TORINO 23 – "Walk the line" di James Mangold (Americana)

La vita di John Cash, dal 1944 fino alla fine degli anni sessanta. La musica come regola di vita, l´amicizia e l´amore per June Carter come ´ossessione ritmica´. Un omaggio al cantante country portato avanti soprattutto grazie all´interpretazione appassionata di Joaquin Phoenix e Reese Witherspoon.

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Nel 1955, durante una conversazione con l´amico Carl Perkins, a proposito delle donne e delle occasioni che si presentavano in tour, John Cash diceva di sè: "not me, buddy. I walk the line". Perkins lo guardò e disse: "dovresti farne una canzone". Cosí fu. La frase, walk the line, rigare dritto, divenne una canzone che conquistó subito i primi posti nelle classifiche ed entrò nella Top twenty di Billboard. John Cash si era affermato. Il film di Mangold, biografia del cantante leggenda del country che tuttavia dal country ha saputo emanciparsi e reinventarsi, prende le mosse da prima, dal lontano 1944. Cash è un dodicenne, figlio del New Deal, che cammina col fratello maggiore Jack negli immensi campi di cotone di Dyess nel Mississippi e si sintonizza, la sera, sulle stazioni di musica country e hillibilly, unica via di fuga, assieme a qualche storiella buffa, dalla vita noiosa e asfittica della cittadina. Poi, un giorno, tutto s´interrompe. Jack muore, in un incidente. John torna a casa e tutto è rosso, sporco del sangue del ragazzo. I suoi vestiti giacciono ovunque. John fa in tempo a stringergli la mano e vederlo spegnersi davanti ai suoi occhi attoniti. È da quel giorno, idealmente, che si veste di nero. Un lutto solitario e silenzioso che non lo abbandonerà più e che, qualche anno piú tardi, s´impossesserà della sua voce, baritonale e sofferta, come se arrivasse direttamente da quel lamento funebre mai espresso, e del suo sguardo, da cui traspare una passione cupa, una forma di saggezza rancorosa magistralmente espressa dall'ottima prova di Joaquin Phoenix, il cui volto sembra trasfigurarsi sotto i colpi muti del dolore. Tuttavia, l´interesse di Mangold sfugge ai toni intimistici della tragedia personale per scivolare su lidi più rosei. Sembra partire da quella forma di blues del movimento, evidente in una scena in cui due lustrascarpe di colore, padre e figlio, puliscono i mocassini di due clienti sui marciapiedi di Memphis. Le braccia che danzano, i colpi dello straccio sul cuoio che diventano ritmo e il giovane Cash che si ferma, osserva. Quando, nel suo primo concerto dirà: ´segui il blues´ , intenderà il blues della vita, il ritmo della nostra volontà. Qui si focalizza l´attenzione della regia, per un film che, non a caso, s´intitola Walk the Line. Ritmo e rigare dritto per John Cash è June Carter. È ritmica la costanza con cui la insegue, la desidera, le chiede di sposarlo. Sono ritmici i dialoghi che ora li avvicinano, ora li allontanano. Ritmico lo scambio di sguardi che s´insinuano negli alti e bassi di una quotidianità che per Cash, dipendente dalle anfetamine e dall´alcool a partire dal 1958, diventa sempre più difficile da vivere. La biografia del cantante è soprattutto la complicitá con June, l´insopportabile lontananza da lei e infine, l´unione. Quella che Mangold ci racconta è una storia d´amore, (il periodo successivo al matrimonio con June Carter infatti non viene raccontato). Splendidi i duetti durante i concerti, dove tutta l´energia e, potremmo dire, la ´volontà del film, esplode. Meno splendidi i momenti della dipendenza dalle pillole. Considerate le qualità che rivela altrove, vedere Phoenix sbandare e parlare con la bocca impastata dopo un po´ si rivela inutile e fastidioso.

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