SPECIALE "Cinderella Man": Per un "nuovo" cinema conservatore
La rivoluzione Howard la fa attuandola nella conservazione, certo, nelle forme di un grandioso cinema conservatore. Perché fa pesare come quasi nessun altro cineasta oggi il peso delle cose, il loro assoluto valore, la loro urgenza, la loro importanza.
"Per cosa combatti? Per il latte…"
Cinderella Man non è senza dubbio un film per loro. Perché non filma ribellioni e non accende la miccia in casa, ma fuori, sulla strada, ben lontano dal focolare domestico. Ci vuole molto coraggio, ebbene sì. Perché oggi è molti più semplice sparare contro la croce rossa e illudersi di stare dalla parte del giusto. E' semplice filmare j'accuse contro l'istituzione familiare, ancora più facile andarci a trovare del marcio a tutti i costi e in tutti i modi (ultima in ordine di tempo la Comencini di La bestia nel cuore). I nostri cari vecchi soloni, travestiti da maestri di pensiero, ci hanno insegnato a sputare contro i padri e a rivoltarci contro le madri, Howard ci chiede, sommesso, di fare il contrario, ribaltando di trecentosessanta gradi il nostro asse visivo, facendo tabula rasa di tutto quell'odioso conformismo che ci circonda oggi. E lo fa con atti fuori dal tempo, con gesti dichiaratamente fuori moda, ma autenticamente rivoluzionari, come quello che accende la sequenza più bella dell'anno, quella mano di Braddock che va a posarsi sul braccio della moglie, facendole capire che la sua carne deve andare alla figlia, e già perché lui è sazio dopo aver sognato di rimpinzarsi con due bistecche e tre porzioni di gelato. Poesia pura, quadrata e semplice, molto semplice. La felicità, quell'isola senza nome che tutti noi cerchiamo, non è nella fuga, nella centrifuga degli affetti, ma nella presenza di chi resiste accanto ai propri figli, negli occhi della propria moglie, continuando a sognare e ad insegnare l'umiltà e la correttezza, a costo di sputtanarsi con gli amici o con i superiori (la sequenza della colletta è da brivido, lungo, eccitante, estenuante). La rivoluzione Haward la fa attuandola nella conservazione, certo, nelle forme di un grandioso cinema conservatore. Perché fa pesare come quasi nessun altro cineasta oggi il peso delle cose. La tavola apparecchiata col necessario, quel letto in cui dormono i tre figli di Braddock, persino il freddo (le nuvole d'aria fredda che si crea al respiro di uno dei bambini mentre dorme) e poi gli sguardi con la moglie che ride e piange, tutto troppo bello per essere perso, dissipato, distrutto. E' l'atto più straziante e commovente che possiamo chiedere al cinema oggi: filmare aree di feroce e violenta conservazione, quelle zone del vivere che Howard guarda come miraggi, come oasi nel bel mezzo del deserto. Ci vuole coraggio oggi per fare del cinema. Soprattutto se lo si fa per il latte.
SPECIALE Cinderella Man -"Accorciare o annullare la distanza…"
SPECIALE Cinderella Man – "L'etica della sfida"
Ron Howard: quel rivoluzionario candore
SPECIALE "Cinderella Man": Forme e schemi di un cinema totale
SPECIALE "Cinderella Man": Per un "nuovo" cinema conservatore