozzo, con le riprese di Ugo Piergiovanni:

         

         

         

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          LIBRI DI CINEMA – Le novità di Maggio

          Passion Godard, Storia del cinema horror italiano, Elio Petri «Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto», Suspiria di Dario Argento, Classici Americani, Il Melodramma familiare Hollywoodiano. Gli anni cinquanta, Avanguardia sovietica, Con ostinata passione – Il cinema documentario di Cecilia Mangini

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          Passion Godard Il cinema (non) è il cinema

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          #SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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          Roberto Turigliatto (a cura di)

          Aprire nuove piste, rilanciare la ricerca verso prospettive ancora inesplorate, riflettere su film finora ingiustamente trascurati. È lo scopo di questo libro, nato per celebrare gli ottanta anni di Godard, che riunisce saggi e interventi di critici, studiosi e cineasti di diverse generazioni, di cultura e provenienza diversa, invitati a sfidare la complessità e la vastità del grande laboratorio godardiano (oltre cento titoli in cinquant’anni di lavoro) e tutti ugualmente convinti che questo autore-ricercatore non abbia cessato di sorprenderci.
          Il volume è quindi un invito al confronto con il Godard più contemporaneo, unmaestro in piena attività creativa, il cui lavoro multiforme negli ultimi vent’anni – dalle Histoire(s) du cinéma (una sorta di “opera nell’opera”), alla Mostra del Centre Pompidou Voyage(s) en utopie, passando attraverso i numerosi film-saggio in video e i film per il cinema come For Ever Mozart, Éloge de l’amour e Notre histoire – serve a illuminare di nuova luce anche l’opera precedente, quella più nota in Italia e ormai canonizzata nelle storie del cinema. L’apparizione di Film Socialisme, summa di cinquant’anni di lavoro ma anche folgorante “nuovo inizio”, fa da sfondo e rimando al percorso critico “in progress” di questo libro.
          Il volume contiene saggi e interventi di Adriano Aprà, Raymond Bellour, Frédéric Bonnaud, Júlio Bressane, Rinaldo Censi, Giorgio De Vincenti, Jean Douchet, Bernard Eisenschitz, André S. Labarthe, Dario Marchiori, Arthur Mas e Martial Pisani, Luc Moullet, Cyril Neyrat, Federico Rossin, Jean-Claude Rousseau, Alberto Scandola.
          [Editrice Il Castoro – pp. 256 € 20,00]

           

          Storia del cinema horror italiano – da Mario Bava a Stefano Simone | Volume 1 – Il Gotico

          Gordiano Lupi

          Il primo tassello di una Storia del cinema horror italiano che non ha pretese di completezza, ma punta a fare un po' d'ordine in un panorama poco studiato. La scelta dell'autore è stata quella di ordinare la materia per regista, seguendo una cronologia che ci accompagnerà in un viaggio dal gotico fino alle nuove frontiere del cinema estremo, passando per splatter, esorcistici, cannibali e incubi argentiani. In questo volume: Riccardo Freda, Mario Bava, Giorgio Ferroni, Antonio Margheriti, Camillo Mastrocinque, Mario Caiano, Massimo Dalamano, Damiano Damiani, Mino Guerrini, Renato Polselli, Elo Pannacciò, Massimo Pupillo, Walter Ratti e molti altri. Non manca un'analisi sul cinema fantastico impegnato che comprende lavori come Il demonio di Brunello Rondi, L'ultimo uomo della terra di Ubaldo Ragona, Il Dio serpente di Piero Vivarelli e Toby Dammit di Federico Fellini. Completano il volume tre interessanti interviste realizzate da Emanuele Mattana a Antonio Tentori, Dardano Sacchetti ed Ernesto Gastaldi.

          [Il Foglio Letterario Editore  – pp. 225 € 15,00]

           

          Elio Petri «Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto»

          Claudio Bisoni

          Accolto da un grande successo al momento della sua uscita nelle sale, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (Grand Prix Speciale della Giuria al 23º Festival di Cannes e premio Oscar come miglior film straniero nel 1971) è considerato uno dei capisaldi del cinema politico. Il linguaggio cinematografico classico, l’eccellenza tecnica della realizzazione e il robusto piglio narrativo sono al servizio di una storia che racconta l’impunibilità del Potere. Un Potere che ha il volto di Gian Maria Volonté, in una delle sue più celebri interpretazioni.
          In questo libro Claudio Bisoni analizza le tecniche di messa in scena, le scelte di montaggio, l’uso particolare del décor, la costruzione della maschera di Volonté e si sofferma sui rapporti che il film intrattiene con la commedia all’italiana e con la produzione hollywoodiana.
          Il profilo che emerge è quello di un’opera che riflette sul ruolo perverso dell’autorità nella nostra società, e che, interrogandosi sul nesso eros/politica, contribuisce a tracciare alcune delle coordinate lungo le quali continueranno a muoversi, nell’arco di un decennio, il cinema italiano e la cultura cinematografica.

          [Edizioni Lindau – pp. 148 € 16,00]

           

          Suspiria di Dario Argento

          Davide Ottini, Vincenzo Del Corno

          Anni fa qualche critico storceva il naso davanti a Suspiria di Dario Argento catalogandolo, a volte, come un "film brutto". Senza, probabilmente, soffermarsi più di tanto ad analizzare un film il cui impatto "audio-visivo" ha pochi rivali al mondo, permettendoli di assurgere al ruolo di gioiello del cinema dell'orrore e di ottenere quel giusto riconoscimento che, una volta trascorso il tempo necessario dalla sua uscita sugli schermi, viene tributato solo ai classici. Se lo scopo di Argento era quello di mettere paura, trasmettere disagio, infastidire lo sguardo e la psiche del suo pubblico, con Suspiria ha raggiunto il suo obbiettivo. Ma il film non è solo horror allo stato puro, le sue immagini sono ridondanti di significati, di metafore e di tanti riferimenti fiabeschi che necessitano una lettura più approfondita per poter comprendere appieno una delle opere più riuscite di un grande regista. Questo libro n'è la chiave di lettura. E allora aprite lo scrigno del terrore!

          [Unmondoaparte – pp. 228 € 23,00]

           

          Classici Americani

          Oreste De Fornari

          Questo libro, che raccoglie medaglioni e recensioni pubblicati negli ultimi trent’anni perlopiù sulla rivista spagnola «Dirigido por…» è il risultato di un lungo viaggio sentimentale attraverso il cinema americano classico (quello compreso nel periodo 1939-1968) in cui tanti cinefili ritroveranno gli entusiasmi e i disincanti di tutta una generazione.
          La domanda implicita è sempre la stessa, perché quei film erano “mitici”, che cosa avevano di speciale (forse un gusto, uno stile, una visione del mondo). Qual è dunque, se esiste, il filo rosso che lega l’antimanicheismo di Anthony Mann, l’alchimia hawksiana di edonismo e stoicismo, la sottile crudeltà sentimentale di certi Hitchcock, lo scetticismo laico di Otto Preminger, l’ambiguità delle commedie di Wilder, sospese tra cinismo e buoni sentimenti.
          De Fornari risponde con una formula di disarmante semplicità: tutto risalirebbe, in qualche modo, a un’alchimia di glamour (fascino, magia) e di understatement (minimizzazione), dietro cui si nasconde un gioco di convenzioni e trasgressioni, stilistiche e morali, variamente declinate dai diversi registi. Una prova di come, dopo più di mezzo secolo, questo cinema che non a caso viene detto classico, continui a parlarci.

          [Le Mani Editore  – pp. 368 € 20,00]

           

          Il Melodramma familiare Hollywoodiano. Gli anni cinquanta

          Roberto Manassero

          Le star, il Technicolor, il Cinemascope, le lacrime, gli amori, le famiglie, le case, gli scontri: il melodramma familiare hollywoodiano racchiude il cinema classico nel suo eccesso e nella sua complessità.
          Soprattutto negli anni ’50 di Eisenhower e del benessere capitalista, negli anni che segnano l’età adulta dello Studio System e l’inizio della sua fine, i film che raccontano l’amore impedito e gli scontri familiari sono la cartina di tornasole ideale per osservare l’evoluzione stilistica, narrativa e pure ideologica di un intero sistema produttivo.
          Pensato come prodotto commerciale strappalacrime, poi rivalutato per le sue insospettate (e sospette) potenzialità sovversive, infine studiato come esempio delle contraddizioni di un decennio, il melodramma familiare ha molto da mostrare a chi ancora oggi volesse immergersi nelle sue storie di conflitti insanabili e di rapporti incancreniti, di fughe impossibili da small town di provincia e di case unifamiliari tanto accoglienti quanto soffocanti.
          Analizzando i film del regista simbolo del melodramma familiare, Douglas Sirk, così come lo straordinario contributo di autori quali Vincente Minnelli, Elia Kazan, Nicholas Ray, Richard Brooks, di «artigiani» come George Stevens, Joshua Logan, Delmer Daves, Henry King, e non per ultimi dei volti simbolo di un periodo sospeso tra classicità e modernità (Rock Hudson, James Dean, Jane Wyman, Lana Turner, Paul Newman, Elizabeth Taylor, Natalie Wood), il volume affronta temi, forme e modelli della stagione d’oro di quella che Thomas Elsaesser ha chiamato «una forma dell’immaginario», più che un vero e proprio genere.
          Film come Lo specchio della vita, Come le foglie al vento, Gioventù bruciata, Il gigante, Qualcuno verrà, La gatta sul tetto che scotta, Splendore nell’erba, Scandalo al sole, visti e rivisti mille volte, usurati da anni di passaggi televisivi pomeridiani ma ancora pronti a rivelare aspetti inattesi, vengono così considerati sotto una nuova luce e svelati come l’espressione più esaltante e al tempo stesso decadente del cinema classico hollywoodiano.

          [Le Mani Editore  – pp. 264 € 16,00]

           

          Avanguardia sovietica

          Arcangelo Mazzoleni

          Fra i movimenti degli anni Venti l’Avanguardia sovietica, traendo impulso dagli straordinari eventi storici che stavano cambiando il volto del mondo, è stata quella che più ha influenzato il cinema degli anni a venire, giungendo fino a noi con la sua carica di dirompente innovazione espressiva. Ponendo il montaggio come il principale strumento di organizzazione del senso, esaltando il dinamismo visuale, accelerando i ritmi narrativi, stupendo e spiazzando con la violenza degli accostamenti d’immagini, contraendo o dilatando il tempo del racconto con jump cut e overlapping editing, ricercando angolazioni inconsuete e perturbanti, lavorando sulla composizione formale sempre sorprendente e inattesa, sulle metafore visive, sul contrappunto fra suono e immagine, i cineasti del «montaggio sovrano» sperimentavano tutte le possibilità, formali e discorsive, del racconto cinematografico e precorrevano i linguaggi veloci della nostra postmodernità. Questi registi-teorici che, sostenuti dai pensatori formalisti, riflettevano sulla natura e la funzione della comunicazione cinematografica, avrebbero realizzato in un breve volgere di anni una sequela di capolavori destinati a influenzare in profondità sia i movimenti d’avanguardia degli anni ’60 sia anche autori come Kubrick, Hitchcock, Resnais, Scorsese e Coppola. In un originale percorso critico, questo libro propone una nuova interpretazione iconologica e formale dei film di quel periodo: analizzandone i procedimenti retorici e stilistici scena per scena, inquadratura per inquadratura, li pone in contrappunto con le teorie degli stessi registi – da Ejzenštejn a Pudovkin, da Kulešov a Vertov e Dovženko – e dei movimenti artistici e letterari a loro contemporanei.
          [Audino Editore – pp. 142 € 16,00]

           

          Con ostinata passione – Il cinema documentario di Cecilia Mangini

          Gianluca Sciannameo

          Italia. Seconda metà degli anni Cinquanta. Non molto tempo è trascorso dalla fine della seconda guerra mondiale eppure le ferite e le distruzioni del conflitto iniziano ad essere un ricordo. Il cambiamento si respira nell’aria. Il benessere sembra finalmente alla portata di tutti e gli spensierati anni del boom economico sono alle porte.
          A raccontare, con spirito critico, quella stagione così ricca di avvenimenti, tensioni, cambiamenti, c’è un piccolo gruppo di registi cinematografici che fanno del documentario un vero e proprio strumento di appassionata lotta culturale e sociale. Cecilia Mangini è una di questi. Sempre testarda, orgogliosamente anticonformista, la regista pugliese ha contribuito, nel corso della sua carriera, a costruire al cinema il ritratto di un’Italia diversa da quella dei racconti ufficiali; di un mondo che scompariva, incapace di resistere all’avanzata del progresso, ma che aveva ancora “qualcosa da dire”. Quelle cose che ancora oggi il cinema di Cecilia Mangini, non solo preziosa testimonianza di un mondo ormai lontano nel tempo, dimostra di poter offrire a chi ha a cuore il racconto del presente.

          [Edizioni dal sud – pp. 128 € 13,00]

           

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