DVD – La vita agra, di Carlo Lizzani

il film di Lizzani sembra attestare perlopiù la longevità di quel cinema medio italiano che da sempre caratterizza la nostra cinematografia e in cui al coraggio si sostituisce lo sberleffo e alla rabbia si preferisce, letteralmente, la pernacchia. Di gran qualità il DVD della Ripley's Home Video con extra interessantissimi.

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REGIA: Carlo Lizzani

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SOGGETTO: dal romanzo omonimo di Luciano Bianciardi


SCENEGGIATURA: Luciano Vincenzoni, Sergio Amidei, Carlo Lizzani


FOTOGRAFIA: Erico Menczer


INTERPRETI: Ugo Tognazzi, Giovanna Ralli, Elio Crovetto, Enzo Jannacci, Rossana Martini, Giampiero Albertini


MUSICHE: Piero Piccioni


DURATA: 100'


ORIGINE: Italia, 1964


DISTRIBUZIONE: Ripley's Home Video


FORMATO VIDEO: 1.66:1 16/9


AUDIO: 2.0 in italiano


SOTTOTITOLI: italiano per non udenti


EXTRA:



  • Trailer originale

  • Incontro con Carlo Lizzani e Giovanna Ralli, a cura di Paolo Mereghetti (21')

  • Cronaca di una delusione: intervista a Luciano Bianciardi (10')

  • Scene tagliate

  • Booklet di 16 pagine contenente il trattamento e una rassegna delle recensioni dell'epoca

 


 


Il film


Tratto dal libro omonimo, scritto da Luciano Bianciardi nel '62, il film di Lizzani porta sullo schermo, a due anni di distanza dalla pubblicazione, la storia di Luciano Bianchi (Ugo Tognazzi), intellettuale di provincia che, dopo esser stato licenziato, si trasferisce a Milano per far saltare in aria il "torracchione", il grattacielo sede dell'azienda proprietaria della miniera, in cui lui lavorava come animatore culturale, distrutta da un'esplosione che ha provocato la morte di 43 persone. A contatto con l'alienante vita cittadina, sospeso tra la storia d'amore con Anna (Giovanna Ralli) e lavori di traduzione a cottimo accettati per mantenere la doppia famiglia (la moglie e il figlio sono rimasti al paese), l'impeto rivoluzionario si smorza in un progressivo imborghesimento che lo porta a integrarsi in quel sistema che voleva combattere, al punto che, divenuto un pubblicitario affermato, finisce per creare lo slogan per la stessa azienda che doveva far saltare in aria. Nel passaggio dal libro al film l'amara ironia bianciardiana, impietosa verso il sistema quanto verso lo stesso autore, si stempera in una tiepida satira di costume impoverita dalle trovate comiche e macchiette di contorno aggiunte in fase di sceneggiatura probabilmente per esigenze produttive (il bucato fatto con i piedi dai coinquilini della pensione, la segretaria del professore polacco che incanta i pappagalli del paese) in cui il finale consolatorio con il protagonista, che a differenza del romanzo, fa rimanere la moglie e manda via l'amante lascia un profondo senso di delusione. Vanno comunque segnalate alcune belle intuizioni del regista (la scena del colloquio "televisivo" che Luciano ha con la segretaria della grande azienda mineraria, il suo monologo sul sesso con l'accompagnamento in sottofondo di Jannacci, le riprese delle orde dei pedoni in marcia nel traffico). Lizzani mette in scena il tutto cercando di svecchiare lo stile con frequenti fermo immagini e ripetuti sguardi in macchina del protagonista. Tali espedienti, in un primo momento, farebbero pensare quasi a un precedente, con dieci anni d'anticipo, di C'eravamo tanto amati. Ma se si guarda con maggior attenzione, il film di Lizzani ha ben poco in comune con la struggente malinconia che la caduta delle illusioni provoca nella pellicola di Scola (con cui condivide l'intensa interpretazione della Ralli), piuttosto sembra preannunciare di quarant'anni la furbizia e i finali consolatori di Muccino nei quali gli spettatori cercano conferme più che condanne, trovando alibi alla propria pusillanimità. Così se il romanzo sorprende per la straordinaria attualità dei temi trattati, il film sembra attestare perlopiù la longevità di quel cinema medio italiano che da sempre caratterizza la nostra cinematografia e in cui al coraggio si sostituisce lo sberleffo e alla rabbia si preferisce, letteralmente, la pernacchia (da questo punto di vista è eloquente quella indirizzata da Tacconi, il compagno di lavoro di Luciano, nei confronti del direttore della miniera).

Il DVD


Il rinnovato interesse per il romanzo scritto da Luciano Bianciardi nel '62, testimoniato dalla recente pubblicazione (dicembre 2005), per i tipi di ISBN, di un "Antimeridiano" dedicato all'opera completa dell'autore grossetano, ha richiamato l'attenzione anche nei confronti del film che Carlo Lizzani ne trasse nel 1964 e ora disponibile in versione digitale grazie alla Ripley's Home Video. La qualità dell'immagine è molto buona, la pulizia del quadro pressoché perfetta, il bianco e nero è caratterizzato da contrasti vividi e netti. Tra gli extra merita uno sguardo attento, oltre a il trailer originale, molto interessante per un eventuale analisi delle tecniche di marketing nel cinema italiano degli anni Sessanta (lo slogan "un film che riuscirà a rendervi meno agra questa vita che a detta di tutti è tanto tanto agra" è a dir poco esilarante), il bellissimo documentario Cronaca di una delusione girato da Giovanni Vento, aiuto regista di Lizzani, che fornisce un ritratto di Bianciardi sincero ed essenziale nel quale l'autore confessa le necessità politiche e personali che lo hanno spinto a scrivere il romanzo e attraverso le sue parole, insieme a quelle di Maria Jatosti, l'Anna del film, rievoca la nascita dell'amore con la compagna che gli rimarrà accanto per più di 15 anni. Molto interessanti anche le interviste realizzate da Paolo Mereghetti a Lizzani e a Giovanna Ralli. Se quest'ultima ricorda quanto il personaggio di Anna l'abbia aiutata a crescere sia come attrice sia come persona, il regista, da parte sua, rivendica il tentativo di svecchiare il linguaggio cinematografico affrancandosi dal naturalismo e dal bozzettismo del cinema precedente verso un modo di raccontare più libero in cui a suo dire si sente l'influsso della Nouvelle Vague francese.


 


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