Lettera da una sconosciuta, di Max Ophuls

Ophuls imbastisce il proprio cinema, attraverso uno stile inconfondibile e sempre efficace, “Lettera da una sconosciuta” è un film dai forti toni melodrammatici, ma è anche un immenso specchio della memoria che costituisce materia strutturale del film tutto inscritto in una messa in scena di teatrale falsità. Giovedì 1° dicembre ore 14:05 La 7.

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Confessiamo che più che un qualcosa che assomigli ad una recensione, per Lettera da una sconosciuta di Max Ophuls, vorremmo scrivere una lettera d’amore.

Ancora una volta Ophuls, con le sue atmosfere decadenti e il suo Schnitzler dietro l’angolo, ci racconta, attraverso la plateale falsità della messa in scena, i tormenti dell’anima per un bruciante desiderio d’amore inappagato. Lisa, fin da giovane ama il pianista Stefan. La loro relazione, dopo le iniziali distrazioni di lui, durerà un breve periodo. La sua partenza determinerà l’addio, nonostante le sue promesse. Lisa seguirà la vita di Stefan e la lettera che gli scriverà, per comunicargli la nascita di un figlio, gli giungerà quando ormai lei sarà morta.

Attorno a questa storia, dai forti toni melodrammatici, Ophuls imbastisce il proprio cinema, attraverso uno stile inconfondibile e sempre efficace, complici i suoi attori e soprattutto la straordinaria Joan Fontaine.  Nei primi piani del suo sguardo c’è il presagio del suo destino e nel contempo, la distanza che i suoi occhi stabiliscono con gli oggetti, con quelli di Stefan in particolare, accentuano la separazione (sarebbe da dire di nuovo la distanza) tra lei e l’oggetto del suo desiderio. In questo senso il cinema di Ophuls, come sottolinea Fred Camper, si distingue per questa “disarmonia” dello sguardo che egli impone al suo cinema e gli esempi, in questo film, sono numerosi. Si condensano, soprattutto, in quella esibita incapacità di Lisa di fermare, con il proprio sguardo, che tutto vorrebbe possedere per intero, la passione che pervade il suo animo. In questa sofferenza esplicita, che la condurrà alla rovina, Lisa trascina anche Stefan nell’atto estremo di un ennesimo sguardo, privo, come spesso accade in questo film, di referente, che è la lettera che gli spedisce.

L’atmosfera di forte carica melodrammatica non può farci sfuggire che Lettera da una sconosciuta è anche un immenso specchio della memoria tutto racchiuso nella frase finale della lettera di Lisa: “Se avessi riconosciuto ciò che è sempre stato tuo avresti trovato ciò che non andò mai perso”. Estrema ipotesi di una memoria che incide sui personaggi svuotando il significato della loro vita e che agisce in questo senso soprattutto su Stefan rendendolo estraneo all’intera storia e mostrandoci, improvvisamente, il suo vuoto al di là di ogni sua apparenza. Memoria e ricordo costituiscono materia strutturale del film che esplicita nel lungo e decisivo flashback, (esempio notissimo insieme a quello di Sunset boulevard e Monsieur Verdoux di voce fuori campo di un personaggio morto), questo tratto inscindibile e prevalente. Un flashback in cui l’ingannevole presente è foriero del triste futuro e appare immerso in questo flusso opaco e fantasmatico della memoria, scisso tra l’io narrante di Lisa e lo sguardo attonito di Stefan e inscritto nella cornice di quella insistita e plateale falsità della scena e della ricostruzione degli ambienti. Il tentativo di fermare il presente, in quel fluido se non torrenziale scorrere della memoria, come estrema possibilità di salvezza e la raggelante impossibilità dell’impresa, poiché il ricordo appare costretto da un futuro già predestinato, costituiscono la sconfitta di Stefan che solo nell’ultima scena assumerà le vesti di un personaggio a tutto tondo avendo assunto tale decisiva consapevolezza, mentre nella volontà di vivere il ricordo come un tempo sempre presente, pur nella certezza di una solo apparente sconfitta, sta la sfida di Lisa e del suo incorruttibile amore. Per tutte queste ragioni si nutre, da sempre, un amore incondizionato verso questo film.

Lettera da una sconosciuta di Max Ophuls (Usa 1948); con Joan Fontaine e Louis Jourdan; giovedì 1° dicembre ore 14:05 La 7

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
5

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
5 (1 voto)
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