LIBRI DI CINEMA – “Il Cinema di Henri-Georges Clouzot”, di Stefano Giorgi

henri georges clouzotHenri-Georges Clouzot è stato un regista tanto importante quanto incompreso nel panorama cinematografico europeo, prima tacciato di collaborazionismo negli anni della seconda guerra mondiale poi misinterpretato dai connazionali dei Cahiers du Cinema. Stefano Giorgi, uno dei maggiori esperti del regista francese, con la sua preziosa monografia edita da Il Foglio, tributa il giusto riconoscimento al suo cinema antiretorico e rigoroso, gelido e sovversivo.

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Il Cinema di Henri-Georges Clouzot

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Di Stefano Giorgi

Edizioni Il Foglio- Collana Cinema

pp 135 euro 12

 

 

Henri-Georges Clouzot è stato un regista tanto importante quanto incompreso nel panorama cinematografico europeo. Stefano Giorgi, uno dei maggiori esperti del regista francese, propone una importante monografia edita da Il Foglio, che permette di fare ordine nelle sue opere e di stabilire il giusto riconoscimento ad uno dei pochi cineasti capaci di “pensare per immagini”. Una breve introduzione stabilisce le linee guida di questo percorso attraverso un periodo che va dal 1942 (l’anno del primo lungometraggio) fino al 1968 che è l’anno in cui Clouzot girò l’ultima sua opera La prigioniera; nove anni dopo morirà di infarto nella sua Parigi all’età di 69 anni.

 

Il primo film L’assassino abita al 21(1942) mostra chiare ascendenze hitchcockiane e una sceneggiatura fluida e avvincente, scritta a quattro mani con Stanislas-Andreè Steeman, che alterna momenti di tensione ad inserti di commedia che tendono alla sdrammatizzazione. Ma è con la seconda prova Il Corvo (1943) che Clouzot realizza il primo dei suoi capolavori: una visione cupa e nichilista di una società francese ipocrita ed egoista, un cinismo che investe quasi tutti i personaggi del film, una dicotomia continua tra luce e tenebra, un senso di morte che aleggia sin dalla prima inquadratura e proietta un pessimismo sociale mal digerito dai suoi connazionali, che lo allontanarono dalla industria cinematografica francese fino al 1947 accusandolo di collaborazionismo: troppo feroce per potere essere apprezzato, troppo avanti nella speculazione hobbesiana sull’umanità per potere essere capito. Legittima Difesa (1947) sembra timidamente arretrare rispetto alla potenza sovversiva de Il Corvo: in realtà lo stravolgimento del romanzo omonimo di Stanislas-Andreè cela la volontà di Clouzot di colpire ancora i vizi privati della borghesia in una maniera sottile. Oltre che chiare influenze dell’opera di Simenon, il film viene percorso da una atmosfera sensuale in cui il polo d’attrazione è la soubrette Jenny (Suzy Delair). Al di là dell’intrigo poliziesco che rimane l’ossatura portante del film, il discorso di Clouzot è lo stesso de Il Corvo anche se con un esile filo di pietas: l’uomo non è corrotto per colpa della società, è la società a rivelarsi corrotta a causa della natura umana. Il 1949 è l’anno di Manon opera che mette d’accordo critica (Leone d’oro a Venezia) e pubblico e che affascina per le molteplicità di luogo, tempo e azione che contraddicono le regole aristoteliche. Subito dopo Clouzot sorprende tutti con Il Salario della Paura (1953) che rappresenta l’autoannullamento di quattro disgraziati inviati in una missione suicida: il nulla domina la narrazione fino ad arrivare alla completa sparizione dei personaggi in una sospensione decadente che ricorda le atmosfere dei romanzi di Joseph Conrad.

 

Passano solo due anni e Clouzot firma il capo d’opera che lo consegna al firmamento cinematografico e gli regala un successo mondiale: I Diabolici. Tratto da un romanzo di Pierre Boileau e Thomas Narcejac, il film parte come un noir classico per poi trasformarsi in un delirio paranoico dalle connotazioni fantasmatiche e infine concludersi con un colpo di scena spettacolare. Altro film ispiratissimo è Il mistero Picasso (1956), falso documentario che riprende il grande pittore spagnolo al lavoro seguendo la sua arte nel pieno divenire, per cui viene ricordata la definizione di Andrè Bazin di «film bergsoniano», vale a dire un’opera in cui la categoria temporale e la sua percezione, assumono un ruolo essenziale. Segue un periodo interlocutorio con Les Espions (1957) influenzato da atmosfere kafkiane, e poi il film La Verità con Brigitte Bardot che rilancia le accusa a un sistema conservatore incapace di reggere il passo con i tempi. Nel 1964 Clouzot tenta di portare a termine l’ambizioso progetto de L’enfer che, per vicessitudini produttive e personali, rimarrà incompiuto. Fabio Zanello ne fa un’ampia e competente trattazione nel suo capitolo e sottolinea dall’analisi del materiale girato le grandi potenzialità di un’opera altamente sperimentale con una cura maniacale del dettaglio ottico al limite della video-arte. L’ultimo film di Clouzot è La Prigioniera che sarà fonte di ispirazione per i successivi maestri del thriller (Dario Argento) per gli ingrandimenti di particolari inquietanti e le soggettive claustrofobiche.

 

Per comprendere veramente il cinema di Clouzot è importante ricordare che “se la civiltà nasce, come diceva Freud, dalla cessione di una porzione consistente della propria libertà (istintuale) in cambio di una sicurezza superiore, Clozout si insinua fra le pieghe inquietanti del patto prestabilito dall’associazione umana. Forse è per questo che un cinema così implacabile nelle sue argomentazioni, che pungola la ferita quando la coscienza sociale cerca d’ignorarla, è ancora difficile da digerire.” Tacciato nel 1943 di filonazismo, esiliato per molto tempo dalla critica internazionale e giudicato severamente dai connazionali dei Cahiers du Cinema (Truffaut molto onestamente ammetterà il suo errore di valutazione), Henri Georges Clouzot ha ottenuto nel corso degli ultimi anni una riabilitazione che è il giusto riconoscimento al suo cinema antiretorico e rigoroso, gelido e sovversivo.

 

INDICE

 

Il regista dimenticato di Stefano Giorgi p. 5

L’assassino abita al 21 Quando il nemico ha piu volti di Nicolas Condemi p. 7

Le Corbeau. Barlume di tenebre nella luce oscura di Mariangela Sansone p.17

La congiura dei colpevoli: Legittima difesa di Henri-Georges Clouzot di Diego Baratto p. 27

She died without a whisper – Manon di Marco Giacinti p. 35

Itinerarium mentis in nihilum Le Salaire de la peur di Riccardo Ventrella p. 45

I diabolici L'acqua della morte che anticipa di un soffio Hitchcock?di Emanuele Rauco p. 53

Il mistero Picasso di Laura Molinari p. 61

Il mistero Clouzot. Una nota di teoria su Il mistero Picasso di Gianluca Pulsoni p. 73

Les espions. Il gioco funesto di Giordano Giannini p.81

Io sono vivo, voi siete morti. La verita di Henri-Georges Clouzot di Matteo Berardini p. 99

L’enfer di Fabio Zanello p. 111

Sex Murder Art “La Prigioniera” di Gianluigi Perrone p. 119

Ringraziamenti p. 129

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