LIBRI DI CINEMA – Paura, di Dario Argento

paura di dario argentoUn excursus a 360 gradi attraverso l’universo di Dario Argento, dall’infanzia fino al presente; ma anche una sorta di sceneggiatura astratta e sperimentale, per un film che altro non è se non la storia della sua vita. Paura è l’ennesima conferma – qualora qualcuno ancora nutrisse dubbi a proposito – della dimensione giocosa e ilare di un autore sempre intenzionato a mettersi in gioco: perché è soltanto cinema, immaginazione, “parole che usiamo per definire i nostri sogni”.

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paura di dario argentoPaura

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di Dario Argento

Einaudi, 2014

pp. 354

€ 19,50

 

Ritornare su Dario Argento per noi significa sempre restare in famiglia, tra i bauli e i cassetti di una stanza colma di ricordi personali. Sfogliando le pagine di Paura, la sua autobiografia uscita per Einaudi, si viene quindi assaliti da quel magma di emozioni e pensieri con le quali ormai siamo abituati a convivere, e che hanno contribuito ad costruire, anno dopo anno, un rapporto personalissimo e insostituibile con la sua figura e il suo cinema. Nel libro Argento racconta la propria vita e la propria arte, attraverso un excursus a 360 gradi che incrocia storia personale e Storia collettiva, dall’infanzia fino al presente.

 

Si comincia con i ricordi dei primissimi anni della sua vita, quando bambino osservava il mondo del cinema passare davanti ai suoi occhi, nello studio fotografico della madre, fino alla scoperta dei grandi autori grazie alle prime visioni nelle sale cinematografiche; sotto alcuni aspetti è la parte più sorprendente del libro, quella in cui persino l’argentiano duro e puro ritroverà spunti, considerazioni e informazioni inedite, tutte di stampo prevalentemente biografico. Per la prima volta è  infatti possibile conoscere un po’ meglio l’Uomo dietro la macchina da presa, e non più solamente il regista, nonostante alcuni passaggi – la mediocre carriera scolastica, il soggiorno parigino – siano ben noti a chi nel corso del tempo ha letto e si è informato sull’argomento. Come in una qualsiasi biografia che si rispetti, insomma, con la consapevolezza e il timore che, procedendo nella lettura e avvicinandosi al periodo cinematografico, l’interesse cominci progressivamente a venir meno, a causa di una sostanziale assenza di novità in quei contenuti ormai fin troppo noti al suo pubblico.

 

E invece Paura sorprende e stupisce, regalandoci un Dario Argento (ancora) desideroso di mettersi in gioco. Giocando. Perché quando il discorso si sposta intorno alla fine degli anni Sessanta, quelli coincidenti con il suo esordio alla regia, ci si rende conto di come questa sia l’ennesima sua opera di mistificazione e di rapporto con lo spettatore/lettore, quasi come un gatto con il topo. Non mancano particolari curiosi sulla realizzazione dei suoi film, certo, così come il ricordo di alcuni momenti cruciali riescono a toccare corde sincere e commoventi (la malattia e la morte del padre, ad esempio); ma la sensazione generale è che Paura per Argento rappresenti una sorta di sceneggiatura astratta e sperimentale, per un film che altro non è se non la storia della sua vita.

 

Ritornano gli aneddoti curiosi, i dettagli nascosti, le primizie che solamente un uomo con la sua esperienza può regalare; ma, soprattutto, ci sono anche quelle perle di inventiva che da sempre lui ha costruito intorno alla sua opera, spesso cadendo persino in contraddizione: come se raccontare la genesi di un progetto, la stesura di uno script o lo svolgimento di una particolare sequenza di riprese fosse una pellicola a sé stante, con la quale stupire il proprio pubblico e ricordargli che, in fin dei conti, questo è tutto un gioco. Come l’ultimissima immagine di La terza madre, che a sua volta riprendeva quella di Suspiria: una grossa e grassa risata sullo sfondo di una scenografia palesemente finta. È soltanto cinema, è pura immaginazione, e tanto vale non prendersi mai troppo sul serio.

“Thriller, horror, fantastico, terrore, giallo, noir… sono soltanto parole che usiamo per definire i nostri sogni."

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