Passion Godard – Il cinema (non) è il cinema
Roberto Turigliatto (a cura di)
Aprire nuove piste, rilanciare la ricerca verso prospettive ancora inesplorate, riflettere su film finora ingiustamente trascurati. È lo scopo di questo libro, nato per celebrare gli ottanta anni di Godard, che riunisce saggi e interventi di critici, studiosi e cineasti di diverse generazioni, di cultura e provenienza diversa, invitati a sfidare la complessità e la vastità del grande laboratorio godardiano (oltre cento titoli in cinquant’anni di lavoro) e tutti ugualmente convinti che questo autore-ricercatore non abbia cessato di sorprenderci.
Il volume è quindi un invito al confronto con il Godard più contemporaneo, unmaestro in piena attività creativa, il cui lavoro multiforme negli ultimi vent’anni – dalle Histoire(s) du cinéma (una sorta di “opera nell’opera”), alla Mostra del Centre Pompidou Voyage(s) en utopie, passando attraverso i numerosi film-saggio in video e i film per il cinema come For Ever Mozart, Éloge de l’amour e Notre histoire – serve a illuminare di nuova luce anche l’opera precedente, quella più nota in Italia e ormai canonizzata nelle storie del cinema. L’apparizione di Film Socialisme, summa di cinquant’anni di lavoro ma anche folgorante “nuovo inizio”, fa da sfondo e rimando al percorso critico “in progress” di questo libro.
Il volume contiene saggi e interventi di Adriano Aprà, Raymond Bellour, Frédéric Bonnaud, Júlio Bressane, Rinaldo Censi, Giorgio De Vincenti, Jean Douchet, Bernard Eisenschitz, André S. Labarthe, Dario Marchiori, Arthur Mas e Martial Pisani, Luc Moullet, Cyril Neyrat, Federico Rossin, Jean-Claude Rousseau, Alberto Scandola.
[Editrice Il Castoro – pp. 256 € 20,00]
Storia del cinema horror italiano – da Mario Bava a Stefano Simone | Volume 1 – Il Gotico
Gordiano Lupi
Il primo tassello di una Storia del cinema horror italiano che non ha pretese di completezza, ma punta a fare un po' d'ordine in un panorama poco studiato. La scelta dell'autore è stata quella di ordinare la materia per regista, seguendo una cronologia che ci accompagnerà in un viaggio dal gotico fino alle nuove frontiere del cinema estremo, passando per splatter, esorcistici, cannibali e incubi argentiani. In questo volume: Riccardo Freda, Mario Bava, Giorgio Ferroni, Antonio Margheriti, Camillo Mastrocinque, Mario Caiano, Massimo Dalamano, Damiano Damiani, Mino Guerrini, Renato Polselli, Elo Pannacciò, Massimo Pupillo, Walter Ratti e molti altri. Non manca un'analisi sul cinema fantastico impegnato che comprende lavori come Il demonio di Brunello Rondi, L'ultimo uomo della terra di Ubaldo Ragona, Il Dio serpente di Piero Vivarelli e Toby Dammit di Federico Fellini. Completano il volume tre interessanti interviste realizzate da Emanuele Mattana a Antonio Tentori, Dardano Sacchetti ed Ernesto Gastaldi.
[Il Foglio Letterario Editore – pp. 225 € 15,00]
Elio Petri «Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto»
Claudio Bisoni
Accolto da un grande successo al momento della sua uscita nelle sale, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (Grand Prix Speciale della Giuria al 23º Festival di Cannes e premio Oscar come miglior film straniero nel 1971) è considerato uno dei capisaldi del cinema politico. Il linguaggio cinematografico classico, l’eccellenza tecnica della realizzazione e il robusto piglio narrativo sono al servizio di una storia che racconta l’impunibilità del Potere. Un Potere che ha il volto di Gian Maria Volonté, in una delle sue più celebri interpretazioni.
In questo libro Claudio Bisoni analizza le tecniche di messa in scena, le scelte di montaggio, l’uso particolare del décor, la costruzione della maschera di Volonté e si sofferma sui rapporti che il film intrattiene con la commedia all’italiana e con la produzione hollywoodiana.
Il profilo che emerge è quello di un’opera che riflette sul ruolo perverso dell’autorità nella nostra società, e che, interrogandosi sul nesso eros/politica, contribuisce a tracciare alcune delle coordinate lungo le quali continueranno a muoversi, nell’arco di un decennio, il cinema italiano e la cultura cinematografica.
[Edizioni Lindau – pp. 148 € 16,00]
Suspiria di Dario Argento
Davide Ottini, Vincenzo Del Corno
Anni fa qualche critico storceva il naso davanti a Suspiria di Dario Argento catalogandolo, a volte, come un "film brutto". Senza, probabilmente, soffermarsi più di tanto ad analizzare un film il cui impatto "audio-visivo" ha pochi rivali al mondo, permettendoli di assurgere al ruolo di gioiello del cinema dell'orrore e di ottenere quel giusto riconoscimento che, una volta trascorso il tempo necessario dalla sua uscita sugli schermi, viene tributato solo ai classici. Se lo scopo di Argento era quello di mettere paura, trasmettere disagio, infastidire lo sguardo e la psiche del suo pubblico, con Suspiria ha raggiunto il suo obbiettivo. Ma il film non è solo horror allo stato puro, le sue immagini sono ridondanti di significati, di metafore e di tanti riferimenti fiabeschi che necessitano una lettura più approfondita per poter comprendere appieno una delle opere più riuscite di un grande regista. Questo libro n'è la chiave di lettura. E allora aprite lo scrigno del terrore!
[Unmondoaparte – pp. 228 € 23,00]
Classici Americani
Oreste De Fornari
Questo libro, che raccoglie medaglioni e recensioni pubblicati negli ultimi trent’anni perlopiù sulla rivista spagnola «Dirigido por…» è il risultato di un lungo viaggio sentimentale attraverso il cinema americano classico (quello compreso nel periodo 1939-1968) in cui tanti cinefili ritroveranno gli entusiasmi e i disincanti di tutta una generazione.
La domanda implicita è sempre la stessa, perché quei film erano “mitici”, che cosa avevano di speciale (forse un gusto, uno stile, una visione del mondo). Qual è dunque, se esiste, il filo rosso che lega l’antimanicheismo di Anthony Mann, l’alchimia hawksiana di edonismo e stoicismo, la sottile crudeltà sentimentale di certi Hitchcock, lo scetticismo laico di Otto Preminger, l’ambiguità delle commedie di Wilder, sospese tra cinismo e buoni sentimenti.
De Fornari risponde con una formula di disarmante semplicità: tutto risalirebbe, in qualche modo, a un’alchimia di glamour (fascino, magia) e di understatement (minimizzazione), dietro cui si nasconde un gioco di convenzioni e trasgressioni, stilistiche e morali, variamente declinate dai diversi registi. Una prova di come, dopo più di mezzo secolo, questo cinema che non a caso viene detto classico, continui a parlarci.
[Le Mani Editore – pp. 368 € 20,00]
Il Melodramma familiare Hollywoodiano. Gli anni cinquanta
Roberto Manassero
Le star, il Technicolor, il Cinemascope, le lacrime, gli amori, le famiglie, le case, gli scontri: il melodramma familiare hollywoodiano racchiude il cinema classico nel suo eccesso e nella sua complessità.
Soprattutto negli anni ’50 di Eisenhower e del benessere capitalista, negli anni che segnano l’età adulta dello Studio System e l’inizio della sua fine, i film che raccontano l’amore impedito e gli scontri familiari sono la cartina di tornasole ideale per osservare l’evoluzione stilistica, narrativa e pure ideologica di un intero sistema produttivo.
Pensato come prodotto commerciale strappalacrime, poi rivalutato per le sue insospettate (e sospette) potenzialità sovversive, infine studiato come esempio delle contraddizioni di un decennio, il melodramma familiare ha molto da mostrare a chi ancora oggi volesse immergersi nelle sue storie di conflitti insanabili e di rapporti incancreniti, di fughe impossibili da small town di provincia e di case unifamiliari tanto accoglienti quanto soffocanti.
Analizzando i film del regista simbolo del melodramma familiare, Douglas Sirk, così come lo straordinario contributo di autori quali Vincente Minnelli, Elia Kazan, Nicholas Ray, Richard Brooks, di «artigiani» come George Stevens, Joshua Logan, Delmer Daves, Henry King, e non per ultimi dei volti simbolo di un periodo sospeso tra classicità e modernità (Rock Hudson, James Dean, Jane Wyman, Lana Turner, Paul Newman, Elizabeth Taylor, Natalie Wood), il volume affronta temi, forme e modelli della stagione d’oro di quella che Thomas Elsaesser ha chiamato «una forma dell’immaginario», più che un vero e proprio genere.
Film come Lo specchio della vita, Come le foglie al vento, Gioventù bruciata, Il gigante, Qualcuno verrà, La gatta sul tetto che scotta, Splendore nell’erba, Scandalo al sole, visti e rivisti mille volte, usurati da anni di passaggi televisivi pomeridiani ma ancora pronti a rivelare aspetti inattesi, vengono così considerati sotto una nuova luce e svelati come l’espressione più esaltante e al tempo stesso decadente del cinema classico hollywoodiano.
[Le Mani Editore – pp. 264 € 16,00]
Avanguardia sovietica
Arcangelo Mazzoleni
Fra i movimenti degli anni Venti l’Avanguardia sovietica, traendo impulso dagli straordinari eventi storici che stavano cambiando il volto del mondo, è stata quella che più ha influenzato il cinema degli anni a venire, giungendo fino a noi con la sua carica di dirompente innovazione espressiva. Ponendo il montaggio come il principale strumento di organizzazione del senso, esaltando il dinamismo visuale, accelerando i ritmi narrativi, stupendo e spiazzando con la violenza degli accostamenti d’immagini, contraendo o dilatando il tempo del racconto con jump cut e overlapping editing, ricercando angolazioni inconsuete e perturbanti, lavorando sulla composizione formale sempre sorprendente e inattesa, sulle metafore visive, sul contrappunto fra suono e immagine, i cineasti del «montaggio sovrano» sperimentavano tutte le possibilità, formali e discorsive, del racconto cinematografico e precorrevano i linguaggi veloci della nostra postmodernità. Questi registi-teorici che, sostenuti dai pensatori formalisti, riflettevano sulla natura e la funzione della comunicazione cinematografica, avrebbero realizzato in un breve volgere di anni una sequela di capolavori destinati a influenzare in profondità sia i movimenti d’avanguardia degli anni ’60 sia anche autori come Kubrick, Hitchcock, Resnais, Scorsese e Coppola. In un originale percorso critico, questo libro propone una nuova interpretazione iconologica e formale dei film di quel periodo: analizzandone i procedimenti retorici e stilistici scena per scena, inquadratura per inquadratura, li pone in contrappunto con le teorie degli stessi registi – da Ejzenštejn a Pudovkin, da Kulešov a Vertov e Dovženko – e dei movimenti artistici e letterari a loro contemporanei.
[Audino Editore – pp. 142 € 16,00]
Con ostinata passione – Il cinema documentario di Cecilia Mangini
Gianluca Sciannameo
Italia. Seconda metà degli anni Cinquanta. Non molto tempo è trascorso dalla fine della seconda guerra mondiale eppure le ferite e le distruzioni del conflitto iniziano ad essere un ricordo. Il cambiamento si respira nell’aria. Il benessere sembra finalmente alla portata di tutti e gli spensierati anni del boom economico sono alle porte.
A raccontare, con spirito critico, quella stagione così ricca di avvenimenti, tensioni, cambiamenti, c’è un piccolo gruppo di registi cinematografici che fanno del documentario un vero e proprio strumento di appassionata lotta culturale e sociale. Cecilia Mangini è una di questi. Sempre testarda, orgogliosamente anticonformista, la regista pugliese ha contribuito, nel corso della sua carriera, a costruire al cinema il ritratto di un’Italia diversa da quella dei racconti ufficiali; di un mondo che scompariva, incapace di resistere all’avanzata del progresso, ma che aveva ancora “qualcosa da dire”. Quelle cose che ancora oggi il cinema di Cecilia Mangini, non solo preziosa testimonianza di un mondo ormai lontano nel tempo, dimostra di poter offrire a chi ha a cuore il racconto del presente.
[Edizioni dal sud – pp. 128 € 13,00]
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